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Rubrica di Emanuela Medi
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Gennaio 2018

Vinitaly, Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, Londra, Cheese a Bra, Grecia, Bari, tante le tappe, tanti i momenti di successo per l’Istituto del Vermouth di Torino che dal Gennaio prossimo aumenterà il proprio numero di associati. Decisioni importanti saranno prese nel 2018 per la crescita della rinata denominazione “di Torino” a cominciare dal sistema di certificazione e controllo. Tanti i nuovi brand ed aziende in procinto di unirsi all’istituto per arricchire ulteriormente la sua immagine sul mercato Italiano ed Internazionale.

Il 2017 è stato un anno difficile per i vini Italiani. È quanto afferma Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, all’ultimo Consiglio Nazionale UIV per il 2017, che si è tenuto a Roma Sono diversi gli aspetti che giustificano le sue affermazioni: “Le aziende agricole italiane hanno risentito degli effetti dei cambiamenti climatici e della perdita della leadership negli  Stati Uniti. Oltre ciò, nel comparto dell’export perdiamo terreno, a causa di un sistema amministrativo e burocratico che ci toglie qualcosa in termini di competitività.  C’è bisogno del supporto delle istituzioni per creare nuovi impulsi in un settore che è radicato al territorio ma che deve essere proiettato in ambito globale con strategie specifiche”. Altra nota dolente di riguarda il sistema autorizzativo che regola l’aumento delle dimensioni di una azienda agricola. Abbona snocciola dei dati molto interessanti:  la superficie vitata media di una azienda vitivinicola in California è pari da 36 ettari, in Sudafrica a 30, 13,5 in Cile, 30 in Australia, a fronte di soli 1,8 ettari di superficie media in Italia.Urge dunque un cambiamento nella regolamentazione di un aspetto così cruciale per la competitività dei nostri vini nel mondo. Una buona notizia però arriva dal recente accordo di libero scambio commerciale tra Unione