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Rubrica di Emanuela Medi
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L’uso efficiente della risorsa idrica è alla base della produzione vitivinicola di qualità.  Con il progetto ACQUAVITIS finanziato dalla Comunità Europea attraverso il programma interregionale Italia Solvenia , un team di ricercatori ed esperti  studierà lo stato e le possibili strategie di miglioramento dell’irrigazione dei vigneti a partire da tre aree vocate alla produzione vinicola ma con contesti geomorfologici e climatici diversi: il Carso, l’area isontina del Collio e la Valle del Vipacco in Slovenia. “Uno degli obiettivi della ricerca - spiega Barbara Stenni, professoressa di Geochimica e coordinatrice del team dell’Università Ca’ Foscari Venezia  - è la valutazione dello stato idrico dei vigneti e la stima della quantità d'acqua accessibile alle viti. Analizzeremo la composizione  a livello molecolare dell’acqua estratta dalla linfa dalle viti e da altre matrici ambientali per valutare l’origine dell’acqua assorbita dalle piante e stimare la profondità a cui attingono le radici” . “L'acqua subisce molteplici processi fisici durante tutte le fasi del ciclo idrologico - spiega Mauro Masiol, ricercatore di Geochimica e membro del team che si occuperà delle analisi – Questi processi portano al frazionamento delle molecole dell’acqua che saranno utilizzati come traccianti per ricostruirne l'origine e per identificare le aree di ricarica di bacini idrografici,

Bacche di goji, semi di chia (Salvia hispanica), cranberry, fave di cacao, bacche Inca, more di gelso bianco, bacche di aronia, bacche di maqui, alchecehngi, pitaya. Sono questi i “superfrutti” e “supersemi” oggi più noti e consumati. Spesso a dispetto del costo. In questo articolo Renato Bruni del Dipartimento di Scienze dell’Alimentazione e del Farmaco spiega che cos’è, o che cosa dovrebbe essere un “superfrutto e quale il suo potenziale nutritivo nell’alimentazione .” Il primo superfrutto» dice Bruni «è stato proprio il pomodoro, ingrediente fondamentale delle “Tomato Pills”, molto in voga negli Stati Uniti nella prima metà dell’Ottocento. Fu un successo clamoroso. Non solo: in anni appena precedenti un medico molto quotato, tale John de Sequeyra, arrivò a sostenere che, consumando pomodori, si poteva anche non morire mai. Teniamo conto che il pomodoro ebbe anche un testimonial d’eccezione, come il presidente Thomas Jefferson». Dalle affermazioni spesso empiriche alla reale efficacia è importante la gradualità delle sperimentazioni e anche per il pomodoro oggi sappiamo che, il consumo regolare di pomodori, specie se cotti (e soprattutto se conditi con olio extravergine di oliva), si associa ad una riduzione del rischio di tumore alla prostata per un 55enne di circa il 2% nell’arco di vent’anni.

In pubblicazione  sul Journal of Medical Virology, uno studio condotto sul genoma  di SARS-Cov-2 che,attraverso una stima dell’origine e della dinamica delle fasi iniziali dell’epidemia, suggerisce  nuove ipotesi sulla trasmissibilità e l’evoluzione del virus. I risultati dello studio, firmato da Università degli Studi di Milano sono già stati inviati dalla rivista alla Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ stato appena accettato per la pubblicazione sul Journal of Medical Virology, ed è già disponibile in versione pre-print su Medrxiv un lavoro dell’equipe di  Gianguglielmo Zehender, Alessia Lai e Massimo Galli del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche (DIBIC) Luigi Sacco dell’Università di Milano e CRC EPISOMI (epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni).  Lo studio è stato condotto nel laboratorio della Clinica delle Malattie Infettive del DIBIC, presso l’Ospedale Sacco di Milano (ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano) e si tratta di un’indagine   epidemiologico molecolare, svolta cioè sulle variazioni del genoma virale e quindi sulla filogenesi del virus stesso e non sul numero dei casi osservati.  Il nuovo studio si è basato sull’analisi di 52 genomi virali completi di SARS-Cov-2 depositati in banche dati al 30 gennaio 2020 ed ha consentito la datazione dell’origine e la ricostruzione della diffusione dell’infezione nei primi mesi dell’epidemia in Cina, attraverso

Scintillanti, preziose, cariche di emotività e di significato i diamanti sono le pietre più amate, apprezzate , desiderate..anche se non per sempre.. -diciamolo , del mondo. Ora  uno studio ne ha rivelato preziose e fondamentali informazioni sui cambiamenti climatici e sul legame tra mondo inorganico e organico. Oltre 100 chilometri di profondità e una temperatura di 600 gradi centigradi, in queste condizioni estreme, nei fluidi all’interno della Terra, esistono specie di carbonio organico, scoperte sulla superficie di diamanti contenuti nelle rocce delle Alpi.  A rivelarlo lo studio “Diamond growth from organic compounds in hydrous fluids deep within the Earth”, pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto da Maria Luce Frezzotti, geologa del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca, recentemente premiata con la Medaglia per le Scienze Fisiche e Naturali, assegnata dall’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL. La ricerca dimostra che esistono molecole di carbonio organico nei fluidi rilasciati in profondità all’interno della Terra che possono innescare la formazione di diamanti e forse diventare elementi costitutivi per la vita .La formazione di questi minerali è generalmente attribuita a reazioni chimiche a partire da composti inorganici, come l'anidride carbonica o il metano. Analizzando i diamanti, invece, i ricercatori si sono accorti che questi preservavano delle specie organiche, in particolare gli acidi

