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Rubrica di Emanuela Medi
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Novembre 2019

Come non dimenticare una incredibile esperienza: visitare Pompei con  le sue strade, gli affreschi , gli splendidi restauri che testimoniano la vita dei Romani tra la fine del I e II A:C: quando era al massimo splendore fino al 79D C quando tutto piombò nell’oscurità e nel buio.  Come non ricordare la Via dell’Abbondanza principale arteria del commercio e a Thermopolio la casa di Vesuvio Placido “ importante vineria” con la bottega e retrobottega..per piacevoli incontri! Ancora visibili le anfore vinarie e i larghi tondi incavi sulla mensa degli avventori in cui venivano collocate tazze e anfore per il vino…spesso miscelato ad acqua. In questo contesto  si sviluppa il progetto voluto dall’importante produttore campano Mastroberardino condotto dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei, che attualmente interessa 15 aree di vigneto per una estensione di un ettaro circa da cui si produce un uvaggio di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoos autoctoni vini campani. Erano gli stessi? L’importante è il recupero archeologico e storico