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Rubrica di Emanuela Medi
 

Spumante Ca’ del Bosco: quattro annate del “Dosage Zero Noir”

Quattro millesimi per approfondire l’etichetta meno nota, più limitata e intrigante della maison spumantistica più nota d’ Italia

In principio era  la “Cuveè Prestige”, classico “brut sans anneè” a rappresentare la più pura espressione  dello “stile Ca’ del Bosco”. Poi arrivò il Satèn, il cui nome, coniato dal patron Maurizio Zanella, intende proprio evocare la morbidezza setosa che la minore pressione atmosferica (circa 4,5 atmosfere invece delle canoniche 6) conferisce a questo particolare spumante. Quest’ oggi, a fronte di una sempre crescente richiesta di prodotti meno morbidi e più verticali, sono i Dosage Zero, ed in particolare il Dosage Zero “Noir”, a rappresentare il nuovo volto della maison più celebre della Franciacorta. Dosage Zero “Noir” è sinonimo di Pinot Nero in Purezza, proveniente da tre vigne poste ad oltre 400 metri d’altitudine. Affinato sui lieviti per almeno 8 anni e dosato con solo vino a seguito del degorgement, effettuato in assenza di ossigeno onde “evitare shock ossidativi e aggiunte di solfiti”). Si ottiene così una purezza d’espressione più unica che rara nel contesto Franciacortino.

Degustazioni

2008

Ultima annata in commercio, sboccata ad inizio 2017. Veste oro grigio attraversata da un perlage fine ma evanescente, tipico degli spumanti lungamente affinati. L’olfatto evoca subito la nobile uva nera del Pinot esalando sensazioni di bergamotto, ciambellone allo yogurt, nocciola tostata, fiore di sambuco, conserva di pomodoro e fragolina di bosco su fondo di calcare e pietra focaia. L’assaggio è teso, sferzante, nitido nel suo sviluppo minerale ed agrumato , sostenuto in tutto il suo allungo, da un’effervescenza cremosa e vellutata. Il finale è lungo e sa di sale e melograno.

2007

Vira verso il dorato. Inizialmente esala aromi di terriccio e fungo fresco, per continuare con  idee di gelatina di ribes, erbe aromatiche e fiori appassiti, a descrivere un ventaglio leggermente più decadente. All’assaggio: più polposo e rotondo che non manca di una vibrante vena acida, per distendersi  in chiusura tra persistenti echi di yogurt ai frutti di bosco.

2005

Dorato. Impetuosi gli aromi di burro e pasticceria secca, seguiti da refoli di rosa appassita, pomodoro secco e melagrana, quindi soffi di caffè e cenni salmastri. L’ assaggio è voluminoso, rotondo e cremoso nel suo insieme, contestualmente fresco e definito da un sorprendente finale sapido-agrumato di bergamotto e colatura d’alici.

2001

Dorato. Sembra sintetizzare i precedenti attraverso sentori di yogurt ai mirtilli, nocciole tostate, miele millefiori, terriccio smosso, tabacco biondo e una mineralità scura che rasenta il ferro battuto. Avvolge il palato all’ingresso per poi svelare una nitida traccia agrumata, che si accosta alla soffice effervescenza in un quadro armonioso, che torna sanguigno e fragrante nel lungo finale.

Il Noir, come molti Franciacorta da Pinot Nero, è ben diverso dalla classica cuvée a base Chardonnay – afferma lo chef de cave Stefano Capelli di Ca’ del Boscoin quanto  assomiglia molto ai Blanc de Noirs dello Champagne”.

Non possiamo che confermare quest’ affermazione, che ben descrive l’essenza di questo prodotto quasi “transalpino” nei suoi connotati, purtroppo messo in ombra da fratelli illustri come le  “Cuveè Annamaria Clementi”. Eppure è tra i migliori prodotti di questo territorio, nonché tra i più coinvolgenti anche per i palati più esigenti e navigati.

 

Raffaele Mosca, Sommelier

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