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Rubrica di Emanuela Medi
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Degustazioni

Nozzole Chianti Classico DOCG 2019 e l’anteprima dell’annata 2020 Nozzole è la moderna espressione di Sangiovese in purezza nella denominazione Chianti Classico DOCG della Tenuta di Nozzole dove, in un ecosistema unico di macchia mediterranea, nelle colline di Greve in Chianti, si rivela in tutta la sua potenzialità ed eleganza. In degustazione. Colore rosso rubino. All’olfatto piccoli frutti rossi, ciliegia sotto spirito, note speziate. Gusto: ampio, armonioso,  tannini eleganti che ben accompagnano la corposità del vino La Forra Chianti Classico Riserva DOCG 2018 Un vigneto che, da un crinale, degrada in una gola; intorno, solo boschi e laghi. È qui, nella Tenuta di Nozzole, a Greve in Chianti, che nasce uno dei cru storici delle Tenute Folonari, la cui prima vendemmia risale al 1980. La Forra Chianti Classico Riserva DOCG è un vino in cui, la scienza viticola ed enologica, vengono applicate sapientemente; un esempio di come la tradizione, intesa come percorso storico del vino, sia stata presa in mano dall’innovazione. Per questo La Forra, da 40 anni resta l’espressione perfetta dello storico territorio di Greve, capitale del Chianti Classico fiorentino. In degustazione: colore rosso rubino  . All’olfatto, aromi di marasca sotto spirito, frutti rossi maturi, scorza di agrumi, cacao e incenso. Al palato, decisamente  ricco,

Regione da grandi numeri il Veneto ha una superficie vitata di 87mila ettari per una produzione di oltre 11.3 milioni di ettolitri (ISTAT 2019). La storia enologica  risale a tempi molto antichi; nell’Impero Romano era diffuso l’Acinatico, un dolce nettare proveniente da uve Corvina, Corvinone e Rondinella, considerato l’antenato del Recioto della Valpolicella. Un giorno per errore, fu dimenticato in botte da un cantiniere, quindi la fermentazione alcolica proseguì in maniera incontrollata, divenendo un vino completamente secco: da qui la nascita dell’Amarone. Un vino dal corpo e il carattere robusto fra i rossi più rappresentativi d’Italia, che registra un forte boom negli anni ’90. La fascia pedemontana della Valpolicella è il territorio d’elezione dell’Amarone, ricco di sali minerali, permeabile e ben esposto al sole; qui nascono anche il Recioto, il Valpolicella Classico e il Valpolicella Ripasso. Quest’area prevalentemente collinare comprende sette comuni in provincia di Verona: Sant’Ambrogio di Valpolicella, Fumane, Sant’Anna d’Alfaedo, Negrar, San Pietro in Cariano, Marano di Valpolicella e Pescantina Nella contrada Osan di Fumane nasce l’azienda Corteforte edificata nel 1400 e trasformata in dimora nobiliare di campagna nel 1600. Costituita in origine da quattro torri collegate ad un alto muro di cinta, negli anni ’80 dello scorso secolo l’avvocato Carlo Maria Cerutti, colto il potenziale della Valpolicella e la posizione ideale dei vigneti di Corteforte, acquistò vasche d’acciaio, tonneaux e botti di

La cantina Dama del Lago nasce nella Tenuta Rentica sul lago di Bolsena nella quale viene allevato e curato un uliveto, campi di grano e un bosco. La produzione enologica riguarda 2 bianchi e 2 rossi. Durante la nostra visita della tenuta abbiamo apprezzato l’eleganza di questo posto con scorci e vedute d’incanto, e degustato la linea dei prodotti partendo dai bianchi: Martino - Est!Est!!Est!!! di Montefiascone DOC - 2017 - 13,5% vol. - blend prodotto con uve Roscetto o Trebbiano Giallo, Malvasia Bianca, Malvasia Gialla con un’aggiunta di vitigni locali.   Il nome di questo vino come le uve sono l’espressione del territorio e la storia di Montefiascone, poiché Martino era il servo nella nota storia del Vescovo Johannes Defuk, che intorno al 1100 in quanto grande estimatore enologico spediva in avanscoperta il suo servo per selezionare le migliori locande sulla via, contrassegnando con un sigillo concordato la parola latina “Est!”. Il sigillo garantiva così al Vescovo di degustare i migliori vini sul suo cammino ma nel borgo di Montefiascone, comune nella provincia di Viterbo e situato sulle sponde del lago di Bolsena, Martino marchiò il vino di questo borgo con la dicitura “Est!Est!!Est!!!”. Da qui nasce la storia della DOC 

