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Rubrica di Emanuela Medi
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Maggio 2017

 Il vino come” variante dello stile di vita degli italiani”: lo definisce così uno studio presentato dal Censis in occasione della assemblea annuale di  Federvini tenutasi a Roma il 17 Maggio, in cui è stato riconfermato presidente Sandro Boscaini, patron di Masi. Da sempre parte integrante della buona dieta  italiana, il vino dal 1983 non ha visto ridursi la quota dei consumatori che è rimasta sempre al disopra del 50%( il 51,7% nel 2016) Si è invece ridotta la quota dei grandi consumatori cioè di coloro che ne bevono oltre mezzo litro al giorno) passando dal 7,4 del 1983 a ad appena il 2,3% del 2016. I due andamenti indicano in sostanza che i consumatori di vino nel nostro paese sono tanti, ben 28 milioni, e che il vino è un bene di tutti e per tutti, da consumare con maturità e attenzione alla qualità. Per quanto riguarda l’età: il 54,6% degli italiani hanno 65 anni e oltre, il 58,4%  età compresa tra i 35 e 64 anni, il 48,6%, i giovani  tra i 18-34 anni. Nell’acquisto del vino- rileva l’indagine- conta la provenienza italiana con il marchio certiificato, il fattore che maggiormente influenza la scelta tanto da determinare anche

E’ giusto ogni tanto ricordare alcune evidenze in tema di salute pubblica e quella della dipendenza da alcool è una epidemia globale che investe tutto il pianeta e costituisce una emergenza sanitaria e sociale ma anche politica perché richiede sforzi comuni a molti paesi, per essere affrontata. Anche se noi abbiamo sempre parlato di consumo moderato identificando modalità e consumi, non possiamo non ricordare che esiste una differenza di genere ben documentata sugli effetti dell’abuso  e dipendenza di alcol tra uomini e donne. Differenza di genere non più così marcata per il cambiamento di usi e costumi del bere: primo tra tutti l’abbassamento di età del primo bicchiere e una sostanziale equivalenza tra ragazzi e ragazze nella fascia di età tra i 12-17 anni. Due studi epidemiologici effettuati negli anni 80 e 90 hanno dimostrato un incremento sorprendente nella popolazione femminile con una prevalenza raddoppiata di disturbi, in dieci anni. Gli studi di genere non sono molto numerosi ma rimandano al quesito principale” la donna è fisiologicamente e biologicamente più vulnerabile dell’uomo agli effetti del’alcool?”. La risposta sembra essere si. Le donne rispetto gli uomini vanno incontro a intossicazioni più gravi, come danni ai processi cognitivi e nelle prestazioni psicomotorie

E' questo il titolo di una ricerca dell'Associazione Italiana per la ricerca sul Cancro (AIRC) che abbiamo scelto per spiegare come deve essere inteso il rapporto alcool-tumori.Non servono sforzi sovrumani per ridurre il rischio di ammalarsi di cancro.In alcuni casi basta un po’ di moderazione.Per esempio con le bevande alcoliche che, se consumate in eccesso, sono delle vere e proprie sostanze cancerogene. È lungo l’elenco dei tumori il cui rischio può aumentare se si eccede con il consumo di alcolici:·         tumore alla bocca·         tumore all'esofago·         tumore a laringe e faringe·         tumore allo stomaco·         tumore al fegato·         tumore alla cistifellea e alle vie biliari·         tumore al pancreas·         tumore al colon·         tumore al senoGli studi scientifici più rilevanti sulla relazione tra alcol e cancro sono stati passati in rassegna da un gruppo di ricercatori internazionali per conto dello IARC (International Agency for Research on Cancer), l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità che si occupa della promozione e del coordinamento delle ricerche internazionali sulle cause dei tumori nell’uomo. Lo studio ha analizzato gli effetti dell’alcol su 27 parti del corpo e ha concluso che le bevande alcoliche possono essere considerate a tutti gli effetti cancerogene.Secondo il gruppo bastano 50 grammi di alcol al giorno, equivalenti apoco più di tre

La prima manifestazione che coniuga il nettare degli dei all’Arte II EdizioneDomenica 21 maggio 2017Casino dell'Aurora Pallavicini Via Ventiquattro Maggio, 43, 00187 RomaOrario al pubblico: 15:00 – 20:30Ingresso: € 25,00Un’occasione unica per degustare il meglio della nostra produzione vinicola italiana esplorando i segreti di alcune opere inedite dell’arte antica. La straordinaria cornice del Casino dell’Aurora Pallavicini aprirà i suoi spazi in via esclusiva a CT Consulting Events per ospitare la seconda edizione dell’originale format VINO E ARTE CHE PASSIONE, dove oltre 50 aziende offriranno in degustazione il meglio delle loro produzioni e annate. L’elenco è vario e diversificato, comprendente quest’anno ben 15 regioni italiane: Abruzzo (La Valentina, Zaccagnini); Alto Adige (Tiefenbrunner); Friuli Venezia Giulia (Borgo Conventi, Nonino, Perusini); Lazio (Falesco, Paolo e Noemia D’Amico, Principe Pallavicini, Tenuta di Fiorano); Lombardia (Cantine Biondelli, Le Marchesine, Travaglino); Marche (Conte Leopardi); Molise (Di Majo Norante); Piemonte (Castello di Gabiano, La Scolca, Pio Cesare, Tenute Sella); Puglia (Rivera); Sardegna (Argiolas); Sicilia (Baglio di Pianetto, Barone di Serramarrocco, Marchesi di Sangiuliano, Murgo); Toscana (Boscarelli, Castellare, Castello Del Terriccio, Col D’orcia, Tenuta Fertuna, Frescobaldi, Mazzei, Petrolo, Ruffino, Tenuta San Guido); Trentino (Bossi Fedrigotti, Letrari, Tenuta San Leonardo, Trentodoc); Umbria (Antinori); Veneto (Bertani, Col Saliz, Conte Emo

