a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
HomeSalute (Pagina 3)

Salute

Per quasi un italiano su due (41%) la fine della pandemia è ormai vicina. La quota di italiani che pensano che il ‘peggio sia passato’ è ben più alta di circa un anno fa, quando a marzo 2021 era solo il 17% a pensarla così. È uno dei risultati emersi dall’indagine realizzata dall’EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica, campus di Cremona sulla base di dati recentissimi, raccolti ed elaborati tra fine gennaio e inizio febbraio. La ricerca è parte di un Monitor continuativo sui consumi alimentari e sull’engagement nella salute che rientra nelle attività del progetto Craft (CRemona Agri-Food Technologies) e di Ircaf (Centro di riferimento Agro-Alimentare Romeo ed Enrica Invernizzi). È stata condotta su un campione di oltre 7000 italiani, rappresentativo dell’intera popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione. Inoltre, la metà del campione intervistato (49%) ritiene che oggi Covid-19 sia meno pericoloso di prima: a settembre 2021 era il 37% e a marzo 2021 era solo il 19% a pensarla così. “Gli Italiani hanno ora necessità di ‘voltare simbolicamente pagina’, riconquistandosi spazi di libertà di vita ma soprattutto riacquisendo capacità progettuale sul proprio prossimo futuro – commenta Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia dei consumi e della salute e

E’ nostra abitudine pubblicare i più recenti studi su alcol e salute  a supporto e non delle molte e nel caso di Nutriscore discutibili prese di posizione. Ciò premesso da tutti i documenti scientifici emerge che  uno dei più importanti fattori di rischio per morbilità e mortalità è il consumo di alcol. Da qui è corretto far conoscere le tante” sfaccettature e varabili  di questi fattori di rischio  a seconda  degli  studi. Lo studio Ludwigshafen Risk and Cardiovascular Health (LURIC) il cui scopo è stato quello di esaminare l’effetto del consumo di alcol sulla mortalità per tutte le cause e la mortalità cardiovascolare  ha  incluso  3316 pazienti ospedalizzati per l’angiografia coronarica presso un centro di assistenza terziaria nel sud-ovest della Germania. I pazienti sono stati seguiti per circa  9,9 anni.  Risultati:  E’ stato riscontrato un aumento significativo della mortalità per i pazienti nel gruppo di età e sesso con il più alto consumo di alcol.(hazard ratio di 1,59 (95% CI, 0,93-2,72)) e un rischio ridotto per il gruppo di bevitori moderati.  0,75 (IC 95%, 0,65-0,86)). Conclusioni: Nello studio LURIC, il rischio di mortalità complessiva e mortalità cardiovascolare è significativamente aumentato in coloro il cui consumo  di alcol è  molto elevato. Rischio leggermente aumentato negli astemi totali rispetto  a

La storia come sempre ci insegna molto e quella del burro è lunga e interessante .Durante le pause del” DE BELLO GALLICO” a Giulio Cesare venne offerto un piatto innovativo: gli” asparagi al burro”, ma l’accoglienza fu disastrosa in quanto definito cibo  adatto ai barbari. I legionari infatti usavano il burro come unguento cicatrizzante, in pratica una pomata. Il condimento ideale per Greci e Romani era l’olio. A “scoprire” il burro furono i contadini dediti alla pastorizia che avevano notato che dal latte, per affioramento,  si formava una parte grassa che sbattuta, dava un prodotto squisito che poteva servire come condimenti grasso. Molto probabilmente lo sbattimento necessario a produrre il burro dalla panna è stato scoperto per caso da un cavaliere che portava con se un recipiente di latta durante uno spostamento o un viaggio .L’accoglienza del burro nella gastronomia ufficiale fu molto lento e infatti le citazioni su questo alimento nei libri di cucina iniziano  dal XV secolo con ricette che provenivano dagli ambienti aristocratici anche se secondo alcuni storici la Riforma della Chiesa consentì l’uso del burro perchè  era divenuto molto caro. Si può dire che nel secolo XV cade il pregiudizio del buri come condimento dei barbari

