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Rubrica di Emanuela Medi
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Autore Emanuela Medi

E se lo spumante tricolore sbaraglia  lo Champagne nel beverage festivo degli italiani, chapeau alla più antica  Maison francese nata nel 1729 – Ruinart che in fatto di eleganza e prestigio dice la su con il nuovo packaging che impreziosisce e rende ancora più accattivante  la qualità delle uve da vitigno chardonnay. Arte, glamour  da oltre un secolo e precisamente dal  1896, quando Ruinart chiese all’artista ceco Alphonse Mucha di realizzare un manifesto pubblicitario. Da allora lo stretto legame. “Vogliamo evolvere verso un mondo più illuminato, un mondo di idee, arte e scambi, rispettando e preservando l’armonia della natura”, spiega il presidente Frédéric Dufour. Il nuovo involucro, racchiudendo la forma caratteristica della bottiglia, protegge lo Champagne dalla luce, resiste all’umidità di cantine o frigoriferi e resta intatta nel secchiello del ghiaccio fino a 3 ore. Lanciata nel 2020,  è ora disponibile anche per i formati magnum importante  per la conservazione dello champagne, infatti  il magnum  riduce al minimo il contatto con l’ossigeno in rapporto alla quantità di liquido (1,5 litri) e poichè  il collo delle bottiglie di Ruinart è di 26mm, più stretto del diametro standard che è di 29mm  l’accorgimento riduce ulteriormente il contatto . Il formato magnum racchiuso nella second skin case è disponibile per

Aveva  90 anni Franco Ziliani, enologo e creatore nel 1961 insieme a Guido Berlucchi delle cantine Berlucchi che quest’anno celebrano i 60 anni  dalla prima   bottiglia Franciacorta  da lui creata . A  Ziliani  le grandi bollicine tricolori metodo tradizionale classico oltre ad aver creato gli  attuali grandi vini   a segnare il nuovo volto del territorio attorno al lago d’Iseo. “Ziliani – ricorda la Cantina Berlucchi – ha vissuto la sua vita realizzando il sogno di creare vini spumanti italiani di qualità, che potessero essere al livello della grande tradizione francese. Fu così che nel 1955, giovane enologo chiamato dal conte Guido Berlucchi a Palazzo Lana in Borgonato (Brescia) per risolvere problemi di stabilità dei vini allora prodotti nella tenuta, propose la rivoluzionaria idea di “spumantizzare” quei vini, che non mostravano sufficiente “personalità'”. Fu proprio nel 1961 che nacquero le prime 3.300 bottiglie di “Pinot di Franciacorta”,  a decretare   l’attuale successo  del Franciacorta DOCG Lascia molto di  se nel mondo della spumantistica italiana Le esequie di Franco Ziliani si terranno martedì 28 dicembre alle 11 e 30 nella Parrocchia di Paratico (Brescia).

L'uva da vino europea potrebbe aver avuto origine dall'ibridazione di uve da tavola addomesticate in Asia occidentale con viti selvatiche europee locali. Molto interessante è la ricerca condotta dall’Università di Udine e dall’Istituto di Genomica Applicata di Udine, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications che ha svelato la sua origine ricostruendo la storia evolutiva delle varietà. Lo studio ha ricostruito la storia evolutiva della vite da vino in Europa, nonché identificato il gene che potrebbe essere stato decisivo nel passaggio della pianta da vite selvatica a vite coltivata, in quanto responsabile dell’aumento delle dimensioni e del cambiamento della morfologia della bacca, rendendo così l’uva più attrattiva per il consumo da parte dell’uomo e più adatta alla vinificazione. Il lavoro, intitolato The genomes of 204 Vitis vinifera accessions reveal the origin of European wine grapes, è stato coordinato da Michele Morgante, genetista del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Ateneo friulano e direttore scientifico dell’Iga, e da Gabriele Di Gaspero, ricercatore dell’Iga. Allo studio hanno partecipato Gabriele Magris, Irena Jurman, Alice Fornasiero, Eleonora Paparelli, Rachel Schwope e Fabio Marroni.. Ma come si è arrivati a queste conclusioni ? La ricerca è partita dal sequenziamento di oltre 200 varietà di vite, con l’obiettivo di ricostruire la storia evolutiva della vite da vino in Europa. Tra le principali conclusioni ricavate dalle analisi fatte, "è emerso – evidenzia Michele Morgante – che tutte le viti coltivate derivano da un unico

