Il made in Italy che fa bene all’ambiente: è il progetto agri-tessuti, una best practice nel campo del tessile dalle grandi potenzialità. Tante storie raccolte in un volume “Filare, tessere, colorare creare,” frutto di un questionario condotto da Donne in Campo Cia-Agricoltori-Italiani e Ispra dedicato agli agri tessuti : un progetto “green” che fa moda e aiuta l’ambiente.
Oggi una maglietta richiede, in media 2.700 litri di acqua per essere prodotta, genera elevate emissioni di CO2 e utilizza per lo più fibre e coloranti di sintesi con innegabili conseguenze di allergie da contatto., come innegabile è l’aumentata richiesta del tessile ecologico prodotto con fibre naturali destinata a crescere nel mondo del 63% entro il 2030 . Certo non è stata solo questa la motivazione che ha spinto Donne in Campo Cia-Agricoltori e ISPRA a promuovere agri-tessuti, ma molto altro come spiegheremo più avanti. Colorare tessuti e accessori con tinte al 100% naturali realizzate con gli scarti agricoli come le scorze del melograno, le tuniche delle cipolle ramate, i residui di potatura dei ciliegio e dell’ulivo, portare in passerella (un sorta di viaggio intrapreso da Francesca Dini e Anna Maria Russo) abiti di origine forestale prodotti da filati di cipresso, tessuti in sughero, eucalipto e faggio, conquistando un posto d’onore al palazzo di vetro delle Nazioni Unite di New York.
Tante le storie come quella di Gianni Berna, ex economista, che per anni ha elaborato e seguito progetti di sviluppo in Africa e Asia e che è riuscito a creare con gli alpaca una filiera del tessile naturale: oggi Berna produce maglioni, coperte, partendo dall’allevamento del gregge, passando per la tosatura e filatura della lana al confezionamento . Moda da riviste patinate ? Assolutamente no: si tratta di nuovi sistemi di produzione a minor impatto ambientale come richiede l’ONU nell’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile , ma anche lo spirito e l’anima di Donne in Campo una associazione impegnata nella valorizzazione di tutti i metodi di produzione agricola ecocompatibili con particolare attenzione alla salvaguardia della stabilità e fertilità dei suoli.. Nata nel 1999, è componente della Confederazione Italiana agricoltori, fortemente impegnata nel territorio italiano a costruire reti di imprenditrici agricole con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, senza per’altro dimenticare i valori dell’agricoltura e dei suoi prodotti.
“La vicinanza tra le donne e il tessere è vivissima” dice Pina Terenzi , presidente nazionale Donne in Campo Cia-Agricoltori italiani citando il lavoro di un’archeologa tessitrice dell’Aquilano, Assunta Perilli, che ha riscoperto un’antica varietà autoctona di lino, arrivando a confezionare il kilt donato a Carlo d’Inghilterra dal sindaco di Amatrice dopo il terremoto del Centro Italia.
Non sono pochi coloro che sostengono quanto il recupero di piante e scarti di coltivazione a uso tintorio, contribuisca a riqualificare aree dismesse o degradate, a consolidare i versamenti grazie all’elevato adattamento pedo-climatico per la tutela del paesaggio e della biodiversità. Insomma il rifiuto come risorsa : accade nel Consorzio biellese che raccoglie la lana grezza prodotta dagli allevamenti ovini da latte e da carne italiani, considerato sottoprodotto da smaltire, per trasformarli in flati di pregio. Un business del tessile ecologicamente orientata, pari al 20% del fatturato del settore in Italia (4,2miliardi) senza contare che già il 55% degli italiani- secondo il Global Lyfestyle Monitor l’osservatorio che ogni due anni rileva gusti e tendenze in tema di abbigliamento- è disposto a pagare di più per capi ecofriendly.
Ma loro Donne in Campo vanno avanti oltre l’ecosostenibile, con una sostenibilità umana di grande valore : fattorie didattiche per insegnare ai bambini il valore dell’agricoltura e dell’ambiente, accoglienza nelle aziende di anziani, disabili e emarginati, anche catering agricoli alle vicine città. L’agricoltura in Campo tutta da sostenere.
Emanuela Medi, giornalista