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Rubrica di Emanuela Medi
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Cibosano

Cosa hanno in comune quattro delle più belle Regioni del nostro bel Paese? A tutti verrebbe subito una risposta facile: mare, storia, poesia  e territorio. Certamente sono tante le eccellenze che queste zone hanno in comune ma in realtà un minimo comune denominatore lo hanno: la parola Pecorino che per alcuni suggerisce formaggio ma per chi è un vero enologo, rammenta vino.

Per gli appassionati degli appuntamenti gastronomici la primavera è un periodo da non perdere soprattutto per gustare gli asparagi selvatici. Certo l’Istria non è proprio dietro casa ma per chi abita in quelle zone non può perdere il meglio della cucina istriana a base di asparagi che è possibile gustare  nei tanti ristoranti e trattorie di Imago, Cittanova, Verteneglio, e Buie, deliziosi  paesi che per l’occasione non faranno mancare le frittate di asparagi, le zuppe, risotti e paste fatte in casa, abbinamenti di asparagi con carne e pesce, fino ai dessert dal gusto leggermente amarognolo che contraddistingue l’asparago selvatico. Ma quanti asparagi ci sono? In realtà esistono più di 200 varietà di questi elegantissimi steli verdi che si distinguono in base al colore della cima (turrione), all’aspetto e al sapore: esistono quelli bianchi dal sapore più delicato, quelli violetti dal gusto più fruttato e quelli verdi dal sapore più intenso. Gli asparagi selvatici sono verdi, hanno uno stelo più sottile e un sapore più amarognolo, penetrante e per questo più gustoso. E’ vero sono formati al 90% di acqua ma sono ricchi di provitamina A( ricordiamo indispensabile per proteggere le pelle, combattere i radicali liberi, i capelli e le mucose) di vitamina del gruppo B

D315, C459, H610, sono alcuni dei codici segreti, assegnati agli oltre 100 formaggi partecipanti la prima edizione "Festival del formaggio" dal nome "Formaggi Cuneesi” 2017. Il concorso caseario gestito dall’Onaf sui formaggi della Granda. In giuria i Maestri Assaggiatori di tutta Italia, con esclusione dei cuneesi per fugare ogni ombra di conflitto d’interesse.

Direttamente dall’UNESCO, riunito in Corea del Sud arriva la notizia: l’arte dei “pizzaiuoli” napoletani, e con essa la PIZZA, è Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Gioisce il popolo Napoletano e quello Italiano L’ambito riconoscimento giunge a riconoscere valore alla creatività dei pizzaioli che sono stati capaci di trasformare elementi primari come acqua e farina in un capolavoro artistico e culturale, che rappresenta l’Italia nel mondo intero. Fu Alfonso Pecoraro Scanio, che in passato è stato Ministro dell’Agricoltura, ad avviare la petizione a sostegno della causa tra i tavoli del Napoli Pizza Village nel 2014, non poteva certamente immaginare di quante gioie sarebbe stato ricco questo percorso durato ben 3 anni. Da allora sono state raccolte oltre 2 milioni di firme in oltre 100 stati del mondo. Claudio Chiricolo