a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
HomeCultura (Pagina 24)

Cultura

Forse nessuna cosa più dei versi danteschi può farci comprendere come la forza del vino possa apparire una metafora della forza dello stesso spirito vi che si nasconde nella natura. Nella Divina Commedia Dante per spiegare il mistero della nascita dell’anima umana, evoca la trasformazione dell’uva in vino( Purgatorio ;XXV; 76-78” e perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola”.

Antenate degli alberghi e delle pensioni di oggi, le osterie hanno avuto, nel corso dei secoli, un’importante funzione anche  sociale in quanto  luoghi di prima accoglienza. Offrivano vino, vitto ,a volte alloggio.. soprattutto ai pellegrini, sbandati e non infrequentemente moribondi. Sì, proprio questi ultimi venivano accolti più che volentieri dall'oste e non solo per carità cristiana.

Non è uno scherzo! Ma una scoperta scientifica straordinaria che la giornalista Emanuela Medi ci illustra in  una interessante intervista a  Donato Grasso professore di Zoologia, Etoecologia e Sociobiologia all’Università di Parma.  Al festival Foodscienze di Mantova il professore nel presentare il libro “Il formicaio intelligente”( Zanichelli Editore 2018) spiega cosa possiamo apprendere dagli insetti: le scoperte sono sorprendenti, appassionandoci ad incredibili rivelazioni su migliaia di modi di essere formiche. Frammenti di natura che nascondono tesori di incredibile bellezza e che ci portano a esplorare come le nuove frontiere della scienza sono fortemente interessate  agli studi sugli insetti, alle relazioni tra questi e le piante di agronomica rilevanza . senza tralasciare il campo medico e soprattutto la loro straordinaria capacità organizzativa, il loro algoritmo, applicato in moti ambiti.  Le colonie che costruiscono le formiche sono dei superorganismi con proprietà emergenti difficilmente ripetibili da parte degli uomini ma soprattutto creano un microcosmo organizzato, autonomo, efficiente, collaborativo. Costruiscono nidi giganteschi, raccolgono cibo in modo ottimale rapido secondo percorsi brevi, difendono i nidi costruiti con foglie, formano ponti con i corpi- zattere in caso di alluvioni del loro nido, su cui  si muovono, regolando il traffico lungo le piste di foraggiamento o di percorrimento per

Si, e si trova ad Arquà Petrarca, piccolo paese dei Colli  Euganei a pochi chilometri da Parma. In questo paese si coltiva il” giuggiolo” un alberello dai rami contorti che i Veneziani importarono dall’Oriente. Ancora oggi alla metà di ottobre viene celebrata la festa del giuggiolo per la  completa maturazione dei suoi frutti dalla polpa dolce di colore biancastro, grandi come un’oliva e all’esterno di colore rosso bruno . Gli abitanti dei Colli Euganei hanno creato un liquore dall’ottimo sapore che hanno battezzato con il nome” brodo”, da qui il temine” brodo di giuggiole” a significare bevanda piacevole che manda in solluchero. Gli abitanti di Arquà hanno fatto di più aggiungendo mele cotogne, uve, melograno e frutti di fine autunno per creare dolci, confetture  cioccolatini ..Alcuni dicono che il successo di questo liquore creato dalle giuggiole macerate mescolate con altri frutti( il brodo) derivasse dal fatto che in passato  venivano aggiunti degli oppiacei.. Che il giuggiolo abbia una storia antica ce lo dice Erodoto che ne parla facendo assomigliare per dolcezza i suoi frutti ai datteri. Nei Paesi Arabi le giuggiole venivano utilizzate per combattere l’insonnia e anche guaritori greci e fenici ne facevano uso per decotti arricchiti da datteri e