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Rubrica di Emanuela Medi
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Dicembre 2019

In Francia sono un piatto quotidiano, in Italia si consumano per lo più durante le feste natalizie. Considerate una leccornia in realtà il mercato offre una grande scelta di prezzi, pezzatura e produzione: le più famose le ostriche Gilllardeau ( le belon)  e le bretoni marennes dalla forma rotondeggiante le prime, triangolari le seconde, senza dimenticare quelle dalla forma allungata che i francesi dividono in spèciales e fines Ma è il gusto a fare la differenza: morbido le belon, più sapido e forte, le allungate. E se i francesi dettano legge, i primi  a considerarle un piatto raffinato furono i Romani che addirittura inventarono gli allevamenti , cultura ripresa dai vicini d’oltralpe che ben presto si sono resi conto del continuo e dannoso saccheggio dei banchi naturali. Raffinate e ecologiche si perché aiutano a ripristinare l’ecositema grazie alla loro capacità di filtrare l’acqua di mare. E ora veniamo a quello che maggiormente interessa: come aprirle e gustarle.  Se non volete rovinarvi irrimediabilmente le mani esiste un apposito coltello dalla lama corta e tozza che, inserito nel punto adatto, recide il muscolo e apre le due valve. Esistono poi le ostriche bucate e tappate da un leggero strato di cera che

Wine advocate di Parker, Decanter e James Suckling: i guru mondiali del settore assegnano punteggi altissimi a Bèru, il vermentino barricato della cantina sarda. La conferma della qualità rivoluzionaria dalla rivista Wine Advocate di Robert Parker, la Bibbia mondiale del vino che ospita le firme più prestigiose della critica enologica, come Monica Larner, la specialista di Parker per il vino italiano, che ha espresso un giudizio più che lusinghiero su Bèru, il vermentino “caratterizzato dalla fermentazione in barrique e dall’invecchiamento”, assegnando un prestigioso riconoscimento di  91 punti che rivelano l’unicità del vino gallurese per eccellenza. Dopo i 97 punti della medaglia di platino al Decanter, uno dei concorsi più importanti a livello mondiale, e i 92 assegnati da James Suckling, altro guru internazionale del vino, la cantina di Luogosanto incassa una nuova, positiva e importante valutazione. Al di là della soddisfazione in termini puramente professionali, i riconoscimenti della critica più autorevole rappresentano un lasciapassare fondamentale per il mercato americano e quello asiatico. “L’orizzonte commerciale della nostra azienda - commenta Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra- ha già raggiunto il mercato americano e quello dell’estremo Oriente. Inoltre, l’affermazione di Bèru rappresenta il superamento della sfida che Siddùra ha lanciato diversi anni fa: creare

Non si può dire che i vini muffati abbiano un nome molto poetico. Contrariamente a quanto induce a pensare il loro nome, non si tratta di prodotti andati a male, bensì di vini dolci di particolare valore dietro ai quali sta una lunga e sapiente preparazione Sono anche detti ‘vini botritizzati‘ e ci apprestiamo a spiegarvi il perché  :sul vitigno è presente una muffa nobile, la Botrytis cinerea, che richiede condizioni climatiche molto particolari: nebbia mattutina e sole pomeridiano. Senza un’alternanza perfetta di umidità e calore, la Botrytis non si può sviluppare nel modo desiderato. La muffa nobile, perforando la buccia dei chicchi, fa sì che quasi il 50% dell’umidità dell’uva evapori. Il succo dell’uva perciò si concentra e il grado zuccherino aumenta, trasformandosi in glicerina che poi darà rotondità al vino .La vendemmia di queste uve può durare diverse settimane perché richiede di selezionare solo i chicchi che hanno raggiunto il giusto stadio .La fermentazione dei vini muffati è difficoltosa e lunghissima, può anche durare un anno! In seguito, il vino passa in botte per 2-3 anni e infine viene imbottigliato. La muffa conferisce al vino un quid in più a livello di aromi e profumi (miele, spezie, frutti canditi, vaniglia,

La regina dei regali è l’enogastronomia preferita da un italiano su tre è la stima di Coldiretti nel penultimo fine settimana prima di Natale. Il budget messo a disposizione varia dai 100 - 300 euro per il 52% degli italiani ,sotto 100 euro per un 31% , il 14% dai 300 ai mille euro, pochissimi quelli disposti a spendere oltre i mille euro. Mano al portafoglio dunque complice la tredicesima per formaggi e salumi particolari, vini autoctoni con storia territoriale da raccontare, paste di grani antichi, conserve fatte in casa ,dolci regionali senza dimenticare il cenone e il pranzo all’insegna dei prodotti tradizionali di qualità. Ricerca e divertimento per rintracciare sapori da condividere anche con ricette e suggerimenti personali e pazienza se le festività natalizie saranno quest’anno più care rispetto il 2018 visto( dati Confcommercio) che per i regali gli italiani spenderanno  una media di 174 euro

Una palla a due speciale per l’avvio del campionato giovanile  2019-2020 alla presenza del Ministro Vincenzo Sadafora, in visita a all’IRCCS Santa Lucia di Roma dove lo sport terapia è uno strumento fondamentale per la neuroriabilitazione. Basket, quindi ma anche tennis tavolo, nuoto, scherma calcio balilla le attività per i tanti giovani segnati da handicap neuro- motori. In loro aiuto gli esoscheletri. Nel Laboratorio di Neuroriabilitazione Robotica diretto dal Dottor Marco Molinari, il Ministro ha assistito a una dimostrazione del training dedicato ai pazienti con lesioni spinali per l’utilizzo dell’esoscheletro, lo strumento robotico indossabile che attraverso l’interazione intelligente con il corpo umano consente di mantenere la posizione eretta e camminare a persone che hanno perso l’uso delle gambe. Sullo sviluppo di esoscheletri evoluti  Marco Molinari ha spiegato “Mentre nell’attività clinica di neuroriabilitazione impieghiamo quotidianamente queste tecnologie, avvalendoci di personale altamente specializzato, la sfida che stiamo affrontando sul fronte della ricerca è quella di raggiungere il massimo grado possibile di personalizzazione di questi dispositivi, per supportare al meglio ogni paziente”