FRANCIACORTA: quando c’è la squadraCi voleva la rivoluzione geologica dell’era Secondaria e Terziaria per formare quel piccolo gioiello di natura che è la Franciacorta di oggi.  I depositi morenici  che si sviluppano lungo l’anfiteatro sebino costituito da colline a cerchio in modo concentrico rispetto il lago d’Iseo,  si sono formati almeno 5 milioni di anni fa, a seguito della discesa dei ghiacciai  dando luogo appunto, alla matrice morenica dei suoli. Una doverosa e speriamo non noiosa spiegazione geologia perché è proprio  questa matrice morenica che caratterizza le numerose rocce che affiorano costituite sia da calcari marnosi di colore dal grigio al bianco, sia delle arenarie grigie e compatte. Lo scioglimento dei ghiacciai ha completato  l’opera con i caratteristici depositi alluvionali per raggiungere l’attuale stratificazione pedologia. Come in tutti i terroir italiani la loro caratterizzazione morfologica , pedologica e climatica conferisce l’imprinting dei vigneti e dei vini di cui sono espressione.Suoli importanti, ricchi di Sali minerali che conferiscono ai vini di Franciacorta grande mineralità, sapidità, corpo e struttura. Note fresche, di frutta,  macchia mediterranea, balsamicità, la famosa crosta di pane più o meno accentuata, la leggera speziatura e tannicità data quest’ultima dalla presenza del Pinot Nero, non fanno che arricchire un

La parmigiana non è un piatto tipico di Parma o dintorni. L’origine è meridionale perché le melanzane furono portate nel Sud Italia dagli Arabi. Il termine “parmigiano” indica che tra gli ingredienti è presente un formaggio. Il più noto dei quali è il parmigiano, ampiamente sostituito nel Sud da altri ottimi formaggi. Ma  il termine parmigiana indica altre cose: ad esempio un tipo di imposta esterna per le finestre (simile alle veneziane) in grado di proteggere  gli occhi dal sole. Questo perché nel meridione, per riparare la vista, si usa la palma della mano e le “ parmigiane”, con i listelli di legno posti in scala, sono diventate “parmigiane”. In sostituzione delle melanzane, in molte famiglie si utilizzano le zucchine, i cardi, cucinate in teglie quadrate che vengono appunto chiamate parmigiane. E ora un cenno sulla melanzana: sicuramente pochi sanno che il suo nome deriva da “mela non sana”, in un certo senso pericolosa perché si riteneva che fosse velenosa. Si diceva che provocava turbe psichiche, la peste, il cancro. Questo ortaggio ingiustamente bistrattato proveniva dalla Cina e dall’India, ma fu introdotta dagli Arabi intorno al 1400 con il nome di “bandigian”. Nel medioevo il prefisso “melo” era aggiunto per indicare

Hanno un sapore dolce che ricorda i migliori passiti, ma sono dotati di una piacevole acidità che ricorda la frutta, con sensazioni definite” paradisiache”. Sono i vini del ghiaccio ottenuti con particolari procedimenti che nulla hanno da invidiare in dolcezza e morbidezza, ai più conosciuti Sciacchetrà delle Cinque terre, il Vin Santo della Toscana, il Moscato Passito di Pantelleria, il Recioto della Valpolicella, il Passito di Caluso da uve Erbaluce e molti altri ancora. Oggi in ogni regione troviamo vini dolci straordinari. Ma gli ”Ice wines”   hanno un qualcosa di particolare: ottenuti in precise aree d’Europa caratterizzate da clima freddo e continentale, sono prodotti da uve che rimangono in vigneto sino a bassissime temperature (meno 4-10 gradi) al fin di ottenere un parziale congelamento della parte acquosa e un alto grado zuccherino. Gli esperti dicono ”se l’uva è come una pallina di vetro quando cade nel secchiello, la qualità sarà buona.  Se sembra una pallina di neve, si teme per la qualità” La vendemmia effettuata rigorosamente di notte consente un finale ricco di aromi di frutta tropicale: litchi, papaia, mango, ma anche pesca, albicocca, miele. In queste uve dobbiamo ricordare l’azione esercitata da un parassita, la “botrytis cinerea”, chiamata anche