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Rubrica di Emanuela Medi
 

Ancora lontana l’autoregolamentazione per le etichette delle bevande alcoliche

Avrebbe potuto essere un primo passo per l’etichettatura delle bevande alcoliche, l’autoregolamentazione richiesta  ai produttori  dalla Commissione Europea, ma non sembrano esserci particolari novità. Di fatto secondo le norme attuali l’indicazione  dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale per le bevande alcoliche, a differenza di altri alimenti, non è obbligatoria.

Situazione imbarazzante visto che dal 13 dicembre 2016 la dichiarazione nutrizionale è diventata obbligatoria per la maggior parte degli alimenti preimballati e a essa la quasi totalità dei prodotti si è adeguata. Parlamento Europeo, Organizzazione Mondiale della Sanità, organizzazioni della sanità pubblica e consumatori premono sulla dichiarazione nutrizione in particolare sulla obbligatorietà del valore energetico. Lo chiedono non solo per il diritto di conoscere quello che contiene una bevanda alcolica ma soprattutto a difesa della salute. Attualmente- dicono le associazioni dei consumatori- chi beve alcolici non sa cosa esattamente beve: elencare gli ingredienti, fornire i valori nutrizionali, come ad esempio le calorie contenute, permette di conseguire uno stile di vita più salutare e di monitorare meglio la sua dieta.

Nel Marzo del 2017 la Commissione Europea  ha pubblicato un rapporto  in cui dice che non vi sono ragioni oggettive per giustificare tale assenza pur riconoscendo ai piccoli e medi produttori difficoltà oggettive per adeguarsi alla normativa. Ma i 250 milioni che l’Unione Europea mette ogni anno a disposizione del settore agroalimentare, potrebbe essere speso anche per produrre questo tipo di informazione? C’è di più, poiché un numero crescente di bevande alcoliche presenti sul mercato UE recano già la dichiarazione nutrizionale completa, la Commissione ha invitato i produttori a una sorta di autoregolamentazione, al momento disattesa “ E’ stata persa ancora una volta- dice Emanuele Scafato, Società Italiana di Alcologia– una preziosa occasione del settore “ nobile” vitivinicolo e   di quello degli spirit, di concretizzare le tante promesse fatte e non mantenute ispirate alla responsabilità sociale d’impresa ,circa l’attenzione ai diritti del consumatore e di rispetto alle normative. Singolare-osserva ancora Scafato- che il settore della birra si sia dissociato e abbia compreso l’importanza di garantire scelte informate, trasparenti e fruibili in etichetta  ottemperando alle normative. Peraltro anche la filiera agricola insorge per segnalare che in etichetta deve trovare spazio la menzione di aggiunta di zuccheri per distinguere un vino di qualità, come quello italiano. Non vogliamo che le divisioni interne, nuocciano alla credibilità e all’immagine di quella ormai riconosciuta eccellenza dell’intero settore  cui si auspica  di adottare quanto richiesto , evitando di subire una autoregolamentazione imposta dalla Commissione”

Gli interessi sono ovviamente molti, a noi interessa  che il consumatore che vogliamo consapevole  e informato sulle modalità del bere, lo sia anche su ciò che beve.

Emanuela Medi, giornalista, sommelier

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