Funambolico, polimorfico, cerebrale e aristocratico. Il Greco di Tufo non ha l’avvenenza, l’estro da rockstar del fratello Fiano, ma riesce ad interpretare l’annata , il “genius loci” e la personalità del produttore in maniera ancor più precisa e coerente. Funambolico lo è per via dei suoi equilibri precari: lo si vendemmia in anticipo e si ottiene un vino aspro; lo si lascia in vigna qualche mattinata in più e - ammettendo che gli acini non vengano danneggiati da qualche scroscio improvviso - si rischia di dar vita un vino seduto, pesante, sovrabbondante. Cerebrale e aristocratico perché, per apprezzarlo fino in fondo, bisogna conoscerlo, sapere com’è stata l’annata e quali sono le caratteristiche del vigneto da cui proviene. Altrimenti si rischia di non comprenderlo, soprattutto se è figlio d’annate bizzarre come le ultime due.
I millesimiDifficile trovare annate più diverse e contrastanti di quelle di quest’ultimo biennio. Gli unici denominatori comuni del ‘18 e ‘19 sono stati l’andamento altalenante e la piovosità quasi monsonica nel periodo primaverile. Per il resto, le stagioni hanno offerto condizioni diametralmente opposte, ma chi ha saputo far fronte alle avversità - troppa pioggia, umidità, vigoria produttiva nella ‘18, sbalzi climatici, qualche grandinata e maturazione disomogenea nella ‘19