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Rubrica di Emanuela Medi
 

La civiltà islamica e il vino come medicamento

Nel mondo arabo medioevale  il vino e lo zucchero erano due farmaci, ambedue ottenuti per estrazione. Il primo cambiò le abitudini culinarie della popolazione araba ma soprattutto, grazie alla sua capacità di conservazione, cambiò la farmacopea attraverso la preparazione di sciroppi zuccherati.

La loro  produzione e conservazione diede luogo, nel mondo arabo, a una specializzazione in farmacia: il mestiere di preparatore di bevande o sciroppi (sarrab) segnalato nei trattati medici. Il secondo farmaco, il vino pur essendo ritenuto un “ rimedio” conforme al dettato coranico era  vietato- se abusato- anche dal punto di vista medico.
Avicenna medico, filosofo, fisico persiano, (I sec. DC), ritenuto il più grande scienziato dell’Islam usava bere vino per aumentare la propria concentrazione  e di questa bevanda così scrive nella sua opera “IL CANONE DELLA MEDICINA“ corregge le  perdite di genere biliare; il vino nuovo e il vino denso e torbido provocano nei vasi sanguigni una congestione  e un accumulo di sostanze crude. Il vino migliore è quello vecchio e chiaro e sarà preso a dosi diverse a seconda delle età: per i giovani una piccola quantità con del succo di melograno perché le grandi quantità provocano danni. Alle persone anziane si dia come è senza diluirlo.
Il vino migliora il colorito, elimina la vitiligine  e la pitiriasi se preso con i farmaci indicati, versato sulle ulcere e piaghe ha un effetto benefico. Se si persiste a prenderlo agisce sulla testa inebriando e rendendo sonnolenti, fa perdere la memoria, nuoce ai nervi  e provoca tremiti, rilassa i nervi ma anche li indebolisce. Quanto al vino addizionato con miele, è benefico per le articolazioni, deterge i condotti polmonari, ha un passaggio rapido, si digerisce facilmente e libera lo stomaco dalle scorie. E’ nutriente , aumenta l’appetito ed esalta l’anima.
Avicenna cita anche l’azione benefica del vino contro i veleni e così dice

“il vino agisce contro le morsicature di tutti gli animali in particolare di quelli freddi, quando bevuto o utilizzato in soluzione esterna. Preparato con l’acqua di mare  protegge dai veleni stupefacenti, dalla ingestione di letargico o di funghi. Ringraziamo Dio che ha fatto del vino un farmaco che stimola il calore innato”

L’utilità del vino per la preservazione della salute era nota anche ad Averroè, giurista, filosofo, medico arabo di Spagna (Cordova 1126- Marrakesh 1198) che pur citandolo  nel suo TRATTATO SULLA TERIACA quale potente antidoto ne ricordava la sua utilità se mescolato con gli altri ingredienti della teriaca in modo da perdere la sua nocività.

Emanuela Medi, giornalista

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.