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Rubrica di Emanuela Medi
 

Dall’Irpinia al Monferrato, il fascino della maturità secondo Guido Zampaglione

Ci vuole coraggio per tenere un vino in cantina per un decennio, lasciarlo maturare finché non è davvero pronto e poi proporlo al mercato già invecchiato. Bisogna fare conti con i creditori, con i distributori, con i costi mostruosi legati alla giacenza, con le entrate mancate e con consumatori sempre più pregiudizievoli e preoccupati di portare a casa un vino “vecchio“. Occorre avere pazienza, capacità tecnica e comunicativa, determinazione ed anche un pizzico di follia. Purtroppo, la maggioranza dei produttori non possiede queste caratteristiche, e pertanto sceglie strade più facili, offrendo vini godibili in gioventù ma destinati a spegnersi prematuramente.

Pochissimi sono, invece, i “folli” che  puntano più in alto, e combattono giorno dopo giorno la battaglia contro il tempo. Tra questi c’è Guido Zampaglione, celebre vigneron irpino trapiantato nel Monferrato,  da anni a capo di due realtà che sfornano vini inossidabili.
Due aziende, il Tufiello in Alta Irpinia e Tenuta Grillo nell’ Alessandrino, sono quelle che la sua famiglia possiede da decenni, e che oggi  producono etichette di riferimento nel panorama “vinnaturista” italiano, capaci di reggere decenni d’invecchiamento senza esitazione.
Il segreto sta in quella riduzione che è spesso additata come difetto dai corsisti provetti, ma che talvolta risulta salvifica poiché protegge il vino dalle ossidazioni precoci.

“Cerco sempre di andare in bottiglia con una leggera riduzione – spiega Guido durante la cena organizzata a  Rimessa Roscioli in occasione del V.A.N. – che mi aiuta a preservare il vino e mi permette di evitare aggiunte di solfiti“. Per quanto accomunati da una filosofia produttiva “estrema”, incentrata su lunghe macerazioni e lunghissimi affinamenti, i suoi vini risultano estremamente diversi nelle loro insolite e cangianti sfumature. Guido ci spiega che “A fare la differenza sono i territori. Le vigne irpine, trovandosi a 800 metri sul mare, subiscono l’influenza del clima freddo, che conferisce finezza al Fiano, mentre la prerogativa di Cortese, Barbera, Dolcetto e Freisa è la potenza, in quanto il Monferrato è una zona paradossalmente più calda ed assolata.”

Ovviamente la filosofia produttiva è fermamente non interventista: le uve, che provengono da vigneti di proprietà condotti in biodinamica, fermentano spontaneamente per azione dei lieviti indigeni, poi i vini affinano per anni in acciaio o in botti di castagno usato. Infine il vino viene imbottigliato senza aggiunte di solfiti e senza essere filtrato. È per questo che i bianchi esibiscono sempre colorazioni ambrate molto opache, mentre i rossi sfoggiano manti purpurei e profumi inusuali. Di certo le bizzarrie di questi vini potrebbero intimorire i neofiti e lasciare perplessi gli scafati perfezionisti, ed è per questo che non ci sentiamo di consigliarli a tutti. Ad ogni modo, chi cerca di qualcosa di eccentrico e sovversivo ne sarà indubbiamente appagato.

Degustazione 

Baccabianca 2010. L’austerità iniziale non deve intimidire, poiché basta un poco d’aria affinché emergano sensazioni di miele d’agrumi, albicocca, resina, Pepe Bianco e zenzero candito, quindi refoli affumicati. L’assaggio é rotondo, avvolgente ma punzecchiato da ritorni salmastri in tutto il suo percorso. Cenni tannici e tocchi agrumati concorrono nel pulito finale di bocca.

Montemattina 2013. Fiano in purezza. Netti negli gli aromi di rosmarino, timo, alloro, seguiti da mandarino, susina gialla, Pepe Bianco e olive in salamoia. Sorso più sottile nel suo sviluppo gustativo, molto fresco e pungente di erbe aromatiche e salsedine in chiusura.

Pecoranera 2005. Dopo un incipit di pepe nero e grafite arrivano aromi di humus, prugna acerba e mora di rovo, quindi cenni animali e tocchi smaltati. Sorso succoso, morbido all’attacco e via via più fresco e pungente. Tannini rustici ma ben estratti ne accompagnano il finale piacevolmente affumicato.

Pecoranera 2003. Quel tocco di riduzione ha preservato anche il frutto dell’annata più torrida dell’ultimo ventennio, che parte timido al naso, ma svela progressivamente note di ciliegia sotto spirito, liquore ai mirtilli, liquirizia, cioccolato ed un tocco smaltato a concludere. L’assaggio rimane morbido e caldo ma nient’affatto stanco. Tannini ancora insistenti lo accompagnano nella progressione, sfumando in un bel finale tra echi iodati e ricordi di mandorla tostata. E pensare che ha solo 15 anni…

Guido Zampaglione, vignaiolo a Gamalero (AL). Distribuito su Roma da Vinàmica Srl

www.vinamica.it

Raffaele Mosca, sommelier

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