Uno studio italiano condotto su ventitremila persone, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, mostra come consumare regolarmente questa spezia comporti una riduzione del rischio di mortalità cardiaca del 40 % e di quella per cause cerebrovascolari di oltre il 60% Il peperoncino piccante è un ospite molto frequente sulle tavole degli Italiani, e nel corso dei secoli sono stati in tanti a decantarne virtù terapeutiche di vario tipo. Ora una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Università dell’Insubria di Varese e del Cardiocentro Mediterranea di Napoli, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology (JACC), mostra come le persone abituate a consumarlo regolarmente abbiano un rischio di mortalità per ogni causa  ridotto del 23% rispetto a chi non lo gradisce. Lo studio ha preso in esame 22.811 cittadini del Molise partecipanti allo studio Moli-sani. Seguendo il loro stato di salute per un periodo medio di circa 8 anni, e confrontandolo con le loro abitudini alimentari, i ricercatori Neuromed hanno potuto dimostrare come nelle persone che consumano regolarmente peperoncino (4 volte a settimana o più)  il rischio di morire

Stappare una bottiglia di vino e tornare indietro nel tempo, è possibile grazie ad un esperimento scientifico unico al mondo condotto all'isola d'Elba realizzato dall'Azienda Agricola Arrighi dell'isola d'Elba in collaborazione con il Professor Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura dell’Università degli Studi di Milano e Angela Zinnai e Francesca Venturi del corso di Viticoltura ed Enologia dell'Università di Pisa. Le 40 bottiglie di vino  sono state prodotte secondo una tecnica utilizzata nell’isola di Chio ai tempi dell’antica Grecia e che prevede di immergere i grappoli integri in mare aperto. Dopo circa 2500 anni questo metodo è stato riproposto all’Elba utilizzando l’ansonica, un'uva bianca coltivata sull’isola, con caratteristiche simili a quelle di due antiche uve dell’Egeo, il Rhoditis ed il Sideritis, e caratterizzata da una polpa croccante e una buccia resistente che ne ha permesso la permanenza in mare. Le uve sono state immerse in mare per 5 giorni a circa 10 metri di profondità, all’interno di particolari nasse di vimini. Questo processo ha consentito di eliminare parte della pruina superficiale, cioè il velo ceroso che riveste gli acini, mentre il sale marino per “osmosi” è parzialmente penetrato all’interno. Nella vinificazione delle uve sono state impiegate anfore di terracotta ottenendo, dopo un anno

Sono a tutti gli effetti  alimenti funzionali nella dieta umana: come tanti prodotti ritenuti solo salutistici, numerosi studi hanno invece dimostrato il valore aggiunto non indifferente in termini di qualità  , caratteristiche organolettiche  e funzioni importanti all’interno dell’organismo umano. Nonostante la guerra dei dazi e per il parmigiano Reggiano il  secondo posto dopo l’american Rogue River Blue, alla World Cheese Award che si è appena conclusa a Bergamo, dove per ‘altro La Nazionale del Parmigiano Reggiano ha vinto 110 medaglie tra cui 4 Super Gold , sono molti   gli studi che hanno da sempre sottolineato il valore funzionale del  Parmigiano Reggiano e del Grana Padano . Iniziamo da quest’ ultimo . Una ricerca dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano svolto in collaborazione con il Gaetano Pini-Cto di Milano, ha dimostrato che rispetto agli uomini le donne sono più longeve degli uomini: circa 85 anni rispetto gli 80 di media per gli uomini, merito soprattutto del migliore stile di vita e nutrizionale :bevono meno alcool, fanno più attività fisica, assumono una maggiore quantità di proteine, vitamina A, verdure con una importante quota complessiva di polifenoli( potenti antiossidanti), sali minerali  e vitamine. Da dove?Come ha detto in unna intervista a Vinosano, il Prof Giovanni

I polifenoli sono composti naturali, presenti in gran quantità nelle bucce dell'uva, che hanno un effetto antiossidante. Questa caratteristica li rende importanti sia a livello salutistico, in quanto proteggono il nostro organismo dai radicali liberi, sia nell'invecchiamento del vino, in quanto lo proteggono  da fenomeni ossidativi. L'estrazione dei polifenoli (tannini, antociani, resveratrolo e altri) non è tuttavia semplice . Per accelerare l'estrazione durante la fase di macerazione del mosto con le vinacce si usano in cantina enzimi  che favoriscono  il rilascio delle sostanze presenti al suo interno. Esiste tuttavia un'altra strada  quella di utilizzare i Pef (Pulsed electric fields), i Campi elettrici pulsati di bassa intensità. , ottenendo il rilascio dei polifenoli senza aumentare la temperatura del mosto né apportare elementi estranei o alterare il profilo organolettico del vino", spiega ad AgroNotizie  Giovanna Ferrari, docente presso il dipartimento di Ingegneria industriale dell'Università di Salerno. Ma facciamo un passo indietro. La tecnica dei Campi elettrici pulsati prevede l'esposizione del mosto e degli acini, derivanti dalla fase di pigiatura e diraspatura, ad un campo elettrico di modesta intensità all'interno di una cella di trattamento costituita da due elettrodi separati da uno spaziatore in materiale isolante. Tale campo è applicato sotto forma di impulsi, cioè ha dei picchi di breve durata applicati ad intervalli regolari. I campi elettrici generati dagli elettrodi hanno l'effetto di aumentare la