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Rubrica di Emanuela Medi

E’ un trattamento depurativo famoso praticato dai Greci durante l’epoca classica e da alcune popolazioni arabe: la ampeloterapia da “ampelos” che significa vite.

E’ un programma dietetico, nel quale l’uva avendo un’azione terapeutica, deve essere ingerita secondo precise regole. Consiste nel mangiare i chicchi, oppure nel bere esclusivamente il succo o in entrambi i modi. Se si opta per il primo modo la quantità varia da 50 g. a 2 chili al giorno per un periodo di tre settimane, ma alcuni specialisti indicano anche trenta giorni. Gli acini vanno masticati lentamente, bucce e semi. Il suo consumo è indicato nei disturbi cardiovascolari, nelle anemie, stipsi, convalescenze e durante la gravidanza. Può essere di aiuto nei disturbi della ipertensione e negli stati febbrili. Favorisce il drenaggio, è diuretica, disintossicante e energetica. Per chi soffre di colon irritato si consiglia solo di bere il succo  ottenuto da mezzo chilo di uva per poi aumentare gradatamente la dose fino a 3-4 chili al giorno.
E visto che abbiamo fatto una digressione sulle proprietà curative del vino, gustiamolo come vin brulè (vino bruciato, dal francese) molto utilizzato dalle popolazione alpine per combattere il freddo e i raffreddori. E’ una bevanda a base di vino rosso, cannella, chiodi di garofano e buccia di limone che va consumata calda.. molto calda.
Grazie ai polifenoli e all’alcool, il vin brulè  induce la vasodilatazione, la presenza della cannella combatte i raffreddori così come i chiodi di garofano che hanno una azione antibatterica, se poi aggiungiamo la buccia di limone le proprietà antisettiche e balsamiche sono importanti contro le infezioni respiratorie.
Basta? Per un vin brulè  non c’è male!

Stefania Bortolotti, giornalista

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