a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
HomeCultura (Pagina 8)

Cultura

Ritorna a Torino il prestigioso corredo da tavola in argento commissionato da Carlo Alberto a Charles-Nicolas Odiot per la Sala da Pranzo del Palazzo Reale, ora nelle collezioni del Palazzo del Quirinale. Dal 17 marzo al 17 luglio la Sala da Pranzo del Palazzo Reale ospita un inedito allestimento incentrato sul fastoso corredo da tavola in argento realizzato a Parigi per il re Carlo Alberto da Charles-Nicolas Odiot. Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, comprende oggi 1832 elementi ed è annoverato tra le maggiori committenze delle corti europee dell’epoca. ll servizio, ammirato per l’eccellente qualità all’Expositions des Produits de l’Industrie di Parigi nel 1834, segna l’evoluzione dei modelli decorativi dell’oreficeria verso un eclettismo di gusto inglese, con forme arrotondate che si adattavano alle esigenze della nascente meccanizzazione industriale. Sono esposti 164 esemplari in prestito temporaneo dal Palazzo del Quirinale, tra cui una grande zuppiera ovale, legumiere, casseroles à entremets, salsiere, oliere, saliere e mostardiere, cucchiai per la senape, sottobottiglie, posateria per dodici persone, piatti da portata, cloches, vassoi, zuccheriere, caffettiere, lattiere, teiere e una fontaine à eau chaude con il suo fornello. La mise en table del Palazzo Reale di Torino è impreziosita da cristalli e porcellane delle collezioni dei Musei Reali e presenta un

La gola era, ed è tuttora, uno dei sette peccati, o, per meglio dire, dei vizi capitali, che l’arte della memoria medievale comprendeva nell’acronimo Saligia: Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia. Sette peccati capitali di Hieronymus Bosch, Museo del Prado, Madrid. Fonte media: Wikipedia Di questi vizi una volta esecrabili, ma indisgiungibili dalla natura umana, alcuni si sono guadagnati con l’evoluzione del costume e con l’avanzare della secolarizzazione una certa tolleranza, se non addirittura una aperta condiscendenza. È il caso dell’aggettivo superbo, che accanto all’iniziale connotazione negativa di albagìa, boria, alterigia e disprezzo verso gli altri è passata a indicare anche una eccellenza nel proprio campo: un superbo palazzo, un superbo match, una superba mossa negli scacchi. Superba per uomini e per mura, come la descrisse nei suoi versi Francesco Petrarca, è Genova a cui è rimasto l’aggettivo, come rimase al Re di Francia il titolo che gli fu attribuito di Re Cristianissimo, e a quello di Spagna quello di Re Cattolico. Altro vizio che ha beneficiato di una diffusa tolleranza è la lussuria, protagonista assoluta di innumerevoli libri e film, e tralasciando qui le tante opere d’arte, pittura e scultura soprattutto, che a lei si sono ispirate. Si può dire anzi che sicuramente è

di Claudio Barchesi, storico Negli ultimi decenni si è registrata una crescente attenzione alla localizzazione dei luoghi dove si svolsero celebri battaglie del passato, da quelle dell’antichità, come lo scontro tra Greci e Persiani a Maratona nel 480 a.C., fino alla ricostruzione di scontri bellici nei campi di Belgio e Francia durante la Prima guerra mondiale. Uno straordinario intreccio di forze e attività scientifiche, ma anche amatoriali, sembra animare queste ricerche che hanno investito l’Europa, prendendo il nome di “Archeologia della guerra”. In Italia il fenomeno rimane alquanto marginale rispetto alla più ampia tradizione accademica dell’archeologia sul campo, in parte per una mancata saldatura tra la ricerca storica postmedievale e l’impiego dei metodi dell’archeologia tradizionale. A spezzare questo silenzio ha contribuito una ricerca di archeologia subacquea, nata per caso nel 2002 e rivelatasi una tra le più importanti scoperte degli ultimi anni. Si tratta della localizzazione e ricostruzione del luogo delle battaglia delle Egadi, combattuta il 10 marzo del 241 a.C., tra quelle che erano le due più importanti potenze navali dell’epoca: la flotta cartaginese da una parte e quella romana dall’altra. Wikipedia “Tutto è partito dalla segnalazione di un rostro in bronzo, ovvero di uno sperone in bronzo che veniva fissato sulla

Molti sono gli antichi calendari che ci offrono bellissime miniature sull’uccisione del maiale che, come si sa, era una delle risorse dalla cucina e del quale si diceva che «non si getta mai niente». Grasso di Maiale E se col sangue si faceva il sanguinaccio tipico del Carnevale, il suo grasso, che si cercava di far durare tutto l’anno, costituiva il condimento rimasto unico per secoli in tutto il meridione, con buona pace dell’olio di oliva che veniva utilizzato soprattutto per altri usi. Il maiale era dunque molto apprezzato, allevato con ogni cura e sacrificato quasi ritualmente quando giungeva il momento. Ma non è stato sempre così, né nel tempo, né nello spazio. Esso è stato anche simbolo negativo. Nell’antica Roma, ad esempio,  quando, in una lettera all’amico Tibullo, poeta come lui (Epistole, I, 4, 16), Orazio si definiva scherzosamente un Epicuri de grege porcus (un porco del gregge di Epicuro), non faceva altro che riproporre un cliché che circolava da secoli, e cioè che i seguaci delle dottrine di Epicuro fossero individui dediti essenzialmente al piacere; non a caso l’aggettivo epicureo ancora oggi è affibbiato proprio a quelli che praticano la norma di condotta del godimento e della dolce vita. E