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Rubrica di Emanuela Medi
 

L’Etna: il vulcano con 600.000 anni di storia parla di se.. attraverso i suoi vini

Alcuni li hanno chiamati vini stupidi: Nerello Mascalese e Caricante. Non passa inosservato il Cariacante,  vitigno autoctono etneo, protagonista di altissima qualità per una acidità da riesling della Mosella, dalle sensazioni di pesca gialla, albicocca e ananas quando interpreta il versante sud. Scattante, freschissimo   e decisamente salato  con note di cappero e zenzero, ma anche morbido quando si esprime sui terroir del Nord-Est.

Non  è certamente stupido il Nerello Mascalese per scarsità di aromi e profumi che se anche  incapace di affermarsi varietalmente, stupisce per la capacità di lasciare trasparire il territorio.Elegante, sottile, esprime sensualità da Pinot Nero, profuma spesso di mora di rovo, di rossa appassita, ciliegia nera, spezie e gomma  bruciata. Rimane complessivamente nitido nei ricordi, morbido e succoso. Anche lui chiamato il signore “a’muntagna”  parla di se in rapporto all’altitudine, al versante, alla lavorazione sempre manuale. Comunque unico nella sua complessità nasce sull’Etna e da li non vuole proprio andare oltre.. Perché lo dovrebbe fare. A lui  ricorrono produttori e industriali per accaparrarsi  quei pochi ettari ancora disponibili.

Emozione è esattamente quello che ho provato visitando per la prima volta, l’Etna meglio il suo versante Nord. E l’occasione non poteva essere migliore del viaggio studio del 5° BEM organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier per conoscere i produttori che hanno fatto del Nerello Mascalese e del Caricante due giganti della enologia italiana e ora  anche internazionale.

Nata 600.000 anni fa ,da eruzioni sottomarine, “amuntagna” è arrivata ad una altezza di 3220metri sul livello del mare attraverso sovrapposizioni di colate laviche, ceneri e lapilli che sono risalite dal centro della terra. Ogni colata, ogni sovrapposizione è stata sempre diversa per composizione e struttura chimica degli elementi.  Di conseguenza ogni metro di terraè diverso per tipicità e biodiversità e caratterizzano i diversi versanti in sapori, colori e odori. Terroir uniche per alcuni aspetti si avvicinano alla complessità dei terroir francesi (Borgogna e Champagne in particolare) anche qui regolati da piccoli recinti  costituiti da pietre laviche.
I vigneti sono tutti figli di una agricoltura contadina, arcaica, tenacemente legata alla terra , un unicum considerato patrimonio Unesco. Si, perché per gli abitanti di queste terre  in gran parte selvagge e incontaminate, l’Etna è vita, sostentamento, non  matrigna, tanto che le perdonano  e hanno perdonato tutto, perfino la devastante eruzione del 1600 che arrivò a distruggere parte della città di Catania.

E parliamo del versante Nord-Est con le contrade di Rovittello, Solicchiata, Passopisciaro, Feudo di Mezzo, Passocannone, Calderara , non ultima Linguaglossa per fermarci alla Tenuta di Fessina nel Comune di Castiglione, la nostra prima “stazione” enologica, il cui territorio vastissimo comprende ilFiume  Alcantara fino ad arrivare a 3320 metri possedendo una parte del Cratere dell’Etna.

Lei Silvia Maestrelli, già produttrice toscana, si innamora di Rovittello,  terra ricca di contrasti collocata a circa 700 m.s.l, e con la collaborazione dell’enologo Federico Curtaz già agronomo di Gaja acquista nel 2007, un vecchio vigneto di Nerello Mascalese, risalente al secolo scorso.

Ho immaginato cosa possa averla “incantata”: il luogo, formato da una colata lavica del 1300 da cui si sono formate due sciare che si chiudono formando un anello semicircolare. Il vigneto fotografia della agricoltura locale di inizio secolo la cui età  non poteva essere meno di 70 anni (gran parte dei vigneti dell’Etna hanno  più di 90 anni, alcuni addirittura pre-fillossera). La forma ad alberello sostenuta dal famoso palo di legno di castagno diffusissimo  e che non tende alla macerazione

Il microclima  caratterizzato dalla formazione chimica del suolo:  poche centinaia di metri e passiamo da suoli rocciosi come a Passopisciaro, a Rovittello con suoli costituiti da lave sovrapposte alternate a strati di sabbia  ricche di ferro e rame. Composizione fortemente drenante e ricca di micro ossigenazione che aiuta l’attività radicale ad espandersi in  profondità. Il clima freddo e piovoso della zona per la presenza dei monti Nebrodi e del fiume Alcantara, ma perfetto per la maturazione fenolica e l’acidità  del Nerello Mascalese. L’altitudine circa 700 metri , ideale per i rossi che  non vogliono altitudini troppo spinte

E poi  il cuore di Fessina, in questo vigneto la Bottaia  la cui struttura originaria risalente al XVIII secolo è stata mantenuta in perfette condizioni  a ricordo di quella agricoltura etnea  fatta tutta di lavorazione manuale, ancora attuale (72 ore per raccogliere l’uva del vino Musumeci il primo proprietario da cui fu acquisita la tenuta.)

“Tutto questo mi ha incantato – dice  Silvia – che successivamente ha acquistato altri ettari a Biancavilla dove si produce “ a’Puddara”, e Milo  con il suo caricante meglio Etna Superiore Bianco, superbo nella sua acidità.

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