Se il documento della SINU che pubblichiamo mette ben in chiaro le differenze tra le due  etichette: Nutriscore(Francia) e Nutrinform Battery ( Italia)) dal punto di vista informativo ed educativo non possiamo non disconoscere che il problema investe anche l’etichettatura delle bevande alcoliche e dei vini. Ma andiamo per ordine e iniziamo con il documento della Società Italiana di Nutrizione Umana  In generale, gli esperti della SINU sottolineano come i due sistemi si distinguano principalmente per tipologia di approccio: informativo, e quindi educativo, quello di Nutrinform Battery,( Italia) basato su una rappresentazione grafica di 5 “batterie” (per calorie, grassi totali e saturi, zuccheri e sale) e sulla dichiarazione del contenuto per porzione; interpretativo, e quindi direttivo, quello di Nutri-Score,( Francia) che assegna ad ogni singolo alimento, sulla base di un complesso algoritmo, una valutazione globale di “qualità” espressa con una lettera associata a un colore (dalla A su sfondo verde scuro alla E su sfondo rosso), basata sulla composizione di 100 g di prodotto. Il documento rileva che, mentre l’approccio informativo, come quello alla base di Nutrinform Battery, rischia di duplicare informazioni già incluse nell’etichetta obbligatoria, le proposte più sintetiche, interpretative, come Nutri-Score sono basate su un’eccessiva semplificazione del messaggio e tendono solamente

Uno dei più importanti fattori di rischio per morbilità e mortalità è il consumo di alcol. Lo scopo dello studio era di esaminare l'effetto del consumo di alcol sulla mortalità per tutte le cause e la mortalità cardiovascolare .Lo studio Ludwigshafen Risk and Cardiovascular Health (LURIC) ha  incluso  3316 pazienti ospedalizzati per l'angiografia coronarica presso un centro di assistenza terziaria nel sud-ovest della Germania. I pazienti sono stati seguiti per circa  9,9 anni.  Risultati: abbiamo riscontrato un aumento significativo della mortalità per i pazienti nel gruppo di età e sesso con il più alto consumo di alcol.(hazard ratio di 1,59 (95% CI, 0,93-2,72)) e un rischio ridotto per il gruppo di bevitori moderati.  0,75 (IC 95%, 0,65-0,86)). Conclusioni: Nello studio LURIC, il rischio di mortalità complessiva e mortalità cardiovascolare è significativamente aumentato in coloro il cui consumo  di alcol è  molto elevato. Rischio leggermente aumentato negli astemi totali rispetto  a coloro con basso consumo di alcol  .Pertanto, i nostri risultati mostrano che  esiste un significativo beneficio per la salute  nella coorte di pazienti ad alto/medio rischio cardiovascolare  nel caso in cui  il consumo di alcol  è  moderato Autori Angela P. Moissl a , b , c , Graciela E. Delgado b , d , Bernhard K. Krämer b , d , e , Christine Dawczynski a , c, Tatjana Stojakovic f , Winfried Märzb , c , g , h , Marcus E. Kleber b , i , Stefan Lorkowski a , c , * un Istituto di

Chi ha una rete solida di relazioni o è parte attiva di un’associazione non solo riesce ad avere una buona percezione di salute e di benessere psicofisico e a gestire più efficacemente ogni situazione, indipendentemente dalla condizione economica individuale, ma ha anche una salute migliore. Sono le persone che ci stanno a fianco a fare la differenza e non bastano dunque le relazioni parentali, amicali e di buon vicinato; per invecchiare in salute è necessario anche essere inclusi in reti territoriali e avere punti di riferimento associativi.  Sono questi i messaggi emersi da “Tapas in Aging – Time and Places and Spaces in Aging”, il progetto biennale (2019-2021) coordinato dall’UOC Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano in collaborazione con AUSER Regionale Lombardia e finanziato da Fondazione Cariplo  I dati sono stati raccolti su un campione di 431 persone over50 residenti in Lombardia e afferenti ad Auser Lombardia come volontari o utenti; i soggetti sono equamente divisi tra uomini (209) e donne (222), hanno un’età media di 70 anni (nello specifico, da 51 a 83 anni) e sono per la maggior parte in pensione. Le interviste sono state condotte da gennaio 2020 a giugno 2021

Ma chi fa attenzione alle calorie provenienti da cibi ultra-processati. Una domanda pertinente cui ha risposto uno studio pubblicato su Jama, importante rivista scientifica, da cui emerge che il 67% delle calorie proviene da alimenti ultra-processati come merendine e piatti pronti che rientrano nei menu standard dei bambini Succede in America ma qusti menu sono ormai diffusissimi anche in Europa .

