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Rubrica di Emanuela Medi
 

Vini autoctoni: la risposta Italiana all’omologazione del gusto

Dal greco AUTOS/stesso e CHTHON/ terra deriva il termine autoctono: un nome che indica che quel vitigno è nato e si è sviluppato in un preciso luogo geografico adattandosi a quel terreno quasi a confondersi  con esso.

Sull’autoctono il nostro paese gioca una partita importante puntando sulla biodiversità del territorio- caratteristica geologica dell’Italia- in grado di produrre vini di eccellenza dalle infinite sfumature di odori e sensazioni gustative. 350 tipi classificati non sono pochi, ma saranno certamente negli anni, moti di più a siglare climi diversi, lo studio di particelle territoriali, a intensificare la zonazione. Autoctono un volano economico per aziende grandi e piccole capaci di valorizzare prodotti,  creare posti di lavoro soprattutto per i giovani e a promuovere quell’enoturismo su cui potrebbe vivere comodamente l’Italia senza la spremitura delle tasse! Autoctono un sorvegliato speciale da Enti e Associazioni perché non sia mai che perda la sua identità.
Autoctoni. Tanto da raccontare: Lo faremo puntando ogni volta su  alcune regioni .

E allora parliamo della Tintilla, vino molisano autoctono per eccellenza. La sua storia risale agli anni del Regno Borbonico circa alla metà del 700. Lo certifica il suo DNA e le ricerche condotte dall’Università degli Studi del Molise. Tintilia dallo spagnolo “Tinto” che vuol dire appunto, rosso. Nonostante le sue origini antichissime questo vino è stato messo da parte negli anni 60, quando i coltivatori molisani preferirono le zone di coltivazioni pianeggianti favorendo la quantità più che la qualità. E’ l’unico vitigno interamente autoctono molisano la cui produzione è permessa solo in questa regione, da uve rigorosamente provenienti da vitigni che rispettano i canoni di coltivazione quali la resa, l’altezza di coltivazione non superiore i 200m s.l.m. e la distanza tra i ceppi. Baccanera, colore carico, gusto rustico per un vino che ha ricevuto la DOC nel 2008 e l’iscrizione al Registro delle Varietà  di Vite, nel 2012. Grande Di Majo Norante!
Da Sud a Nord con la Schiava, Lagrein, Gewurztraminer, gli ambasciatori del vino altoatesino: i tre vitigni autoctoni del Trentino, già citati nelle cronache del Medioevo sono stati dimenticati fino quasi 15 anni fa  ( la Schiava ha addirittura rischiato l’estinzione). Tirati fuori dal cassetto dei vignaioli : oggi il Gewurztraminer aromatico è il pezzo forte dei vini bianchi, il Lagrein è fiore all’occhiello dei vini rossi altoatesini mentre la Shiava, leggero rosso altoatesino è in fortissima ripresa.

Il santa Maddalena è il vino da uvaggio più noto. Partendo dalla piazza principale di Bolzano e, dirigendosi verso la passeggiata del Guncina, si possono ammirare i vigneti del GEWURZTRAMINER. Nel giardino della tenuta  Hosfatter si possono avere tutte le informazioni per quello che è un proprio divo.

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.