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Rubrica di Emanuela Medi
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Cultura

Sotto il nome del più famoso medico dell’antichità, al quale si deve anche il celebre giuramento, Ippocrate (460-377 a. C.), ci è stata tramandata una serie di scritti che, passati nel mondo latino (taluni con incerta attribuzione), compongono il cosiddetto Corpus Hippocraticum. L’autore si occupò degli effetti del vino da un punto di vista strettamente fisiologico, senza alcun riferimento ai vini di questa o di quella zona, a quelli più o meno apprezzati e più o meno celebri, ma “al vino in sé”; dunque, anche se il suo  trattare del vino in generale può prestare il fianco a qualche critica, il suo pensiero, che ha avuto un’influenza plurisecolare, sembra l’ideale per introdurre una ricerca “sul vino”. Infatti, se è vero che come affermava Hegel, di notte tutte le vacche sono nere, così, pur non potendo certo sostenere che tutti i vini sono uguali, dobbiamo cercare di cogliere anche le caratteristiche salutari presenti in tutti i vini e saperle sfruttare al meglio per la nostra salute. Del resto il medico non intendeva scrivere un trattato di enologia, ma di medicina.  Un primo accenno interessante di Ippocrate alle caratteristiche mediche dei vini lo troviamo in un passo del  Trattato della dieta salubre, 12:  “Quelli

Se dovessimo enumerare le  principali diversità della cucina medievale da quella dei secoli successivi, come si configurano nelle principali fonti che ci sono rimaste, potremmo dire che esse erano caratterizzate più dal legame con un lontano e lontanissimo passato, che con i nostri giorni. E questa particolarità si potrebbe riassumere dicendo che gli uomini, ma anche le donne, hanno conservato per buona parte dei secoli passati le antiche loro attività che per millenni sono rimaste pressoché inalterate: la caccia di animali selvatici, la pesca e la raccolta di erbe e frutti spontanei. Nel primo caso operavano soprattutto gli uomini, nel secondo le donne che si occupavano di raccogliere e anche di conservare. E per quanto oggi, che i rapporti tra mondo naturale e mondo culturale sono completamente cambiati, la caccia possa apparirci anche giustamente nei suoi aspetti più feroci e primitivi un’attività da condannare, non si può trascurare il fatto che essa abbia probabilmente svolto un ruolo fondamentale, dapprima nella conservazione della specie umana, e in seguito, ben oltre l’alto medioevo, insieme con la raccolta, per arricchire l’alimentazione dei poveri. Per secoli, infatti, la caccia agli animali selvatici ha consentito un apporto calorico notevole per arricchire le scarse diete basate su

Una delle prime leggi sul vino dell’età imperiale è sicuramente quella di Domiziano degli anni 90 Anno Domini, interessante esempio legislativo che codificava la illegittimità della coltivazione dei vitigni. L’imperatore, rimasto tristemente famoso per aver ordinato l’uccisione dei Cristiani -tra cui quella di Simeone, che secondo Eusebio di Cesarea era cugino di Cristo- promosse un’ondata di terrore meglio nota come la seconda persecuzione dei Cristiani, dopo quella di Nerone. Non è un caso se proprio in questo periodo turbolento ai primi Cristiani si domandava la prova del fuoco: bruciare le effigi e sacrificare in nome dell’imperatore, rito emblematico nello scontro tra il decadente paganesimo e la nascita del primo cristianesimo. In questo contesto per tanti aspetti violento va inserito il tentativo di Domiziano di vietare la coltivazione del vino. Con l’ultimo dei Flavi arrivò il tempo in cui il vino fu bandito in tutto il mondo occidentale, l’editto imperiale vietava la coltivazione dei vitigni in Italia; l’ordine era di sradicare metà dei vitigni in Asia Minore e in altre province. Ce lo racconta Svetonio (Vita di Domiziano, VII) “ Essendo stato un anno grandissima abbondanza di vino, e molta carestia di grano, stimando ciò avvenire perché mettendosi troppa diligenza nelle vigne si

