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Rubrica di Emanuela Medi
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Settembre 2017

Premio Internazionale "Casato Prime Donne” Si svolgerà domenica 17 settembre a Montalcino il Premio Internazionale "Casato Prime Donne” ideato da Donatella Cinelli Colombini presidente delle "Donne del Vino". L’importante manifestazione vuole premiare coloro che si sono distinti in vari settori quali il giornalismo, la cultura, la civiltà e la fotografia. Prima Donna 2017 Federica Barocchini, biologa molecolare scopritrice del bruco mangia plastica. Premio Nazionale Galvanina al Giornalismo Premio Nazionale Galvanina al Giornalismo il 24 Settembre a Pesaro nell’ambito del 17.ma edizione del Festival della Cucina. “Gastronauta” per eccellenza, Davide Paolini, romagnolo per carattere, globetrotter per scelta, che con la sua “navicella” viaggia alla ricerca di ricette, ristoranti, territori della cucina non battuti dai più. Il premio gli viene conferito per aver considerato il cibo forma d’arte e di cultura del nostro Paese. Festival&book Quinta edizione per il festival&book, a Montecatini dedicato al Libro e alla Cultura Gastronomica. Dal 21 di Settembre nella bellissima cornice liberty delle Terme momenti di incontro di scrittori, chef che raccontano di cibo nelle proprie opere, saggi sull’alimentazione e l’agricoltura. La cantina Kaltern Ha sbancato con un pieno di punti la cantina Kaltern: 95 dati da Robert Parker, il critico giornalista di vino più famoso al mondo per il Pinot Bianco kunst.stuck 2014.

Mai vista una vendemmia tanto anticipata: già dalla fine di luglio..Dalle Colline dell’Astigiano a quelle del Collio, per il Nord Italia la vendemmia non sarà disastrosa, dato che la siccità è stata calmierata dalle piogge dell’ultimo periodo.. Dunque buone prospettive per il Barolo, Barbaresco Alta Langhe e Dogliani. Non si può lamentare il Consorzio Barbera d’Asti e i vini del Monferrato. Annata di qualità per la Franciacorta DOCG nonostante il freddo sceso sui vigneti. Minori volumi per l’Oltrepò Pavese ma vini di ottima qualità. Certo qualcosa si è perso rispetto il 2016 ma i presidenti dei vari Consorzi sono d’accordo su alcuni punti: rossi più concentrati e strutturati, uva molto sana e di ottima qualità, pochissimi se non quasi assenti interventi fitosanitari per la assenza di attacchi patogeni. Ancora dal Nord, buone prospettive per il Prosecco DOC e DOCG e per il Soave. Mentre le cose non vanno bene in Emillia Romagna, una delle sei regioni che ha chiesto lo stato di calamità naturale per la siccità. Soffre anche il Chianti il cui calo di produzione potrebbe sfiorare il 30% in meno, ma c’è chi assicura avrà punte del 50%

Dal 15 al 18 settembre, a Bra (CN), si terrà “Cheese”, manifestazione dedicata ai grandi formaggi del mondo. L’evento è patrocinato da Slow Food Italia e vedrà la partecipazione di “Triple A”, movimento che riunisce alcuni dei più importanti viticoltori biodinamici italiani. In occasione della manifestazione, Slow Food ha pubblicato un articolo sugli otto formaggi più “inusuali” che si potranno assaggiare. Noi di VinoSano abbiamo provato ad accostarli ad alcuni vini “Triple A”. Saudade de Cuco, Vastedda del Belice Cominciamo con due formaggi freschi e molli, per i quali occorre un vino fresco, snello ma di buona alcolicità, come il Bourgogne Chardonnay di Pierre Morey, classico nel suo connubio di morbidezza e dinamismo, o come il vivace Trebbiolo di La Stoppa, blend di Barbera e Bonarda proposto sia in versione “ferma” che “frizzante”. Marenica Questo formaggio slovacco è sempre fresco, ma più complesso e saporito, specie se proposto nella versione affumicata. Quelli di Slow Food proveranno ad abbinarlo con le birre slovacche in un apposito seminario. Noi invece, proponiamo l’abbinamento con un vino della Loira: il Vouvray “Clos du Bourg” Sec del celebre Domaine Huet, che, data la sua morbidezza e le sue caratteristiche note fumè, ci sembra l’abbinamento ideale. Cheddar Per trovare l’abbinamento perfetto con questo

