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Rubrica di Emanuela Medi
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Agosto 2020

Sifilide, malaria, tifo, avvelenamento: a 500 anni dalla scomparsa del genio del Rinascimento Raffaello Sanzio, avvenuta dopo giorni di malattia il 6 aprile 1520, quando il pittore aveva solamente 37 anni, la causa precisa della sua morte la si vuole  ancora circondata da un alone di mistero. Ora una ricerca dell'Università di Milano-Bicocca, basandosi su testimonianze dirette e indirette dell'epoca, ha fatto luce tra queste ipotesi, indicando la polmonite come la più plausibile. E inquadrando il trattamento terapeutico allora adottato – il salasso – all'interno di un dibattito medico-sanitario vivace e non così omologato come a volte si è portati a pensare. Michele Augusto Riva Lo studio, dal titolo “La morte di Raffaello. Una riflessione sul salasso nel Rinascimento” (The death of Raphael: a reflection on bloodletting in the Renaissance,  https://doi.org/10.1007/s11739-020-02435-8) è appena stato pubblicato da “Internal and Emergency Medicine”, la rivista ufficiale della Simi – Società italiana di medicina interna, a cura di Michele Augusto Riva, ricercatore di Storia della medicina dell'Università di Milano-Bicocca, Michael Belingheri, ricercatore presso lo stesso ateneo e dai medici Maria Emilia Paladino e Marco Motta. «Ci siamo basati su alcune fonti dirette e indirette dell'epoca – spiega Riva – che mi hanno permesso di approfondire le circostanze della morte di Raffaello. Oltre a “Le vite” del Vasari, fonte irrinunciabile ma

E ’Grottaglie (Taranto), la regina dell’uva da tavola con una produzione di 5oo mila quintali su un terreno coltivato di circa 2mila ettari per un fatturato di quasi 38 milioni di euro. La varietà Vittoria è la più conosciuta ed apprezzata per i suoi grappoli a forma di piramide, per i suoi chicchi grandi e la lieve dolcezza. Interessante è anche apprendere che l’uva Vittoria è molto digeribile, nutriente, energetica, ricca di virtù terapeutiche come la capacità antiossidante, disintossicante, diuretica e di tante altre note nel campo della medicina.Grottaglie è insignita del titolo di Città delle uve e la coltivazione dell’uva rappresenta uno dei principali settori economici della città.Proprio per questo a breve sarà attivo il Centro Servizi per l'agricoltura.

L’Alto Adige sbaraglia  e si accaparra i miglior Pinot Nero decretati dalla giuria del Concorso  all’edizione n.19 che se pur rimandata causa il Coronavirus al 2021, non ha comunque scoraggiato  gli assaggiatori a passare in rassegna gli 81 Pinot Nero arrivato da 10 diversi territori lungo la penisola. E sbaraglia il “LUDWIG” 2017 di Elena Walch con 90,3 punti che conquista il gradino più alto: una lunga storia  la sua che si accompagna a quella del Pinot Nero in Alto Adige “ L’alto Adige- dice Elena Walch è una zona particolarmente vocata per questo vitigno per le condizioni climatiche  ideali: ambiente fresco, altitudini quasi di montagna (si coltiva anche oltre i 700 msl,  con forti escursioni termiche). Tutto questo sottolinea la produttrice, conferisce al Pinot Nero altoatesino grande freschezza che troviamo nel bicchiere. La sua brillantezza non è superficiale ma rivela una notevole profondità  cui si accompagnano  i profumi, (caratteristica questa di tutti  i vini altoatesini che beneficiano del particolare microclima ) Il Pinot Nero- sottolinea ancora Elena Walch, veramente ha impresso al nostro territorio una marcia in più  tanto da differenziarlo sia dal cugino francese di cui ne riprende l’eleganza e la raffinatezza, ma in particolare da altri Pinot Nero

Il vino e’ un bene nazionale per imprese, bilancio, export, occupazione. Sotto l’ombrellone beviamo effervescente e spumeggiante. Fa allegria e dinamicita’. La qualità organolettica delle bollicine italiane sembra non essere più in discussione. Con il piccolo fenomeno franciacorta di 15-18 anni fa che ha iniziato a scalfire l’immagine e il valore simbolo e storico dello Champagne e poi l’avvento prepotente e dirompente del Sistema prosecco Docg-Doc di 5-7 anni fa. Il 2019 ha sancito e confermato alcuni primi posti dell’Italia spumeggiante: primo paese produttore al mondo e primo esportatore per volumi, il primo paese al mondo per la più alta biodiversità di vitigno da cui si ottengono uve per i vini spumanti. Prodotte 750 milioni di bottiglie e qualche milione meno spedite e consumate in 365 giorni, in 116 paesi, per un valore all’origine di    1,892     mld/euro e un valore al consumo globale (nazionale e estero) di 6,181    mld/euro. Consumo interno nazionale non elevato ma buono arrivando a sfiorare le 200 mio/bott, ben 545 mio/bott esportate (di cui 430 targate docg e doc Prosecco). Il vino spumante è sempre più un biglietto da visita e di attrazione turistica importante, per questo il Covid19 sta influenzando consumi e valore già nel

101 esima vendemmia de La Scolca per i suoi Gavi e Spumanti. “Un anno segnato dall’incertezza e dalle molteplici complessità dovute al Covid-19 - dice Chiara Soldati alla guida dell’Azienda- che non hanno fermato il nostro impegno nella cura del vigneto. Oggi si comincia il taglio di Sauvignon e Pinot Nero per poi proseguire tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima con il taglio delle basi spumante di Cortese. Quest’anno si preannunciano vini con gradi alcolici nello standard, una vendemmia dall’andamento climatico quasi perfetto per le uve a bacca bianca della Cantina La Scolca. Tutti gli elementi che compongono la bacca hanno raggiunto il giusto equilibrio, produrranno sentori eleganti e bilanciati con eccellente corrispondenza gusto/olfattiva. La vendemmia 2020 si preannuncia con una situazione di buona sanità delle uve sostenuta da un andamento climatico positivo che farebbe sperare in una interessante annata, anche dal punto di vista qualitativo.