L’artista tedesco, noto per le sue grandi installazioni scultoree legate a pratiche artigianali, create con materiali naturali come carta o legno, riciclati e riattivati in una nuova funzione, come il grande Shipyard realizzato alla 57a Biennale di Venezia, interviene per la seconda volta con le sue installazioni tra le colline de La Raia. Ma quale è il soggetto di quest’opera? Oak Barrel Baroque è un’installazione che richiama la storia dell’architettura rurale creando un luogo che evoca contemporaneamente una cappella di campagna, un piccolo teatro, un rifugio dove sostare e riposare pensato per le persone che attraversano l’azienda agricola esplorando le opere d’arte che dal 2013 ne caratterizzano il paesaggio. Sviluppando la sua ricerca legata ai materiali, Beutler rielabora le forme delle costruzioni abitative e lavorative dei luoghi, ne asseconda l’atmosfera cambiandone però le caratteristiche, il fine e la funzione. Oak Barrel Baroque, che significa “barile di quercia barocca”, è stato progettato per essere costruito con le doghe delle barrique a fine vita della cantina de La Raia. Beutler ha lavorato con un team di giovani assistenti realizzando in loco, in circa un mese di lavoro, l’intera opera, trasformando La Raia in un workshop a cielo aperto. Ogni doga di quercia ricavata dalle barriques e

Una delle feste oggi più celebrate è il compleanno. Festeggiano i bambini, festeggiano i giovani – i fatidici diciotto anni-, festeggiano gli adulti -anche se non sempre rivelano gli anni realmente compiuti-, festeggiano i vecchi sopra i novanta anni. Anzi, a quella età, ritorna l’antico piacere di rivelare i propri anni, fino a quando, raggiunti i cento, festeggiano proprio tutti con una grande candelina. Già, perché, come tutti sanno, il compleanno non è compleanno senza la torta con le candeline. E le candeline, una per ogni anno, bisogna spegnerle, possibilmente tutte insieme con un lungo soffio, pensando un desiderio senza però rivelarlo.  Se questo è il rito del compleanno a cui pochi, ormai, almeno nei paesi occidentali e in America si sottraggono, da quando esiste questo rito? Chi mai inventò la torta con le candeline? Una delle poche cose certe che la conoscenza del passato ci ha rivelato, è che solo pochissime persone potevano conoscere nei secoli scorsi la propria data di nascita (J. C. Schmitt, L’invenzione del compleanno, Roma-Bari, Laterza 2012). Potevano conoscerla e festeggiarla i faraoni dell’antico Egitto, o altri appartenenti a famiglie patrizie, gli imperatori romani o i nobili del medioevo, e spesso questa conoscenza era legata all’oroscopo della

La “casa” nel corso dei secoli si è evoluta in relazione ai luoghi, al tempo e alla cultura di riferimento. “Ogni spazio abitato è il frutto di un processo di creazione e trasformazione da parte dell'uomo e diventa il luogo reale e simbolico nel quale una comunità si identifica e si riconosce”, spiega Massimo Cultraro, dirigente di ricerca dell'Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr. “Il processo di trasformazione comincia in età paleolitica, quando le grotte naturali diventano luoghi di rifugio e protezione, nonché spazi organizzati secondo le esigenze comunitarie. Vi possiamo trovare l'area del focolare, spazio di condivisione sociale per eccellenza dove si cuoce e si consuma il cibo, ma anche per la lavorazione di pelli e di tutto ciò che poteva servire alla vita quotidiana. Lo spazio naturale della grotta subisce una marcata antropizzazione e assume connotati simbolico-religiosi, come indicano pitture parietali ed incisioni”. A partire dall'8.000 a.C., con la diffusione della cultura neolitica nel Mediterraneo, si verificano delle trasformazioni. “La casa epigeica si sostituisce alla grotta. Le residenze vengono cioè costruite all'esterno e le differenze nella planimetria e negli aspetti decorativi, ad esempio le pitture sulle pareti esterne o la presenza di bucrani al di sopra