L’olio di oliva come principale grasso di condimento è la caratteristica che contraddistingue la dieta mediterranea,  cui si associano  un ridotto rischio cardiovascolare, e più in generale una minore mortalità per tutte le cause. Ulteriori elementi a supporto del ruolo dell’olio di oliva come alimento per la salute del cuore vengono da  un  ampio studio di popolazione, basato sui dati di quasi 60.000 adulti di età compresa tra 18 e 91 anni afferenti a tre diverse coorti spagnole. L’analisi dei dati, che ha confermato l’associazione inversa tra livelli di consumo di olio di oliva e rischio di sviluppare malattie cardiovascolari già osservata in numerosi altri studi epidemiologici, ha evidenziato anche una correlazione pure inversa con la presenza di lesioni nelle arterie coronariche e di almeno una placca aterosclerotica nelle arterie femorali e nelle carotidi, che  rappresentano i campanelli di allarme di  possibili eventi clinici  L’associazione protettiva sembrerebbe maggiore per consumi medi giornalieri di quantità moderate (comprese tra 20 e 30 g, pari a circa due o tre cucchiai durante tutto l’arco della giornata) di un olio di più alta qualità. È infatti importante valutare anche la qualità dell’olio prescelto dove assunzioni giornaliere di olio di oliva raffinato maggiori di 30 g non comportavano

Sold-out per l’Alta Langa che mette a segno nel 2021 risultati a dir poco eccellenti: cinquanta case associate al Consorzio che producono 80 diverse etichette di Alta Langa Docg; 90 viticoltori, circa 300 ettari di vigneto (1/3 chardonnay, 2/3 pinot nero) , quando gli ettari di vigneto si assesteranno a quota 350, per una produzione attesa di oltre tre milioni di bottiglie e certamente non per ultimo un + 42% di vendite rispetto ai valori pre-pandemia del 2019 Diverse le attività svolte quest’anno dal Consorzio, una su tutte l’avvio del progetto pilota di sensibilizzazione dei soci viticoltori per dedicare una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo ideato insieme al Centro Nazionale Studi Tartufo.  “Questi alberi – spiega il presidente del Consorzio Alta Langa Giulio Bava - potranno essere curati direttamente dagli agricoltori, o si potranno stabilire accordi con associazioni di trifolao che se ne occupino in modo da favorire buone pratiche di sviluppo Il legame tra i vini Alta Langa Docg e il Tartufo Bianco d’Alba   in questi anni si è fatto via via più stretto legato da un comune territorio di origine, un comune senso del gusto, un comune sentire che li ha avvicinati

Un cauto ritorno alla normalità ha segnato le feste degli italiani che, nonostante l’onnipresenza di Omicron, non hanno certo disdegnato ristoranti, pizzerie e agriturismi scelti da ben 3,5 milioni di persone anche se la stragrande maggioranza ha preferito cucinare in casa per la famiglia e i parenti più stretti. Il bilancio , come sempre, è stato fatto da Coldiretti che ha reso note le relative spese. A fare da padrona lo spumante tricolore che ha surclassato il competitor straniero lo Champagne con una spesa comprensiva di bevande di 510 milioni di euro, in testa con 900milioni di euro la spesa per pesci e carni( ovviamente preferiti il primo per la vigilia, capponi , arrosti e stracotti per il pranzo del 25), 500 milioni per ortaggi e frutta fresca, 180 per pane e pasta, 170 uova e formaggi e ben 260 mila euro per i dolci. Panettone batte il Pandoro accompagnati quest’ anno dai dolci tradizionali regionali

