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Rubrica di Emanuela Medi
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Dicembre 2020

#ILNOSTROCUOREAPERTO è l’iniziativa organizzata per l’ultimo giorno del 2020 da Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, e dalla Federazione italiana Cuochi, in particolare dal Dipartimento Solidarietà Emergenze, in 12 città italiane. Un gesto  di solidarietà  verso le persone più fragili   a  conferma del  valore sociale di questo mestiere, che, in questo anno ormai alle spalle, è stato ogni giorno più complicato.  #ilnostrocuorerestaaperto, vedrà il 31 dicembre a partire dalle ore 10 gli chef della Fic e i delegati della Fipe cucinare fianco a fianco migliaia di pasti da distribuire in dodici strutture assistenziali da Bari a Bologna, da Olbia a Firenze, da Milano, a Napoli, a Trieste. Le modalità di preparazione dei piatti, così come le quantità, saranno diverse da città a città, per un totale di migliaia di pasti solidali. “Con 160 giorni di chiusura forzata e la messa in discussione della sopravvivenza di tantissime imprese e posti di lavoro – sottolinea il presidente di Fipe Confcommercio, Lino Enrico Stoppani - il 2020 è stato un anno a dir poco drammatico per la ristorazione italiana.  Ma la solidarietà ha forse ancora più valore proprio nei tempi difficili:  perché aiutare gli altri ci aiuta a ricordare autenticamente chi siamo. Iniziative

Se c’è stato un carattere distintivo del 2020 è la cancellazione di fiere, eventi ,incontri a livello internazionale, lo stop dell’Horeca con la ristorazione chiusa che hanno costretto il mondo del vino a cambiare strategie. Una nuova opportunità  dicono molti esperti- che ha aperto strade diversificate  di vendita certamente interessanti come l’online con le enoteche digitali ,l’esplosione del canale della Gdo e di comunicazione come i winebar e le molteplici piattaforme online. A partire da un contenimento delle perdite sperando di tornare ai livelli del 2019 Le stime si aggirano su un valore di 6,1 miliardi euro: -4,6% sull’anno precedente (fonte Osservatorio Wine Monitor-Vinitaly). Quanto ci vorrà per tornare a livelli accettabili: due anni di passione, voglia di continuare e tanta tanta pazienza. Eppure il nostro paese qualche piccola fortuna l’ha avuta a partire dai dazi USA che non hanno toccato il mondo enoico per ben due volte,  a differenza dei francesi, consegnando un export dei fine wine certamente positivo. Ma è tempo di Covid e Marzo ci  da la mazzata del lockdown , in Italia entra vigore  il Dpcm che renderà tutta la Penisola zona rossa: anche negozi e ristoranti sono costretti in parte o in  tutto a chiudere  con perdite economiche

Non solo al momento del pranzo  del cenone del 31: il vino è sempre il dono più gradito. Inoltre un buon vino ha la stessa importanza del cibo nella preparazione di un menù perché fondamentale per esaltare i sapori delle ricette, soprattutto nelle occasioni speciali anche se quest’anno, la festa più attesa, allegra e conviviale verrà vissuta all’insegna della sobrietà, della prudenza e dell’intimità…  Allora che cosa scegliere se il menu è pronto? Con le etichette di Fattoria Mantellassi (l’azienda di Magliano in Toscana, top tra i leader del Morellino di Scansano, che quest’anno ha compiuto i sessant’anni di attività), il calore è assicurato. Potete puntare su una selezione di rossi, dal San Giuseppe, al Mentore, da Punton del Sorbo, al Mago di Oz. Quest’ultimo, in realtà, si chiama Mago di 03 ed è un vino realizzato senza solfiti aggiunti. Perché Mago di Oz? La magia la scoprirete nella grafia dell’etichetta! Fino ai più corposi e maturi Querciolaia e Le Sentinelle, vini dagli eccellenti caratteri organolettici.  Tra i bianchi, ecco il Lucumone, fresco e fruttato, o il premiatissimo Scalandrino, Vermentino DOC 100% della Maremma Toscana. Il gusto in “rosa”, invece, appartiene a Maestrale, un vino che sprigiona gli aromi di fiori e di frutti

Bene la produzione mondiale di olio di oliva che secondo le stime  del Coi - Consiglio Oleicolo Internazionale per la campagna 2020/21  sarà di  3,3 milioni di tonnellate, il 3% in più sulla precedente.  Al primo posto la Spagna,  che avrà si una buona annata ma aldi sotto delle previsioni per cause climatiche avverse. L’’Italia secondo i dati elaborati da Ismea  e Unaprol avrà una produzione ridotta addirittura del 30% rispetto lo scorso anno, attestandosi  per la campagna 2020/21  a 255.000 tonnellate. Bottle pouring virgin olive oil in a bowl close up Non male la Grecia la cui produzione sarà più o meno analoga a quella dello scorso  anno. Fuori l’area della comunità europea troviamo la Tunisia e la Turchia che anche loro hanno subito flessioni , anche se non notevoli . In totale quindi stando a queste prime stime, la Ue dovrebbe produrre poco più di 2,3 milioni di tonnellate, il 19% in più sul 2019, mentre la produzione dei paesi extra Ue, con meno di un milione di tonnellate, dovrebbe diminuire del 22%.

