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Rubrica di Emanuela Medi
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“ Ho un ricordo incancellabile del bordò che arrivava in barriques dalla Francia in casa di mio nonno Chigi all’inizio della prima guerra mondiale; quello stesso boquet lo ritrovai una decina di anni dopo bevendo a Migliarino in casa Salviati un Cabernet che proveniva da una vigna di loro proprietà. Quando poi riuscii ad assaggiare un Margaux del 1924 e risentii lo stesso gusto, mi ripromisi di fare un vino che aveva quella particolarità”. Da un documento scritto nell’estate del 1974 da Mario Incisa della Rocchetta, successivamete ritrovato dl figlio Nicolò. Certo non poteva esserci un vino più blasonato del Sassicaia: Incisa della Rocchetta, Antinori, Della Gherardesca, Salviati, Chigi, il meglio della nobiltà Toscana e Piemontese. Un incrocio di matrimoni, parentele , incontri , amicizie importanti e non solo italiane hanno segnato pezzi di storia del nostro Paese. E non si tratta solo di appartenenza, ma di tradizioni, valori, cultura, stili di vita, innovazione e imprenditoria, quest’ultima nel mondo del vino, tramandate da padre in figlio. In un’Italia sciatta che non cerca un riscatto culturale ma che si accontenta della litigiosità di politici più alla ricerca di alleanze che di soluzioni economiche e sociali, leggere la storia di questo grande vino, da

GENNAIO: Egly Ouriet - Champagne "Viellissment Prolongè" La mia annata è cominciata con un bel gioiello oramai divenuto grande classico. 82 mesi di affinamento per un “Blanc d’ Assemblage” massiccio, terziario, torrefatto, ideale per ravvivare le giornate uggiose del primo mese dell'anno. FEBBRAIO: Fontodi - Flaccianello della Pieve 1983 Sono stato a Panzano in Chianti a inizio mese, insieme ai colleghi del quinto Master Bibenda. Memorabile l'incontro con Giovanni Manetti e con il suo Flaccianello della Pieve 1983, che, maturo ma ancora scalpitante, mi ha proposto aromi di foglie secche, tabacco e tappezzeria antica, adagiati su di una bella impalcatura sapida e cullati da un tannino ancora vispo. Chapeau! MARZO: Dal Forno - Amarone della Valpolicella "Monte Lodoletta" 2004 In un BibendaDay ricco di conferme e di sorprese, è avvenuto il mio primo incontro con il vino di Dal Forno. Ammetto di non amare la tracotanza alcolica di alcuni Amaroni, ma da subito il "Monte Lodoletta" mi è sembrato molto diverso. Naso ovviamente improntato sulla frutta sciroppata, ma ricco anche di suggestioni di menta, tabacco dolce, spezie orientali e cacao. Sorso caldo il giusto e semplicemente infinito in persistenza! APRILE: Albert Mann – Riesling Grand Cru Schlossberg 2013 Fiori bianchi a primavera, intessuti nel ventaglio idrocarburico diquesto

IV viaggio studio BEM – Territorio toscano e umbro. “ Ho un ricordo incancellabile del bordò che arrivava in barriques dalla Francia in casa di mio nonno Chigi all’inizio della prima guerra mondiale; quello stesso boquet lo ritrovai una decina di anni dopo bevendo a Migliarino in casa Salviati un Cabernet che proveniva da una vigna di loro proprietà. Quando poi riuscii ad assaggiare un Margaux del 1924 e risentii lo stesso gusto, mi ripromisi di fare un vino che aveva quella particolarità”. Da un documento scritto nell’estate del 1974 da Mario Incisa della Rocchetta, successivamete ritrovato dl figlio Nicolò. Certo non poteva esserci un vino più blasonato del Sassicaia: Incisa della Rocchetta, Antinori, Della Gherardesca, Salviati, Chigi, il meglio della nobiltà Toscana e Piemontese. Un incrocio di matrimoni, parentele , incontri , amicizie importanti e non solo italiane hanno segnato pezzi di storia del nostro Paese. E non si tratta solo di appartenenza, ma di tradizioni, valori, cultura, stili di vita, innovazione e imprenditoria, quest’ultima nel mondo del vino, tramandate da padre in figlio. In un’Italia sciatta che non cerca un riscatto culturale ma che si accontenta della litigiosità di politici più alla ricerca di alleanze che di soluzioni economiche e sociali,