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Rubrica di Emanuela Medi
 

Agriturismo, una riapertura con tanti dubbi

E’ sempre più un bollettino di guerra: perdono tutti, ristoranti, bar, alberghi cantine, stabilimenti balneari.. per non parlare del turismo domestico tanto decantato ma già strozzato da mille regole.

Non si sa più cosa inventarsi: l’enoturismo deve fare i conti anche con le molte cantine che preferiscono non aprire per le troppe regole all’interno, il turismo di montagna che non sa se si possono fare i pic nic e quante persone possono percorrere un sentiero, il turismo lento che diventerà lentissimo tanto da scoraggiare i più, gli stabilimenti balneari alle prese non più e soltanto con gli ombrelloni ma con tutti i certificati che attestano se si è parenti, amanti, amici o chissà chi, ora nel mirino dei cervelli degli stanziamenti , gli agriturismi la cui riapertura è stata fissata dal il 8 maggio ma già Ismea che a fare i conti è bravissima prevede una crisi senza precedenti per il 2020  di circa 970 milioni di euro, pari al 65% del fatturato.

Questo è dovuto al crollo della domanda internazionale, con un 59% dei pernottamenti complessivi, che si traduce in mancati incassi stimabili in circa 700 milioni di euro.  Senza contare la mancanza della domanda interna con una perdita di circa 200 milioni di euro con altri 70.000 dovuti alle cancellazioni .

Non male  per un settore che ha in Italia 23.615 aziende agrituristiche autorizzate, secondo i dati Istat 2018, di queste 10.645 si trovano al Nord, 8.382 al Centro e 4.588 al Sud. E se il trend del mercato straniero si attesta a -49% pari a 31 milioni di visitatori, – 31% è il trend del mercato italiano. Il primo appuntamento per gli agriturismi è il ponte del 2  giugno quando ci si potrà spostare tra le regioni per motivi ben documentati e la riapertura delle frontiere, in attesa del clou di Agosto.

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