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Rubrica di Emanuela Medi
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Ottobre 2017

Un viaggio nella Sicilia dei grandi territori: FIRRIATO. Un’ azienda che racchiude l’intero panorama enologico della Sicilia: dalle terre nere dell’Etna, alle colline che guardano il mare di Trapani, all’isola di Favignana nelle Egadi. A Roma il 16 Ottobre, nella splendida cornice di Villa Miani “Experiencing Firriato”, evento non solo enologico con la presentazione dei vini delle sei tenute agricole dell’azienda, ma anche alta gastronomia con la presenza di Vincenzo Candiano, 2 stelle Michelin. Visita il sito di Firriato Visita il sito di Villa Miani

Il vino è dannoso per la salute? Da questa convinzione, purtroppo ancora non superata, è nata la convinzione di scrivere un saggio che sfatasse i tanti falsi miti sul vino. Non esiste altro prodotto della natura che - come il vino - sia presente sin dall’antichità nella nostra vita quotidiana. Da secoli a questa bevanda è associato il piacere della tavola, della convivialità, dell’amicizia. Non solo, il vino è diventato volano per la nostra economia in termini di nuovi posti di lavoro, di export. E’ ricerca, innovazione, sostenibilità. Il vino crea cultura se ben inserito in un progetto di valorizzazione ambientale e sociale perché ad esso sono legate tradizioni, imprenditorialità, storia, turismo, enogastronomia, ma sempre di qualità. Anche se innumerevoli sono i danni legati all’eccesso di alcool sia in termini di malattie che di anni di vita persi, per fortuna la ricerca si è “impossessata” del vino, il cui consumo moderato non produce rischi importanti, anzi è protettivo per molte patologie cronico-degenerative. VIVERE Frizzante vuole essere una risposta ragionata e documentata a quanti sostengono il contrario, e poichè il vino entra nel quotidiano "Vivere Frizzante” è allegria, cinema, letteratura, eros, curiosità, sacralità. Il vino, una presenza ingombrante ma anche discreta. A noi gestirla!

Vendemmia alle battute finali Ultimi grappoli di uva rossa, Croatina Barbera e Uva Rara vendemmiata in questi giorni sulle colline di San Colombano. Calo medio fra il 10-15% soprattutto per lo Chardonnay - spiega la Coldiretti di Milano, Lodi, e Monza Brianza - con tagli del 30% anche nella Franciacorta bresciana e dell’Oltrepo’pavese. Uva di grande qualità - dice Diego Bassi presidente del Consorzio Vini Doc San Colombano - con livelli mai visti. Il San Colombano è uno dei vini di eccellenza che contribuisce all’export italiano il cui valore ha raggiunto i 5 miliardi di export. Vino, Antonelli: “A Montefalco calo del 40%” Vendemmia non facile nella zona di Montefalco con un calo della produzione di almeno il 40%. Lo afferma Filippo Antonelli, titolare della storica azienda Antonelli San Marco di Montefalco (Perugia) che produce 50 mil bottiglie di Montefalco Sagrantino DOCG. "Ci aspettiamo - ammette - una qualità media dai primi assaggi in bicchiere, anche se siamo all’inizio della vendemmia. In realtà lo stress idrico di questa estate non è stata positiva perché ha bruciato troppo l’acidità. Stiamo valutando - dice ancora Antonelli - di chiedere lo stato di calamità”. Donnafugata presenta: Floramundi Cerasuolo di Vittoria Una ulteriore eccellenza del vino siciliano è stata

Partire da un territorio bellissimo ma che non si conosce, tradurlo in una nuova realtà produttiva importante, valorizzare le caratteristiche ambientali, la biodiversità per creare un fenomeno anche commerciale unico al mondo, attraverso un vino di grande qualità. Diciamolo francamente ci vuole coraggio, intuizione, imprenditorialità e uomini che credono in un progetto.

Pasta con condimento di solo formaggio: una consuetudine antichissima (ne abbiamo testimonianza dagli Etruschi) che aveva come protagonista indiscusso il cacio o formaggio stagionato, quasi certamente di capra o pecora, gratugiato, al quale, non raramente, erano aggiunte cannella, spezie e nell’Italia settentrionale anche burro. Un monopolio che venne infranto solo nel Settecento quando Vincenzo Corrado ne “Il Cuoco Galante” (1773) descrive Di Timballi di maccheroni al sugo di carne, con farcia di carne di vitello, uova, midolla di manzo e parmigiano. Ma sempre di cacio si era trattato sia per la pasta fresca che secca che per le lasagne , come ne testimonia il "Liber de coquina", il più antico e anonimo ricettario dell’era italiana, della corte di Napoli come in altri importanti ricettari del Trecento. Non cambia il condimento, tra il Quattrocento e l’inizio il Cinquecento quando il Maestro Martino da Como propone maccaroni siciliani, conditi con formaggio grattugiato, burro, spezie dolci da adattarsi anche per i vermicelli e lasagne che possono godere della presenza delle mandorle, secondo le regole del biancomangiare. Non erano da meno i Romani con i maccheroni ripieni di formaggio duro, zucchero e cannella. La presenza del RE formaggio era indiscutibile anche se qualcosa cambia con Vincenzo Agnoletti