Uno studio italiano condotto su ventitremila persone, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, mostra come consumare regolarmente questa spezia comporti una riduzione del rischio di mortalità cardiaca del 40 % e di quella per cause cerebrovascolari di oltre il 60% Il peperoncino piccante è un ospite molto frequente sulle tavole degli Italiani, e nel corso dei secoli sono stati in tanti a decantarne virtù terapeutiche di vario tipo. Ora una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Università dell’Insubria di Varese e del Cardiocentro Mediterranea di Napoli, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology (JACC), mostra come le persone abituate a consumarlo regolarmente abbiano un rischio di mortalità per ogni causa  ridotto del 23% rispetto a chi non lo gradisce. Lo studio ha preso in esame 22.811 cittadini del Molise partecipanti allo studio Moli-sani. Seguendo il loro stato di salute per un periodo medio di circa 8 anni, e confrontandolo con le loro abitudini alimentari, i ricercatori Neuromed hanno potuto dimostrare come nelle persone che consumano regolarmente peperoncino (4 volte a settimana o più)  il rischio di morire

12 miliardi di euro l’anno: è lo sperpero alimentare dentro le mura di casa: uno spreco cui le famiglie italiane non sembrano farci caso, visto che è naturale buttare nel cestino della spazzatura “gli avanzi” e tutto quello che alla rinfusa è stato stivato nel frigorifero salvo rivelarsi scaduto e spesso ammuffito. Lo rivela una ricerca effettuata dall’Università di Bologna e dal Ministero dell’Ambiente su un campione di 400 famiglie. Il dato interessante è  la mancata percezione dello sperpero e dei propri errori mentre marcata è la tendenza a incolpare gli sprechi nel settore commerciale (ristoranti, bar) e in quelli pubblici (scuole, ospedali). Da qui la campagna Spreco Zero (sprecozero.it) volta a sensibilizzare le famiglie a adottare buone  pratiche come la lista minuziosa della spesa, il controllo della scadenza riportata sulle etichette, l’utilizzo ordinato del frigo.

Pane e olio : una merenda d’altri tempi ma tornata di attualità grazie al progetto nelle scuole di Diano Marina con olio DOP Riviera Ligure. E' così dal primo giorno di questo anno scolastico, le famiglie sono state infatti invitate a fornire ai figli solo il pane per la " Sana Merenda": l'olio DOP lo ha fornito il Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva DOP Riviera Ligure. Un progetto che il Consorzio ha sviluppato con l’Istituto Comprensivo di Diano Marina, diretto da Patrizia Brosini, comprendente cinque classi della scuola primaria  e tre sezioni della scuola dell’infanzia “L’Aquilone”. "Con questa iniziativa abbiamo voluto sensibilizzare anche i più piccoli sul tema di una corretta alimentazione dove l'olio, ricco di antiossidanti e di vitamine utili alla crescita, ha un ruolo centrale" - spiega Carlo Siffredi, presidente del Consorzio di Tutela dell'Olio DOP -. L'iniziativa a Diano Marina rientra perfettamente nelle direttive ministeriali volte a migliorare la dimensione nutrizionale dei bambini Un bambino su tre nella fascia 6-9 anni in Italia è sovrappeso o obeso, il tasso maggiore di tutta l'Europa. Il rapporto sulla malnutrizione infantile della Ong Helpcode sottolinea che sono circa 100mila i bambini in sovrappeso nel nostro Paese, con una prevalenza dei maschi

Oggi mi soffermerò sulla parola che, in vicinanza del Natale e una settimana dopo, in prossimità della fine dell’anno, pronunciamo con più frequenza, con più intensità, con più speranza: AUGURI. Anzi, quasi che non bastasse pronunciarla, la raddoppiamo: Auguri, auguri; la moltiplichiamo per il magico numero di mille: Mille auguri; tentiamo addirittura di declinarla all’infinito: Infiniti auguri. 

“I colori dello Champagne” è la quarta tappa di un viaggio visivo-sensoriale alla scoperta delle sensazione che può offrire uno Champagne…questa volta in abbinamento con l’arte. La proposta in un incontro organizzato recentemente a Milano dal Bureau du Champagne che ha voluto mettere a confronto alcune grandi opere e le bollicine attraverso un comune linguaggio. Dopo olfatto, udito e tatto, la vista è stata la protagonista di una degustazione condotta da Pietro Palma, ambasciatore per l’Italia ,dello Champagne 2018 e da Arianna Piazza storica dell’arte. La degustazione si è basata sulla capacità evocativa dei colori delle opere d’arte in rapporto ai colori dello champagne: dall’oro antico, al giallo grigio o verde, al paglierino e rosa salmone. Anche alcune parole usate per descrivere un’opera d’arte    come” tessitura” e” sfumatura” sono risultate essere le stesse per una bollicina” : un modo, anche questo, diverso per descrivere il vino pardon , uno champagne. Dall’incontro è emerso che dei cinque sensi, la vista  è quello maggiormente in grado di svelare i segreti racchiusi in un bicchiere: colore dal colore giallo-verde dello Chardonnay, alle tonalità più scure del  Pinot Nero, ai rosa pallido e/o aranciati legati all’invecchiamento della bottiglia. Che lo champagne sia sempre