Non è facile per noi, abituati alla globalizzazione dei consumi, renderci conto dell’importanza del pepe e delle spezie che hanno avuto nell’alimentazione e nell’economia mondiale.
Nei secoli passati non c’era il frigorifero, lo zucchero, l’estratto di carne, non si conosceva di certo la sterilizzazione provocata dal calore; c’era il sale, l’aceto e l’aglio e la conservazione dei cibi era motivo di enormi problemi, da qui il ricorso al pepe e in particolare alle spezie- spesso l’unico stratagemma del cuoco- per confondere il gusto a volte rivoltante del cibo, con la inevitabile conseguenza di confonderne il gusto genuino . Le spezie poi non erano alla portata di tutti: costavano moltissimo ed erano vendute dallo speziale( il farmacista di allora) , tanto che in epoca medioevale erano divenute una sorta di ”status symbol“ della riccca gastronomia.
Non solo: il commercio delle spezie non era poi tanto pulito visto che era in mano ai commercianti chiamati pepieri, soprattutto navigatori non certo di primo pelo come non lo era Venezia che era divenuta punto importantissimo di incontri per tutti coloro che volevano rifornirsi di questi ingredienti, visto che le spezie non si coltivavano in Europa ma in Estremo Oriente e in Brasile.
Dunque cucina, e non solo