E’ stata una Barbera d’Asti Docg del Comune di Agliano “una Barbera da Oscar” ad aver ottenuto il massimo punteggio A+++ all’ultima edizione di Anteprima Barbera, l’annuale appuntamento promosso da Coldiretti Asti per fare il primo check-up del vino che verrà. Venti le Barbere d’Asti, provenienti dai diversi areali della provincia di Asti, analizzate dal Centro Studi Vini del Piemonte diretto da Secondo Rabbione, altresì vice direttore Coldiretti Asti, per estrapolarne struttura, note organolettiche, tratti comuni e peculiarità. Venti promettenti Barbere commentate, ad una ad una, da Vincenzo Gerbi, professore ordinario di Scienza e Tecnologia degli Alimenti presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino. I risultati sono stati illustrati in un doppio appuntamento preso il Mercato Contadino di Campagna Amica  alla presenza di enologi, giornalisti, assaggiatori, sommelier, produttori, esperti di settore, presidenti di Consorzi di tutela e autorità. Attraverso una blind tasting guidata, i giudizi espressi sulle prime caratteristiche, identità e differenze tra le Barbere d’Asti docg di Castelnuovo Don Bosco, Asti, San Damiano, del moncalvese, del nicese, del canellese e della Valle Bormida hanno riscosso unanime consenso. Un contesto importante che è stata l’occasione della necessità di un nuovo Disciplinare di produzione che, oltre

Non potevano mancare le bollicine di Giampietro Comolli tra i massimi esperti e non solo italiani in fatto di spumanti  .”Ecco le mie migliori etichette di bollicine – dice  il presidente di Ovse-Ceves- le migliori per più motivi. Non solo  per qualità organolettica e sensoriale, ma anche espressione di innovazione, di rispetto della denominazione, di attenzione verso il consumatore, di sapienza nella offerta di mercato e nella abbinabilità con una cucina cambiata negli ultimi anni, più domestica,  più attenta agli sprechi. Abbiamo scelto etichette di diverse regioni italiane, tutte validissime, “ a pari merito”  perché ognuno esprime un “plus” importante per queste feste  Tutti i produttori, anche quelli non citati e che non rientrano in questa particolare classifica, hanno agito in sintonia con i tempi difficili  ma pieni di fiducia. Cavalleri Franciacorta Blanc de Blancs brut di Cavalleri  Ottenuto da un assemblaggio di piccole e diverse partite di vendemmie di verse di vini di Chardonnay in purezza. Nel calice abito brillante giallo paglierino con corona di finissime perline lente e sinuose. Naso colpito da eleganti aromi floreali bianchi insieme a un accenno di pan briosche. In bocca è verticale e vivo per una effervescenza gradevole, non invadente, con note agrumate, richiami di frutta

Si tratta del più antico vino naturale del belpaese. D’altro canto, è innegabile che il fascino di questo prodotto caloroso, a tratti casalingo, risieda proprio in quelle imperfezioni che spesso lo caratterizzano e che lo rendono quasi imprevedibile nei suoi sviluppi. Altrettanto certo è che il suo processo di produzione non sia stato influenzato dell’enologia moderna, tant’è che ancora oggi lo si ottiene alla maniera degli “avi“, ovvero lasciando le uve appassire naturalmente su penzoli, fermentando il mosto spontaneamente e imbottigliando a conclusione del lungo invecchiamento senza ricorrere né a chiarifiche, né ad aggiunte di solfiti. Questo approccio non interventista è perfettamente in linea con l’identità tradizional-popolare di questo nettare casereccio, non di rado vinificato in maniera amatoriale con uve acquistate, e del quale molte famiglie Chiantigiane tengono in cantina un caratello o una damigiana da cui spillare piccoli dosi in base alle necessità. Usanza diffusa è consumarlo nelle festività, motivo per il quale in molti sostengono che il nome derivi dai giorni “santi” come appunto il Natale.  Altra ipotesi assai curiosa è quella che vede nelle sue presunte proprietà curative l’origine dell’appellativo “santo”, mentre più concreta, ma non meno fascinosa, è quella secondo la quale sarebbero stati i Veneziani ad