E’ il vero valore e non aggiunto per chiunque voglia intraprendere una professione: la formazione anche a prescindere da un” titolo”.
Una necessità in agricoltura, il settore che più di altri in Italia attrae moltissimi giovani, colta da tempo dalla Fondazione Edmund Mach che proprio in questi giorni ha selezionato 62 giovani, tra 115 aspiranti che hanno iniziato il percorso formativo per ottenere il brevetto professionale per imprenditori agricoli. Il corso biennale , giunto alla 18° edizione prevede 600 ore di lezione e il Brevetto professionale per imprenditori agricoli. I 62 partecipanti lavorano già in azienda, il 56% ha meno di 25 anni, il 55% ha un diploma di scuola superiore e il 10% addirittura la laurea. Giovani quindi in un paese dai capelli bianchi: infatti da una recente ricerca NOMISMA, la aziende degli agricoltori” under 35” hanno performance economiche che sono più del doppio della media nazionale( 100 mila euro/azienda contro le 45mila euro/ media nazionale). I giovani inoltre gestiscono aziende grandi( 20 ettari contro le 11nazionali) anche più innovative e diversificate.
E le donne? Bene le quote rosa gestiscono il 30% delle aziende contro il 15% della Germania e della Francia. Ma i giovani devono essere molti di più e ben formati, devono rappresentare almeno il 25 % del totale per garantire al paese una agricoltura vitale in grado di rivalutare paesaggio e territorio. Non sarebbe male che le Istituzioni pensassero a un supporto economico alle famiglie di agricoltori in modo che i figli vedano nell’azienda familiare una opportunità di lavoro vera tale da far crescere l’azienda, innovarla con notevoli benefici per i sistema Itali
Emanuela Medi, giornalista