Il Malbec è un vitigno complesso nella sua espressione gustativa come nella gestione in vigna, che ha dovuto attraversare l’oceano per trovare il proprio habitat naturale. A Bordeaux, dove è nato e dove rimangono appena 2 mila ettari a fronte dei 22mila coltivati nella sua patria odierna, non ha mai trovato la propria dimensione ideale, complici le frequenti gelate primaverili e l’eccessiva umidità. Meglio si è adattato, invece, alle alti valli Andine dell’Argentina, dove la ventilazione costante, l’intensa luminosità ed un clima più secco e regolare, favoriscono il suo corretto sviluppo. Questi elementi, nel corso di circa duecento anni di presenza nel paese, ne hanno decretato il successo, permettendogli di affermarsi quale vitigno nazionale. Il Malbec argentino è un vino corposo, fruttato scuro di prugne e di more, floreale in giovinezza e via via più terragno. Presenta tannini robusti ma bilanciati che arricchiscono una struttura importante supportata da un buon grado alcolico e bilanciata da una ricca componente fruttata. E’ un vino che, date le sue caratteristiche, risulta quasi sempre il linea con lo stile “Nuovo Mondo” e che ben si adegua al cosiddetto“gusto internazionale” quando ne viene esaltata la generosità attraverso l’affinamento in barrique. Tuttavia, le sue migliori versioni sono lungi

Si ride e si scherza con l’agronomo Giovanni Morelli, particolarmente “ispirato” secondo l’addetta alle Pubbliche Relazioni di Banfi, Lorella Carresi, quando su una Jeep facciamo il giro un poco spericolato, della tenuta Banfi. 20 Luglio 2017, ore 10, sotto un sole impietoso che non inganna anzi esalta la bellezza di queste colline dai tanti colori: verdi (le zone vitate), gialle oro (i raccolti) e grigie delle terre in lavorazione. Certo con una produzione di oltre 10 milioni di bottiglie, una estensione di vigne che copre un’area di 800 ettari e una proprietà di 2800 ettari a corpo unico, la più importante in Italia, non potevo immaginare che la terra del Brunello di Montalcino producesse anche susine essiccate da far invidia alle note prugne californiane. Diversificare la produzione: una strategia ormai comune a molte importanti aziende vitivinicole, cui non poteva sottrarsi Banfi: parliamone, come di una curiosità

E’ vero non si dovrebbe fumare, ma per le accanite una buona notizia! E’ stato dimostrato che l’alimentazione ha un ruolo insostituibile nel ridurre lo stress ossidativo di molte malattie croniche, ovvero riduce i danni a livello cellulare di molti organi come il cuore, cervello, pancreas. Alcuni alimenti sono in grado di promuovere la naturale risposta antiossidante del nostro organismo, tra questi vino, cioccolata, frutta, verdura, frutta a guscio. Una conferma viene dallo studio E3N/ EPIC che ha coinvolto 74.508 donne francesi, nate tra il 1925 e il 1950, le cui abitudini alimentari e stili di vita erano stati seguiti per circa 16 anni con questionari triennali. Si è studiata la possibile correlazione tra la potenziale efficacia della dieta antiossidante e lo sviluppo di malattie croniche o mortalità. Nella analisi finale è emersa la lineare riduzione della mortalità totale parallela all’aumento del consumo di vitamine C ed E ovvero di betacarotene e polifenoli. Il rischio minore di malattie croniche e di morte è emerso, come atteso, tra le donne non fumatrici con alto consumo di the, cioccolato, vino, frutta, verdura e frutta a guscio. Il gruppo di fumatrici con scarso consumo di prodotti antiossidanti è risultato il più a rischio: + 130 di

