a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
 

Caparzo: il primato di Montosoli nel cinquantennale dell’azienda

1970-2020. Cinquant’anni dallo scioglimento dei Beatles, dalla fine della decade del miracolo economico e dalla fondazione di una realtà che ha contribuito in maniera essenziale alla trasformazione dell’areale quieto, remoto, dove sorge in una mecca vinicola che ha pochi eguali nel mondo.

Non è un anno facile quello in cui cade il cinquantennale dalla nascita di Caparzo, storica azienda afferente alla galassia vinicola di Elisabetta Gnudi Angelini, “signora del Sangiovese” (qui l’intervista in occasione dello scorso Vinitaly: https://www.vinosano.com/la-signora-del-sangiovese-elisabetta-gnudi-angelini/). Anche un brand solido come quello di Montalcino e dei suoi Rosso e Brunello rischia di naufragare in questo mare d’incertezza, ma Elisabetta, forte dei suoi oltre vent’anni d’esperienza nel settore, tiene duro e si prodiga affinché le nuove annate dei suoi vini riescano ad ottenere l’attenzione che meritano anche a fronte dell’annullamento di tutti gli eventi nei quali sarebbero state presentate.

In questa cinquantesima primavera – forse la più dura per il vino italiano dai tempi dello scandalo del metanolo, che scoppiò proprio nel mese di Marzo – Caparzo ha rilasciato un Rosso e due Brunelli appartenenti ad annate molto fortunate ( 2018 per il primo e 2015 per gli atri due). La 2015, in particolare, ha fornito una ulteriore conferma della supremazia di Montosoli, storico vigneto del quale l’azienda è “azionista di maggioranza” assieme alla sorella Altesino, sull’intero panorama montalcinese. “ Non è un caso che diversi produttori abbiano deciso di indicare il nome Montosoli in etichetta – afferma Ian D’ Agata, direttore di Indigena Festival ed autore del best-seller Native Grapes of Italy, nel suo ultimo report su Vinous – La denominazione mostra disinteresse nei riguardi di qualunque zonazione precisa, ma Montosoli è indubbiamente il miglior Cru di Montalcino”. Il primato è rafforzato dal fatto che, in tempi di riscaldamento climatico, le vigne più performanti sono quelle caratterizzati da un mesoclima temperato, e Montosoli, che si estende sui crinali di un colle boscoso situato nella parte settentrionale del comune, in un versante costantemente battuto dal vento, rientra sicuramente tra questi.

Quanto al radicamento delle due aziende nel Cru, Elisabetta ha già raccontato alla nostra Emanuela Medi che Altesino è stata la prima a trarne un Brunello da singola vigna nell’oramai lontano 1975. (https://www.vinosano.com/il-brunello-non-tradisce-mai-parla-elisabetta-gnudi-angelini-del-suo-2015-vinitaly-non-vado/). Solo due anni più tardi nasceva dall’intuizione di Vittorio Fiore, primo enologo “forestiero” approdato a Montalcino, l’alter-ego Vigna La Casa di Caparzo, selezione dalla micro-parcella posta sotto la cascina dove vivevano i mezzadri della collina. Per farsi un’idea della valenza storica di questi due vini, basta considerare che all’epoca il Tignanello era poco più che un prototipo, il Pergole Torte e il Case Basse di Soldera, due esordienti allo sbaraglio, il Castello di Poggio alle Mura (oggi Castello Banfi) versava in stato di semi abbandono e il neonato consorzio del Brunello contava meno di una ventina di associati.

DEGUSTAZIONE

Rosso di Montalcino 2018.

Interpretazione gioviale del Sangiovese di Montalcino. Profuma di viole, fragole e mirtilli aciduli, con un’idea terrestre e una sfumatura balsamica in sottofondo. L’annata fresca, abbastanza piovosa è riflessa dal sorso leggiadro, succoso d’agrume e di frutto rosso croccante. I tannini sono vispi e sottili, la chiosa ariosa, floreale e appena affumicata. È il cosiddetto vino che si beve in un soffio. In una parola: disinvolto

Brunello di Montalcino 2015.

Giocato su toni ugualmente freschi, fragranti di viola mammola, lampone, mirtillo rosso, bacca di sambuco, liquirizia e grafite. Pur essendo frutto di uve provenienti da tutti i quadranti della denominazione, riesce a mostrare il piglio, la cifra stilistica di Caparzo e di Montosoli, offrendo una progressione soave, longilinea, raffinata negli aromi e nel tannino e lontana dai paradigmi di quest’annata, che di media ha dato vini più potenti, meno garbati… In una parola: aggraziato

Brunello di Montalcino La Casa 2015.

Ovviamente più complesso, più profondo, ma dotato d’identica souplesse. Un’idea di fiori appassiti incornicia sensazioni suadenti di kirsch, liquore all’anice, menta, sottobosco e polvere di cacao. La bocca è setosa, composta, armoniosa; i tannini sono perfettamente fusi nel corpo di medio peso e la persistenza è lunga su rimandi fruttati, minerali e balsamici. Non è di certo il più estroverso e travolgente dei Brunelli 2015, ma rispecchia i canoni di eleganza e apprezzabile austerità tipici del vigneto Montosoli, che, a prescindere dall’opinabile supremazia qualitativa, è sicuramente quello che dona i vini più eleganti e “borgogneggianti” di tutto il comprensorio. In una parola: maestoso

Raffaele Mosca,

Master Sommelier

Tag degli articoli
Condividi sui social network