Forse non è stato  l’accordo sperato, ma il mercato dell’Unione Europea non esce troppo malconcio dal patto siglato tra Ursula Von der Leyen e Boris Johnson. Un accordo che  non prevede dazi o quote a partire  da quelle dell’agroalimentare italiano che in Inghilterra ha il quarto mercato per un valore complessivo di 3,4  miliardi di euro. Sufficientemente soddisfatti molte esponenti politici e di  partire dalla Ministra della Politiche Agricole, Teresa Bellanova che dice. “Ho appreso con soddisfazione del raggiungimento di un’intesa sui futuri rapporti commerciali tra la Ue e il Regno Unito. Confidiamo sia un buon viatico per il nostro export in un momento già molto complesso. L’Italia - commenta la Bellanova - potrà continuare ad esportare prodotti agroalimentari senza dazi e senza quote e questo è un risultato importantissimo. È poi assicurata la prosecuzione della massima tutela alle indicazioni geografiche esistenti al 31 dicembre 2020, come previsto dall’accordo di recesso, e ci ripromettiamo di lavorare con i Paesi like-minded affinché adeguata protezione sia data anche alle future Indicazioni Geografiche registrate dopo il definitivo abbandono del Regno Unito dall’Ue”. Soddisfatte anche le organizzazioni di settore come Cia-agricoltori che sollecita una stretta governance sull’accordo per evitare danni ai prodotti maggiormente esportati in UK

La ministra Bellanova interviene al vertice informale Agrifish-Onu sui sistemi alimentari chiedendo di evitare le semplificazioni sul cibo perché occorre invece sostenere e valorizzare le diversità che ogni territorio-distretto produttivo mette in campo. Pensiero totalmente condivisibile, come tecnico, perché nel comparto cibo-vino la parola diversità si manifesta in biodiversità, sostenibilità, cultura, ambiente, presenza sul territorio: elementi  che fanno la differenza e creano valore aggiunto alle persone, siano esse produttori e/o consumatori. La dimensione storico-culturale del cibo e del vino non è un parametro secondario, o da relegare dietro ad un semplice semaforo a soli due colori e con soli due parametri. L’Italia, ma anche l’Europa, da quasi 60 anni punta sulla differenza e sulla caratteristica individuale del binomio origine-prodotto. Tutto questo va inquadrato, anche, nei diversi accordi bilaterali e in accordi comuni fra paesi diversi: semplificare non vuol dire contrastare lo spreco alimentare o produrre cibo sano. Da qui la proposta di un fondo destinato alla lotta e gestione degli sprechi, partendo proprio da dati raccolti non chiari, in modo che vi sia un recupero di eccedenze e riordino del fabbisogno a vantaggio delle popolazioni e persone più deboli, più esposte emerse con il periodo Covid. E’ una sfida che

Da tempo Pompei ci restituisce, attraverso gli scavi,  usi  e costumi della vita dei romani e la recentissima scoperta del magnifico termopolio del Regio V ne è  un'ulteriore conferma. Ma il valore di questo scavo non è solo nell’averci dato una “ fotografia” di storie di uomini e donne del passato  ma nel lavoro congiunto di tante esperienze e professionalità diverse. Come dice Carla Sfameni ricercatrice del CNR-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale” Per noi ricercatori questo ritrovamento ha grande rilevanza perché ha dimostrato il lavoro di un team composto da  competenze diverse come antropologi, archeologi, storici, sismologi che hanno lavorato insieme per dare un'identità a questo termopolia in un momento preciso della sua storia che ha potuto così essere ricostruita , dandoci preziose informazioni.  In questo caso storia, archeologia, antropologia , scienze  sono diventate più concrete nella ricostruzione anche di microstorie  del passato dando vita a un modello di interventi, i soli che possono dare risultati importanti come quello di Pompei”. Non è un caso che nell’attuale Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale abbiano confluito i 4 Istituti Cnr che fino allo scorso anno si occupavano di studi sul patrimonio culturale.  Un pò street food, fast food, tavole calde, baretti

Nel 2020, a causa del Covid con un crollo dei consumi del 10,8% (pari ad una perdita di 120 miliardi di euro sul 2019 ) si stima la chiusura definitiva di più di 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi a fronte di 85mila nuove aperture. Pertanto, la riduzione delle aziende in questi settori sarebbe di quasi 305mila imprese (-11,3%). E’ quanto riporta l'Ufficio studi di Confcommercio : delle 240mila imprese sparite dal mercato a causa della pandemia - prosegue la nota - 225mila si perdono per un eccesso di mortalità e 15mila per un deficit di natalità.  Una riduzione del tessuto produttivo che risulta particolarmente accentuata tra i servizi di mercato, che si riducono del 13,8% rispetto al 2019, mentre nel commercio rimane più contenuta, ma comunque elevata, e pari all'8,3%. Tra i settori più colpiti, nell'ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%).Nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). C'è poi tutta la filiera del tempo libero che, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente un vero e proprio crollo con la sparizione