Nove è il numero dei colli romagnoli, ma anche l’inizio di “ Novecento” quel periodo dove in Romagna la spumantizzazione aveva una storia importante ed era apprezzata a livello internazionale. Ma soprattutto Nove rappresenta oggi, un progetto, meglio quel progetto in grado di dare alla Romagna una bollicina identitaria in grado di affrontare il mercato interno e internazionale.
Bolè nasce dalla collaborazione di due colossi del vino di Romagna, i gruppi cooperativi Caviro e Terre Cevico per diventare il testimonial di un marchio condiviso Novebolle, nato all’interno del Consorzio Tutela Vini di Romagna (oltre 100 cantine sociali) e della nuova Doc, il cui disciplinare già approvato , attende la firma ufficiale al Ministero.
Il progetto vuole valorizzare i vitigni tradizionali, cominciando dal Trebbiano di Romagna il più diffuso sul territorio e il Sangiovese per creare, con una bollicina fresca e dal caratteristico colore a “ buccia di cipolla”, una diversificazione dai grandi rossi strutturati romagnoli.
Ma torniamo alla storia precisamente tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento quando già era in atto la spumantizzazione specie in quel di San Mauro, famoso alle cronache per aver dato i natali al grande Giovanni Pascoli. E proprio nelle tenute dei principi Torlonia, amministrate anche dal padre del celebre poeta, che si diffuse il progetto” champagne romagnolo”t ra le numerose aziende locali, da Imola e Cattolica e che gettò le basi del turismo sulla Riviera e del sistema termale, complice ovviamente la Belle Epoque. Tempi lontani? Non proprio Bolè e i due spumanti il Brut e Extra Dry ottenuti con metodo Martinotti-Charmat faranno sicuramente parlare di se.
Emanuela Medi, giornalista
Degustazione
Romagna Doc Spumante Bolè
Trebbiano 95%-Famoso5%.
Colore: giallo paglierino con perlage abbastanza fine, numeroso e persistente. Buona complessità e finezza qualitativa dove spiccano i sentori tipici dei vitigni utilizzati.
Al naso: netti i ricordi di fiori bianchi di giglio e acacia con un susseguirsi di sentori fruttati alla pesca nettarina, albicocca dal finale esotico di mango e papaya per chiudere con sensazioni mediterranee di giuggiola matura.
Al sorso si presenta secco e fresco con note agrumate che confermano le sensazioni già carpite all’approccio olfattivo. Sapidità accennata in un giusto equilibrio tra durezze e morbidezze. Bolèè un vino dalla fragranza sempre presente. Buono e caratteristico il finale.
Si sposa con piatti di pesce non complessi ma anche tartare di manzo con coulis di frutti di bosco.
Alice Lombardi, sommelier AIS