film I Compagni, di Mario Monicelli (1963) Nel 1963 Mario Monicelli diresse un altro dei suoi capolavori, I compagni, uno dei tanti film da rivedere perché ormai sono classici, con un cast di tutto rispetto: Marcello Mastroianni, Annie Girardot, reduce dal successo di qualche anno prima di Rocco e i suoi fratelli, altro capolavoro di Luchino Visconti (1960), e, tra gli altri interpreti, una giovanissima Raffaella Carrà. Il film si richiama alla  stagione delle occupazioni delle fabbriche, il cosiddetto biennio rosso (1918-1919),  che, sull’esempio della rivoluzione bolscevica del 1917, vide la mobilitazione degli operai che rivendicavano quanto meno una diminuzione dell’orario di lavoro e più in generale migliori condizioni di vita nella fabbrica (nella fattispecie, una filanda). Queste occupazioni finirono con lo spaventare una considerevole parte delle classi dirigenti che poi appoggiarono il fascismo.  La trama è nota: un professore (Marcello Mastroianni),  cerca di convincere gli operai in sciopero a non arrendersi ai padroni della filanda: memorabile è la sua appassionata affermazione: “La fabbrica è vostra!  La fabbrica è loro, perché loro l’hanno fatta crescere mettendoci la loro vita e il loro lavoro. Ma qui mi vorrei soffermare sulla colonna sonora del film La marcia della cinghia, da riascoltare su Youtube, nata dalla collaborazione

È più di un secolo che gli studiosi dibattono sui problemi delle piramidi : quando furono costruite, da chi, per cosa. Qui proponiamo brevemente la nostra ricerca , basata principalmente su lavori eseguiti  in epoca moderna,  fornendo  una proposta originale della loro costruzione che indica  un'origine lontano dall'Egitto in un'area geografica associata al fiume Indo, il biblico PRT.  Alcune proprietà del sistema piramidale di Giza Il sistema di Giza piramide è una struttura ricca e complessa situata su un piccolo altopiano  alla  periferia del Cairo e consiste in tre piramidi e nella Sfinge,  grande rappresentazione di una leonessa sdraiata con la testa di un Faraone. Due di loro, le  piramidi di Cheope e Chefren , sono tra gli edifici più alti del mondo antico. La terza piramide  chiamata di  Mikerinos è collocata più lontana  ed è sostanzialmente più piccola. I nomi sono quelli di tre faraoni della terza dinastia dell'Antico Regno. Datare accuratamente i faraoni è stato sempre  difficile, a causa di problemi  derivanti dall'elenco  fornito ad esempio dalla storia perduta di Manetone , dal papiro di Torino, dalla pietra di Palermo e così via. Ad esempio, la data indicata per il regno di Cheope nella storia di Cambridge è  quello fornito  da David Rohl (2000 a.c). La nostra opinione è che il faraone Menes, il capostipite della

La Kabul dei miei ricordi, visitata proprio di questi giorni, il fine agosto di quattro anni fa, era una città che esplodeva di vita, e questa è una cosa che non mi aspettavo, perché esplodeva anche e spesso di attentati. Uscivamo la sera per cenare in ristoranti che erano sempre pieni di gente, a volte aperti su giardini dove si mangiava accovacciati su divanetti sotto piccoli gazebo, e più di tutto ci piaceva il bolani, il pane buonissimo che è come una pizza speziata e ripiena di verdure. I locali ci osservavano incuriositi, perché gli Occidentali comunque non circolavano in città come se niente fosse. Eravamo andati a passeggiare al Bagh Babur Park, distrutto dai Talebani ma poi ricostruito, sui prati c’erano coppiette e famigliole che facevano pic-nic. Lì vicino c’era una piscina piena di ragazzini che giocavano nell’acqua. Avevano circondato Luca Tommassini per farsi dei selfie con lui. A ripensarci, conserva ancora un senso di surrealtà aver vissuto una settimana a Kabul con l’ex art director di X-Factor. Lo aveva portato lì Pangea, onlus che ha fatto un lavoro formidabile di sostegno a donne e bambini afghani con progetti di microcredito e autoemancipazione. Non lontano dal piccolo hotel che ci

La Britannia, nome con il quale i Romani solevano chiamare l’odierno Regno Unito, possiede tante tracce dell’antica conquista romana che si rivelano oggi nei nomi delle strade, delle fortezze, delle città, nella tipologia dei monumenti, e che vengono anche fuori da scavi archeologici talvolta casuali che, a distanza di tanto tempo, ci fanno conoscere frammenti di una quotidianità che non manca di sorprenderci e, talvolta, di commuoverci.