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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il seme della violenza, il giallo di Ludovico Paganelli

Disponibile sugli scaffali di tutte le librerie, il romanzo “Il seme della Violenza” (editore Mondadori) è un’opera incalzante e piena di suspense che appassionerà non solo gli amanti del giallo, ma anche coloro che amano il mondo del vino e tutto ciò che gli gira attorno.

È la Vigilia di Natale nell’anno di Expo e in piazza degli Affari a Milano viene pugnalato a morte un uomo. Quella notte le strade attorno al centro storico sono deserte e non ci sono testimoni. Sul caso è chiamata a investigare il commissario Margot Blanchard. Coadiuvata nell’indagine dall’ispettore Colasanti e dall’agente Mantovani, Margot scopre che la vittima è un certo Mario Pittaluga, consulente finanziario presso l’agenzia di un noto istituto di credito. Parte l’inchiesta e fin da subito si scopre che Pittaluga arrotondava lo stipendio grazie a una spregiudicata attività speculativa in Borsa.

Margot indirizza l’indagine sulla pista del movente patrimoniale, ma le bastano pochi giorni per rendersi conto che l’attività parallela della vittima non è altro che la punta di un iceberg che nasconde delle verità ben più drammatiche. E sono appunto tali verità a travolgere Margot con furia devastante, costringendola a lottare contro i demoni di un passato ormai lontano dal quale però non può più sfuggire. Perché i terribili fatti che gravitano intorno all’omicidio rischiano di abbattere in un attimo quella stabilità psicologica e familiare per cui Margot ha lottato duramente, e di portare alla luce inconfessabili segreti che le hanno segnato la vita.

“La protagonista, spiega l’autore, è una donna ambiziosa, carismatica, dal carattere molto forte  che a tratti può anche apparire ambigua. Di origine francese, tra le sue peculiarità c’è una grande passione che coltiva nei confronti dei grandi vini della sua terra di origine e, naturalmente, di tutte le migliori etichette italiane, tra cui Uberti, Jermann, Romano Dal Forno, Tenuta San Guido, Ornellaia e Cà del Bosco”.

Avendo scelto una donna come protagonista e deciso di raccontarne la storia, prosegue Paganelli, “l’amore per i vini è l’unica nota di carattere autobiografico che ho potuto attribuirle”. “Margot”, conclude l’autore, “nella vita avrebbe anche potuto scegliere di fare la sommelier, appunto, l’avvocato o magari diventare giudice. Sceglie invece la carriera in polizia per un motivo ben preciso e che si scoprirà soltanto leggendo sino all’ultima pagina del romanzo”.

Paola Agnorelli

 

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