L’estate sta volando e a metà settembre dovrebbero riaprire le scuole. Il condizionale è d’obbligo perché, come tutti, la scuola è stata colta di sorpresa dalla prima ondata della pandemia che ha sconvolto l’anno scolastico 2019-20. È giunta impreparata, come tanti, alla seconda ondata che ha travolto l’anno scolastico successivo, trascorso quasi totalmente in didattica a distanza. Un terzo anno in queste condizioni sarebbe imbarazzante. Fa bene quindi il Ministro Bianchi ad assicurare che la data del 12 settembre sarà rispettata. Speriamo che riesca a mantenere l’impegno senza ridare slancio alla pandemia come avvenne l’autunno scorso. Circola un dato statistico secondo il quale l’85% personale della scuola avrebbe completato il ciclo vaccinale. Performance migliore di quella del personale sanitario. Clamoroso, se fosse vero. E anche qui il periodo ipotetico è opportuno. Messa a dura prova dal Covid, la scuola italiana non ne è uscita bene. Siamo il paese europeo che più a lungo ha fatto ricorso alla didattica a distanza e quello nel quale questa innovazione ha dato gli esiti peggiori.  I risultati delle prove “Invalsi” che misurano i livelli di apprendimento, sono inquietanti. Gli studenti insufficienti in matematica al Sud raggiungono il 60% alle Medie e il 70% alle Superiori. Il 60%

Disagio, confusione , incertezze, scarsa informazione è quanto le donne vivono per tutto quello che riguarda l’evento produttivo e la vaccinazione anti Covid . L’allarme è stato lanciato dalle Società di Ginecologia e Ostetricia (SIGO-AOGOI-AGUI-AGITE) ricordando quanto  con successivi comunicati, hanno ribadito che: - la gravidanza non è una controindicazione alla vaccinazione - il desiderio riproduttivo o la ricerca della gravidanza non sono una controindicazione alla vaccinazione - l'allattamento non è una controindicazione alla vaccinazione  - la contraccezione ormonale non è una controindicazione alla vaccinazione - non esistono indagini preliminari o terapie da praticare prima della vaccinazione in nessuna di queste situazioni  - le donne gravide dovrebbero essere invitate a vaccinarsi con maggiore premura rispetto alle donne non gravide della stessa età, perchè la gravidanza è una condizione di fragilità. Nonostante le nostre posizioni, dichiara il Prof. Antonio Chiantera Presidente SIGO, riceviamo quotidianamente sollecitazioni di donne confuse, che hanno avuto le informazioni più disparate, spesso non corrispondenti assolutamente al vero. Il Prof.  Nicola Colacurci Presidente AGUI, si appella al Ministro della Salute Roberto Speranza affinché recepisca le richieste e si faccia parte attiva, con il Ministero della Salute, di una campagna di corretta informazione che rassicuri le donne in età riproduttiva verso la vaccinazione anti-Covid.  Conclude la Presidente AOGOI Dott.ssa Elsa Viora

L’estate sta volando e a metà settembre dovrebbero riaprire le scuole. Il condizionale è d’obbligo perché, come tutti, la scuola è stata colta di sorpresa dalla prima ondata della pandemia che ha sconvolto l’anno scolastico 2019-20. È giunta impreparata, come tanti, alla seconda ondata che ha travolto l’anno scolastico successivo, trascorso quasi totalmente in didattica a distanza. Un terzo anno in queste condizioni sarebbe imbarazzante. Fa bene quindi il Ministro Bianchi ad assicurare che la data del 12 settembre sarà rispettata. Speriamo che riesca a mantenere l’impegno senza ridare slancio alla pandemia come avvenne l’autunno scorso. Circola un dato statistico secondo il quale l’85% personale della scuola avrebbe completato il ciclo vaccinale. Performance migliore di quella del personale sanitario. Clamoroso, se fosse vero. E anche qui il periodo ipotetico è opportuno. Messa a dura prova dal Covid, la scuola italiana non ne è uscita bene. Siamo il paese europeo che più a lungo ha fatto ricorso alla didattica a distanza e quello nel quale questa innovazione ha dato gli esiti peggiori.  I risultati delle prove “Invalsi” che misurano i livelli di apprendimento, sono inquietanti. Gli studenti insufficienti in matematica al Sud raggiungono il 60% alle Medie e il 70% alle Superiori. Il 60%