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Rubrica di Emanuela Medi
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Cultura

Si era svegliato grondando sudore. Quell’enorme letto occupato dal suo corpo malato, gli fece avvertire la solitudine. Dalla piccola finestra Giovanni scorgeva il sole che accennava la discesa sui colli del Sannio, ricoperti dal verde dei vigneti, e pensò che non mancava poi molto al ritorno di Anna. Una scarica di colpi di tosse lo prostrò nuovamente, squassandogli il petto. Quella maledetta polmonite. Quella maledetta guerra, quella maledetta Russia, le cui gelide temperature lo avevano inchiodato ad un letto

Il pensiero del Natale della nostra infanzia è quasi sempre legato ad un sentimento di nostalgia. Le lunghe vacanze a scuola con la preoccupazione per i compiti rimandabili all’anno successivo, l'attesa dei regali, la casa che si riempiva di parenti che venivano da lontano, i grandi pranzi con le posate d’argento scintillanti, le luci dell’albero di tutti i colori che si accendevano e si spegnevano con un ritmo lievemente ipnotizzante, l'attesa della mezzanotte per porre il Bambinello nel presepe a lume di candela, i grandi vassoi di dolci con la glassa colorata che si potevano mangiare solo a Natale, le letterine con i brillantini che scrivevamo a scuola e nascondevano sotto il tovagliolo di papà, e poi la tombola e il Mercante in fiera con i soldi da gestire in piena autonomia, la gioia delle vincite che ci sembravano enormi e che toccavamo di tanto in tanto per rassicurarci che fossero davvero lì e riempivano con il loro peso le nostre tasche.

Al tempo del monarca illuminato Carlo di Borbone nel Regno di Napoli avvenne la fortuita e straordinaria scoperta delle antiche città vesuviane, a seguito di alcuni scavi per i lavori di un pozzo da parte di alcuni contadini della zona. E cominciarono così a venir fuori dalle cosiddette ‘città morte’ -che erano state sepolte e in parte carbonizzate come i neri tizzoni ritrovati ad Ercolano- i celebri rotoli ‘manuscripti’ che diedero il nome alla villa detta appunto dei Papiri, e, insieme a tanti reperti, i calchi di Pompei che tanta curiosità hanno destato e rinnovato interesse continuano a suscitare in tutto il mondo. 

Chi non è rimasto stupefatto dal quadro che raffigura la testa reversibile “Il Cuoco” di Arcimboldi “composta da vari arrosti”. Così scrive Fabiana Mendia storico dell’arte “E’un divertimento stupefacente, uno spiazzamento iperbolico della percezione visibile, amplificato dall’impossibilità di potere vedere contemporaneamente le due figure. L’artista impone all’osservatore una doppia lettura, tra naturalismo e capriccio, accentuando il legame tra la sua pittura (fantastica) e il genere nascente della natura morta in Lombardia alla fine del XVI secolo.“

Organizzata da ENIT-Agenzia Nazionale del Turismo la Settimana della Cucina Italiana nel mondo dal 14 al 22 Novembre, sceglie come piatto cult la pizza. Il progetto ideato e coordinato dalla la Farnesina coinvolge Ministeri, Enti, associazioni , per promuovere il nostro paese a livello internazionale. Un ciclo quindi di incontri pubblicati sul sito ufficiale Italia.it .Sarà un viaggio che racconta il nostro paese, i suoi prodotti in particolare la pizza attraverso “ gli impasti” di sette superpizzaioli.

Salendo verso i paesi nordici diviene difficile la coltivazione della vite e il posto del vino viene spesso occupato da bevande derivate dalla distillazione di mele (Calvados - Normandia, Nord della Francia), prugne e albicocche (Slivovitsa - Croazia- Serbia), ginepro (Gin - Gran Bretagna) o di diversi tipi di cereali o di grano (Whisky- Gran Bretagna, Vodka - Russia). In tempi antichi, in Russia, la vodka era chiamata proprio cosi: il “vino di pane” (Smirnov).

Quali sono le interazioni che stanno promuovendo il crescente interesse per il connubio vino-paesaggio? Senza dubbio, l’agire secolare del viticoltore che ha costruito i paesaggi viticoli di cui oggi disponiamo, ma è anche vero che la contemplazione di un vigneto inserito in un bel contesto paesaggistico genera emozioni che si trasmettono in modo inconscio fino alla qualità percepita del vino.

Non c’è dubbio che per noi oggi il centro simbolico della vita affettiva sia il cuore. Al di là di una grande produzione scientifica e letteraria, ce lo ricordano i cuori sacri trafitti dalle spade e quelli profani colpiti dalle frecce dall’eterno Cupido, ce lo rammentano quotidianamente le invasioni di cuori e cuoricini di ogni forma e colore, i cuori intrecciati, i cuori incisi sugli alberi e quelli indicati con le mani.