Shi L, Brunius C, Johansson I, Bergdahl IA, Rolandsson O, van Guelpen B, Winkvist A, Hanhineva K, Landberg R.
J Intern Med. 2019 Dec 9; [Epub ahead of print]
Da tempo è noto che le modalità di preparazione del caffè sono rilevanti circa i suoi effetti protettivi : le preparazioni per “bollitura”, tipiche della Scandinavia, sembrano essere meno favorevoli rispetto a quelle che prevedono invece una “filtratura”, probabilmente perché le tecniche di bollitura estraggono alcuni componenti come il caveolo, cafestolo, che passano nell’infuso e sono caratterizzati da effetti metabolici come l’aumento dei livelli della colesterolemia LDL.
Gli autori di questo studio hanno valutato in uno studio retrospettivo caso-controllo che includeva 421 soggetti diabetici ,arruolati nel Vasterbotten Intervention Programmme, la correlazione tra i metaboliti che si sono dimostrati più rappresentativi dei consumi di caffè ed il rischio di diabete di tipo 2.
I risultati dello studio sono interessanti per vari motivi. Da un lato gli autori sono stati effettivamente in grado di identificare alcuni metaboliti che riflettevano, con buona accuratezza, i consumi dell’uno e dell’altro tipo di caffè. Successivamente, essi hanno potuto documentare che consumi crescenti di caffè filtrato si associavano a una riduzione del 60% circa del rischio di sviluppare il diabete , mentre consumi crescenti di caffè bollito non svolgevano alcun effetto protettivo.
Lo studio conferma le crescenti evidenze che il consumo di caffè filtrato (assai simile a quello ottenuto impiegando le tecniche di preparazione in uso nel nostro paese) si associano a una costante ed ampia riduzione del rischio di diabete di tipo 2. Mostra inoltre una migliore accuratezza dei rilievi di consumo ottenuti mediante tecniche metabolomiche, e conferma al tempo stesso che i risultati ottenuti mediante lo studio delle frequenze di consumo sono probabilmente affidabili.
( fonte NFI- Nutrition Foundation of Italy)