Nella primavera-estate del 1942 le potenze dell’Asse Roma-Berlino-Tokyo raggiunsero la loro massima espansione territoriale. Il Giappone dominava su tutto il Sud-Est asiatico, su vaste zone della Cina e su molte isole del Pacifico. Era l’acme, quello tra Germania e Impero del Sol levante, di un interscambio culturale iniziato ormai da decenni e in parte legato anche a una sorta di immaginario misterico. In tale dimensione si colloca il bel libro di Marco Zagni, teso a svelare le intime relazioni fra il Terzo Reich, l’esoterismo, le religioni orientali e le teorie sulla razza, in una critica dei valori occidentali. Lo stesso Hitler non fece mai mistero di tali influenze sul suo pensiero. Nel febbraio del 1920 tenne un discorso in cui, citando apertamente il poeta ed esoterista Guido von List (1848-1919), affermava come l’ariano avesse formato la sua forza spirituale e corporea in modo assolutamente diverso, poiché appartenente a una stirpe accomunata da un segno di riconoscimento: il simbolo del Sole.  La croce come svastica non era reperibile solo in Germania: lo stesso identico simbolo era inciso nei templi dell’India e del Giappone. Era “la svastica della comunità (Gemeinwesen) un tempo fondata dalla cultura (Kultur) ariana” (Kurlander, 2018). L’attrazione del nazismo verso l’Oriente, il buddhismo, l’induismo

Si tratta del più antico vino naturale del belpaese. D’altro canto, è innegabile che il fascino di questo prodotto caloroso, a tratti casalingo, risieda proprio in quelle imperfezioni che spesso lo caratterizzano e che lo rendono quasi imprevedibile nei suoi sviluppi. Altrettanto certo è che il suo processo di produzione non sia stato influenzato dell’enologia moderna, tant’è che ancora oggi lo si ottiene alla maniera degli “avi“, ovvero lasciando le uve appassire naturalmente su penzoli, fermentando il mosto spontaneamente e imbottigliando a conclusione del lungo invecchiamento senza ricorrere né a chiarifiche, né ad aggiunte di solfiti. Questo approccio non interventista è perfettamente in linea con l’identità tradizional-popolare di questo nettare casereccio, non di rado vinificato in maniera amatoriale con uve acquistate, e del quale molte famiglie Chiantigiane tengono in cantina un caratello o una damigiana da cui spillare piccoli dosi in base alle necessità. Usanza diffusa è consumarlo nelle festività, motivo per il quale in molti sostengono che il nome derivi dai giorni “santi” come appunto il Natale.  Altra ipotesi assai curiosa è quella che vede nelle sue presunte proprietà curative l’origine dell’appellativo “santo”, mentre più concreta, ma non meno fascinosa, è quella secondo la quale sarebbero stati i Veneziani ad

Non meno del 10% gli aumenti  dei prezzi registrati sulle materie prime in particolare frutta, carni e ortaggi da cui l’inevitabile revisione dei listini di bar e ristoranti. A svelarlo è un’indagine condotta dall’Ufficio studi di Fipe-Confcommercio che ha interrogato su questo punto i gestori dei Pubblici esercizi italiani i quali dichiarano  nella misura di un buon 36% che gli incrementi  sono ben superiori “La spinta inflazionistica degli ultimi mesi è senza dubbio causata da molteplici fattori – sottolinea l’Ufficio Studi -. L’andamento anomalo delle condizioni meteo che ha colpito le produzioni ortofrutticole, le restrizioni imposte nei vari Paesi a causa della pandemia, fenomeni geopolitici che hanno impattato in modo significativo sui costi dell’energia, hanno provocato un generalizzato aumento dei prezzi. Non mancano, tuttavia, neppure alcuni fenomeni speculativi pronti a sfruttare gli squilibri tra domanda e offerta generati dalla ripresa dell’economia mondiale. Fino ad ora i ristoratori hanno assorbito questi aumenti senza scaricarli sui consumatori, ma non potrà essere ancora così a lungo.”.  Sul probabile aumento dei listini che potrebbe verificarsi già nei primi mesi del 2022 incide, oltre all’inflazione acquisita dalla filiera e l’impennata dei costi dell’energia, anche il fatto che il 43% delle imprese non ritocca i prezzi da oltre