“C’è gran voglia di produrre e lavorare ma sulle rese più basse la decisione finale la prenderemo a fine maggio al termine della fioritura: la maggior parte dei produttori (330) della Cantina San Michele Appiano, sono comunque propensi  ad adottare questa misura in linea con le difficoltà del momento. “ Parla Hans Terzer famoso winemaker alla guida di una delle più prestigiose cantine dell’Alto Adige.  Terzer mantiene lucidità mentale, pragmatismo , fermezza nel perseguire i suoi obiettivi,: non scadere in  qualità, territorialità, vini puliti, facilmente riconoscibili, piacevoli a bersi. “ Dobbiamo fare attenzione- dice- a non eccedere comunque sul discorso della rese perché questo potrebbe significare vini più alcolici, meno asciutti, stucchevoli, di color giallo carico che la gente del luogo non è abituata a bere per non parlare dell export. Inoltre- precisa il winemaker- la sfogliatura che inizia in questo momento è molto delicata perché abbiamo il pericolo delle gelate primaverili  come quella del 2017 che ha distrutto il 30/40 per cento della produzione Vini bianchi dunque di cui l’Alto Adige è orgogliosa, eccellenza italiana ben rappresentati dai due vini della cantina di San Michele Appiano il Pinot Bianco Schulthauser 2019 e il Sauvignon Lahn sempre 2019 presentati in una video

Con i suoi 2000 km di costa La Sardegna è caratterizzata dalla presenza di vigneti secolari sparsi fra un entroterra montuoso e migliaia di nuraghi; come la mondo la “Bacu Biladesti” a Urzulei (NU) uno degli esemplari più longevi al mondo, un ceppo di Vitis Sylvestris dalla circonferenza di 134 cm costituita da tralci intrecciati con tronchi di ontano e corbezzoli che secondo il Dipartimento di Ricerca della Regione Sarda possiede almeno 1000 anni. Nell’estremo lembo Nord-Orientale della Sardegna si estende la Gallura, regione storica costantemente battuta dai venti dal terreno granitico; il Vermentino qui libera carattere e personalità e viene utilizzato dal 1996 nella DOCG Vermentino di Gallura per almeno il 95%. La sua presenza sull’isola occupa una superficie di 4.300 ha circa e insieme al Cannonau rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica regionale. Con una superficie di circa 7500 ha, il Cannonau rappresenta il 30% della superficie vitata sarda e trova la sua terra d’elezione ad Ogliastra. La DOC Cannonau ne prevede l’impiego per almeno l’85% (min. 90% per la tipologia "Classico") e si articola nelle tre sottozone: Jerzu, Oliena e Capo Ferrato; in uvaggio con il Bovale sardo e la Monica, partecipa alla Doc Mandrolisai. All’estremo Sud, perlopiù su terreni

Funambolico, polimorfico, cerebrale e aristocratico. Il Greco di Tufo non ha l’avvenenza, l’estro da rockstar del fratello Fiano, ma riesce ad interpretare l’annata , il “genius loci” e la personalità del produttore in maniera ancor più precisa e coerente. Funambolico lo è per via dei suoi equilibri precari: lo si vendemmia in anticipo e si ottiene un vino aspro; lo si lascia in vigna qualche mattinata in più e - ammettendo che gli acini non vengano danneggiati da qualche scroscio improvviso - si rischia di dar vita un vino seduto, pesante, sovrabbondante. Cerebrale e aristocratico perché, per apprezzarlo fino in fondo, bisogna conoscerlo, sapere com’è stata l’annata e quali sono le caratteristiche del vigneto da cui proviene. Altrimenti si rischia di non comprenderlo, soprattutto se è figlio d’annate bizzarre come le ultime due. I millesimiDifficile trovare annate più diverse e contrastanti di quelle di quest’ultimo biennio. Gli unici denominatori comuni del ‘18 e ‘19 sono stati l’andamento altalenante e la piovosità quasi monsonica nel periodo primaverile. Per il resto, le stagioni hanno offerto condizioni diametralmente opposte, ma chi ha saputo far fronte alle avversità - troppa pioggia, umidità, vigoria produttiva nella ‘18, sbalzi climatici, qualche grandinata e maturazione disomogenea nella ‘19

“Abbiamo avuto un andamento stagionale difficile con alternanza di forti piogge e caldo – dice Sandro  Bottega alla guida di Bottega S.P.A -ma ora gli acini sono molto belli gonfi e regolari, cosa che non succedeva da anni. La vendemmia si svilupperà da noi in due tempi 7/8 settembre per i filari più bassi, dopo il 15 in collina. Certamente recupereremo con una  produzione di prosecco di qualità  ma con un -10% in meno. Contraccolpi Covid- dice Bottega- tanti- a partire dallo stop sui voli, la crisi della ristorazione, il forte calo della vendita all’estero. Ma certamente riprenderemo le nostre posizioni”