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Rubrica di Emanuela Medi
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Luglio 2019

Colorati con o senza sfumature, allegri, piacevoli certamente, compagni di convivialità: è il momento dei cocktail: ma vi siete domandati da dove proviene questa parola? Il termine è di origine anglosassone ed è composto d “ COCK”( GALLO) E “ TAIL” ( CODA) ,  tradotto in “ coda di gallo”. Ma cosa c’entra con il cocktail? L’origine della parola pare risalga al costume dei combattimenti con i galli che erano di moda in Francia, Inghilterra e Spagna . La leggenda dice che il proprietario di una osteria, in seguito ad una vittoria di uno dei suoi galli da combattimento, servì agli avventori una miscela alcolica molto forte che prese il nome della parte più appariscente del gallo, da cui il termine” coda di gallo”  a significare anche i tanti colori delle piume. Di leggende ve ne sono moltissime ma tutte con un comune denominatore: l’ora  dlla giornata dedicata agli incontri amichevoli, alle occasioni di lavoro e di rappresentanza. Non sarà una rubrica fissa ma il sabato dedichiamo volentieri ai nostri lettori una ricetta. Da San Candido e precisamente dal Post Hotel, Andrea Ciavarro  chef del bar ci propone il The Post Cocktail e il P-LongueCocktail : Eccoli! The Post Cocktail Ingredienti: Bitter Campari,Vermouth Carpano Antica

Per avere un’idea di cosa ci riserva il futuro, bisogna osservare i trend e le abitudini dei più giovani. È così per tutti i settori, e non fa certo eccezione quello del vino;  i dati  forniti da Vinitaly, sono  i millennials ad avere in mano la fascia di mercato con più bevitori, in questo caso ben il 42% del totale. Nel 2015, ad esempio, i millennials sono stati la fascia di persone che ha effettuato spese per il vino superiori a qualsiasi altra categoria merceologica.