Sei sensibile al piccante? Il 34,6% delle femmine e il 21% dei maschi è “supertaster” cioè ha una maggiore sensibilità ai gusti. Invece il 28% dei maschi e il 24% delle femmine è un “non taster”, cioè ha una ridotta sensibilità ai gusti. Ma perché parliamo di piccante ? Il piccante è uno degli elementi che identificano il grado di percepire i gusti chiamati (PROP) ma anche la sensibilità al gusto che si identifica attraverso il numero di papille gustative presenti sulla lingua. Dato incontestabile: le donne rispetto gli uomini, ne hanno di più: 23 per cm2. Percezione e sensibilità sono alla base di ITALIAN TASTE un progetto di ricerca della Società Italiana di Scienze Sensoriali che ha come obiettivo lo studio delle preferenze dei cibi per migliorare le abitudini alimentari degli italiani. Al progetto che si avvale della collaborazione di numerose Università italiane, hanno partecipato 2500 persone: di questi hanno risposto 1200 persone. Da una prima valutazione è emerso che le femmine risultano decisamente più sensibili ai gusti, mentre per i maschi è più facile orientarsi verso cibi dal sapore più deciso e magari caratterizzato da sensazioni quali l’amaro e l’astringente, comuni in molti ortaggi e vegetali con un elevato potenziale

La cantina è la camera da letto giù dal basso. Silenziosa, profonda, oscura. Esposta a Nord. Né troppo bianca, né troppo umida. Senza odori di mela e legna verde. La cantina è un luogo di culto pieno di misteri. Il vino deve restare imperativamente chiuso da un tappo di sughero, per evitare che questo si secchi, perda di elasticità e si restringa. Se il tappo si restringe, l‘aria vi passa e il vino si ossida. Le dilatazioni e le contrazioni offuscano irrimediabilmente il vino. Le bottiglie giacciono distese come su un’ottomana, sistemate una di testa una di fondo. Fanno pensare alle bellezze dormienti di Kawataba la cui nuca sembra così facile da spezzare o anche alla fanciulla sorpresa a dormire con un seno alla’aria. Madelaine Bonjour in "L’imaginair du vin" aveva fatto l’inventario delle etichette di alcuni grandi granai per tipo di vini: tutta la storia di Roma era rappresentata, da Marziale che parla di un “dell’annata di Opimio” a Orazio che in un’ode celebra “un'anfora della guerra Marsica” a un vino che proveniva da Setia ( l’attuale Sezze nel Lazio). La cantina è come un momento di pausa che la storia si prende, è come la somma di piccoli frammenti di vino

Territorio di eccellenza per la produzione vitivinicola del Sangiovese, la Toscana ha avuto un ruolo importante nella produzione agricola dell’Italia. Se dobbiamo riferirci a Plinio il Vecchio, la vite era coltivata ancora prima dei Greci e degli Etruschi. Con la caduta dell’impero Romano questo prezioso bene della natura, viene coltivato dagli ordini monastici - come quello di Vallombrosa - i quali oltre a farne uso “sacrale” ne facevano oggetto di commercio. Bevevano vino i nobili Antinori, mercanti di vino fin dal 1385, ma anche i Ricasoli, gli Albizzi-Frescobaldi e molte altre famiglie altolocate, che lo vendevano non solo nei "tabernacoli", piccoli locali a livello della strada dei loro palazzi, ma anche quello da “asporto”, senza intermediari, nelle classiche fiaschette rivestite di paglia, antesignane della famosa “fiasca” del Chianti. Beveva vino il popolo sebbene fosse miscelato con acqua. Facciamo un salto generoso di secoli per arrivare al 1716 quando il Duca Cosimo III nel 1716, precorrendo le DOC, stabilisce con precisione i confini delle quattro zone vinicole più importanti della Toscana: Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra. Per la prima volta i vitigni vengono studiati e classificati su base scientifica dalla Accademia dei Georgofili e solo nel 1874 viene definito da Bettino