Incontro Carmela Pierri in un ristorante. Il nostro dialogo è tutto incentrato sulla gastronomia. Il sapore di questo o quel piatto, la sensazione che prevale in uno o nell’altro, la consistenza di alcuni e la temperatura di servizio di altri. Tempo dopo la ritrovo nello stesso ristorante e mi regala questo suo libro, arricchito da una meravigliosa dedica. Tuttavia ancora non so. Il libro si intitola “Mangia con gli occhi” (Ed. Aracne), ma non è la solita esercitazione stilistica per fashion gourmet. Il libro racconta la sofferenza di un’anima che si ritrova improvvisamente cieca ed isolata perché due importanti canali di comunicazione con il mondo si sono chiusi. La protagonista si ritrova a vivere un dramma silenzioso ed invadente: la scomparsa improvvisa delle percezioni olfattive, gustative e tattili. Il furto del piacere, lo definisce lei brillantemente: ageusia e anosmia. Una disabilità minore, sottolinea Carmela, ma non per questo meno destabilizzante. Non è facile immaginare come questo “furto” possa modificare le nostre relazioni sociali che quasi sempre ruotano intorno alle cene, alle degustazioni, alla condivisione di sapori e profumi. L’autrice ha messo una delicatezza infinita nel raccontare la sua privazione e l’immensa forza nel dirci come ha dovuto attraversarla e conviverci. La sua scoperta è che la perdita di alcuni sensi può essere compensata dalla bellezza, dalla grazia e dalla cura con quale prepariamo ogni momento ed ogni esperienza sensoriale: cucinare, mangiare, offrire. Se la preparazione avviene prima nella mente e nel cuore, si può, dopo, manifestare nella materia, ad esempio, “nella accurata manipolazione della sfoglia delle lasagne, come leggere lenzuola di seta” e poi nella loro percezione di “parallelepipedi condensati di caldo e corposo ragù”.
Roberto Gervaso ha definito Mangia con gli occhi: “Un libro che tutti dovrebbero leggere”.
Amanda Incardona