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Rubrica di Emanuela Medi
 

Dioniso dio del vino? I dubbi della mitologia

La vulgata vuole che a portare agli uomini il dono del vino fu una delle divinità più affascinanti della mitologia greca, Dioniso, che nel trasferirsi nel pantheon romano cambiò nome e divenne Bacco. Dio della liberazione dei sensi, della vitalità della natura e dell’ebbrezza, l’eterno enfant terrible dell’Olimpo vagò per il mondo insegnando al genere umano come coltivare la vite (fino ad allora considerata una bella ma inutile pianta spontanea) e come bere il vino, meritandosi la gratitudine eterna di noi poveri mortali. Ma è davvero tutto merito di Dioniso? I miti più antichi non sono d’accordo: secondo loro tutto nacque da una creatura ben più umile, una semplice cagna.

Ecateo di Mileto, che assicura che la vite fu scoperta in Etolia, dice anche quanto segue:”‘Oresteo, il figlio di Deucalione, si recò in Etolia per ricevere il governo reale, e una sua cagna partorì un ceppo. Egli ordinò di interrarlo e da questo nacque una vite abbondante in uva; per questo chiamò suo figlio Fitio (Concepitore). Da questo nacque Eneo, che ricevette il suo nome dalla vite, dato che gli antichi greci chiamavano le viti” oínai

Il brano, tratto dal ‘Deipnosofistas’ di Ateneo scritto negli anni 192-195 d.C, è un mito di tipo “astrologico” associato ai cicli agricoli, poiché la cagna che partorisce il ceppo dalla quale nascerà la prima vite è una rappresentazione simbolica del ‘Cane’ della costellazione di Orione, cioè la stella Sirio. Si riteneva infatti che l’apparizione stagionale di questo astro fosse responsabile della maturazione della vite. Ma una volta nata la vite, come si è arrivati a produrre il vino?

Risponde un altro mito molto antico, che associa la scoperta del vino a un secondo animale, un caprone. Un pastore dal nome alquanto evocativo di Stafilo (‘grappolo d’uva’), si accorse che uno dei suoi capri si allontanava frequentemente dal gregge per brucare da una pianta di vite i grappoli d’uva presso il fiume Acheloo, e quando si ricongiungeva con il gregge appariva sazio e con un comportamento bizzarro. Accortosi di ciò, Stafilo raccolse i grappoli d’uva e li portò al già citato Eneo, il quale ebbe l’idea di schiacciare i grappoli d’uva e di miscelarne il succo con l’acqua del fiume, ricavandone in tal modo il primo vino.

Da quel primo esperimento sono passati molti secoli e certamente le tecniche di vinificazione sono migliorate considerevolmente, ma ora come allora una cosa è molto chiara: abbiamo un motivo in più per amare gli animali!

Matilde Scuderi, giornalista

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