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Rubrica di Emanuela Medi
 

A 30 settimane di gestazione il feto avverte gli odori:  il più sentito è l’alcool della madre

“Un aspetto molto interessante che si verifica durante la gravidanza è la capacità da parte del feto, nel liquido amniotico, di  avvertire   gli odori, e lo fa a partire dalla  30sima settimana di gestazione”.

Mi colpisce questa  affermazione di Sergio Pecorelli scienziato di  fama internazionale Professore di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università degli Studi di Brescia che da cinque anni si è gettato a capofitto in un progetto internazionale “I primi mille  giorni di vita”,progetto supportato dalla Fondazione Giovanni  Lorenzini di Milano e rivolto ai papà e alle mamme e che desiderano  avere  un figlio o sono già in stato interessante.  Obiettivo: studiare tutti quei meccanismi che intercorrono tra madre e feto affinché questi nasca sano, e non solo, ma preparare le mamme e i papà a condurre uno stile di vita il migliore possibile prima del concepimento, adottando accorgimenti spesso poco conosciuti agli stessi medici, proprio per “confezionare” i migliori spermatozoi e cellule uovo per la fecondazione. In termini scientifici, l’epigenetica delle cellule germinali. Certo mille giorni non sono pochi! Ma ho cercato di riassumere alcuni dati che mi hanno particolarmente colpito, a partire dagli odori.

Prof Pecorelli: trenta settimane e il feto sente gli odori?

Certamente.E’un’acquisizione scientificamente provata. A 30 settimane di gestazione, il feto nel liquido amniotico sente gli odori, ovviamente quelli trasmessi dal mangiare della mamma e questo probabilmente spiega perché mamme che ad esempio mangiano le carote in gravidanza, hanno il bambino cui piacciono le carote.

Perché è importante l’odore per il bambino?

Perche è l’unico stimolo sensitivo che nel cervello non passa attraverso il talamo, ma va direttamente al bulbo olfattivo e da questoall’amigdala e cioè in quella regione del cervello (bilateralmente ) che partecipa alla elaborazione degli stati emozionali quali il piacere, la felicità, la tristezza, la rabbia o la paura e che è implicata nell’eccitazione e nei processi decisionali. Dall’amigdala si sviluppa una trasmissione immediata dell’odore all’ippocampo anteriore, che è l’organo nel cervello deputato anche alla memoria. Quindi è rapidissimo il passaggio dal momento in cui il feto avverte l’odore a quello in cui lo memorizza e tutto questo a sole 30 settimane!

C’è un odore particolare che vi preoccupa?

E’ l’odore dell’alcool nelle gestanti bevitrici: avviene, infatti, un fenomeno particolare a causa dell’odore intenso dell’alcool stesso che è subito captato dal feto.  Tanto che appena nato (da 1 a 14 giorni dopo la nascita) se il piccolo sente l’odore dell’alcool, immediatamente ha una reazione di eccitamento negativo (espressioni facciali) nei confronti dello stesso. L’esposizione prenatale all’alcool può, infatti, portare a problematiche comportamentali e cognitive nel bambino, grazie al fatto che molte delle regioni cerebrali colpite dalla presenza dell’alcool trasmesso dalla madre bevitrice, sono collegate anche alle vie olfattive. Inoltre, in alcuni di questi bambini sono stati identificati deficit olfattivi permanenti.

Tutto questo ci apre a un mondo interessante cui gli anglosassoni hanno attribuito un nome:bonding.

Sì,bonding da bond ovvero legame, appunto legame madre-bambino perché il piccolo – sentendo l’odore della madre attraverso il liquido amniotico – quando nasce- cerca la madre che sprigiona quell’odore che aveva sentito e memorizzato in  utero: questo spiega il perché quando il piccolo piange e lo si pone sul ventre della madre, è molto probabile che smetta di piangere semplicemente perche riconosce l’odore della madre. Sarebbe diverso se invece della madre vi fosse un’altra persona. C’è un’altra considerazione importante nel rapporto madre e figlio durante la gravidanza che riguarda un altro organo non secondario: la placenta. Questa si comporta diversamente se il nascituro è maschio o femmina : per esempio la placenta fa passare più  nutrienti al feto maschio ma più energie al feto femmina, o reagisce in modi diversi agli stress materni. Ancora, se parliamo dei nutrienti,acido folico in primis, ferro, calcio, vitamina D, proteine…. Certo tutti importanti e non tutti contenuti in misura sufficiente nei cibi: onestamente pochi sanno che i folati (acido folico) devono essere assunti, per avere l’effetto protettivo, almeno 180 giorni prima il concepimento, o che la cronobiologia ci consiglia di assumere le proteine nella seconda metà della giornata.

Vegani, vegetariani, una filosofia di vita, ma per le mamme?

Che cosa succede se una mamma vegana non assume supplementi come vitamina B 12?Succede che quasi certamente il feto avrà un importanti deficit dello sviluppo del sistema nervoso centrale con conseguenze terribili quali il ritardo mentale. E questo è ampiamente provato.Pochi sanno che se la madre ascoltasse musica melodica due volte al giorno per soli 15 minuti ciascuna e “parlasse” giornalmente al bimbo in utero con ninna-nanne o raccontando una storia come se il bimbo fosse lì, fuori dall’utero, le probabilità che il futuro bimbo abbia una sindrome autistica si riducono quasi a zero. Parlare con il proprio bimbo nel grembo e fargli indirettamente ascoltare musica migliora i comportamenti futuri del bambino perché musica e voce sono capaci di andare a colpire alcune aree cerebrali, una delle quali è l’ippocampo,impedendo anche il formarsi della base biologica della sindrome autistica.

Questo programma, che si avvale di un comitato scientifico internazionale, a chi viene comunicato?

Il programma si avvale di un Comitato Scientifico di altissimo livello, che, guidato dalla Giovanni Lorenzini Medical Foundation, si riunisce presso la Scuola di Medicina del Mount Sinai a New York. Stiamo sperimentando corsi in America, a New York,con figure professionali non mediche quali ostetriche, fisioterapisti, insegnanti di meditazione e yoga e anche “pregnancy coach” che, anche con l’aiuto di una app, seguono giorno per giorno- secondo un programma definito- le mamme  e i papà , ricordano loro cosa devono fare, quali alimenti mangiare e cosi via.

Emanuela Medi, giornalista scientifica

 

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