Sincero e galantuomo. L’ingenuità di chi beve ai tempi in cui il Galantuomo non era ancora un vino
Tanti sono gli aggettivi connessi al vino; rosato, frizzante, pastoso, fruttato, ambrato, novello, aspro, robusto, leggero, corposo, pesante, secco, dolce, vivace, lambiccato, giovane o d’annata e così via. Ma due sono gli aggettivi che troviamo nei Promessi Sposi su cui mi vorrei soffermare. Nel XIV capitolo del capolavoro di Alessandro Manzoni, Renzo, come si ricorderà, si trovò coinvolto per caso nei tumulti della popolazione di Milano, nel giorno in cui la folla diede l’assalto ai forni, e in qualche misura vi partecipò, esprimendo, con incaute parole pronunciate in pubblico, una chiara approvazione dell’operato dei rivoltosi e una più generale protesta contro l’ingordigia di speculatori e accaparratori e le vessazioni dei tiranni (aveva in mente don Rodrigo che, con le sue mire su Lucia e intimidendo don Abbondio, era riuscito a impedire il suo matrimonio). Illustrazione di Renzo Tramaglino Renzo però non sospettava che in mezzo alla folla si trovava una delle spie del governo. Questi, ritenendolo uno dei caporioni, non lo aveva perduto d’occhio, ascoltando con attenzione come era del resto suo mestiere, le parole eversive di quell’ingenuo e giovane provinciale, un sempliciotto facile da catturare. Lo spione si propose di appiccicarsi a lui con l’intenzione di guadagnarne la fiducia e di predisporre