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Rubrica di Emanuela Medi
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Degustazioni

Il vino e’ un bene nazionale per imprese, bilancio, export, occupazione. Sotto l’ombrellone beviamo effervescente e spumeggiante. Fa allegria e dinamicita’. La qualità organolettica delle bollicine italiane sembra non essere più in discussione. Con il piccolo fenomeno franciacorta di 15-18 anni fa che ha iniziato a scalfire l’immagine e il valore simbolo e storico dello Champagne e poi l’avvento prepotente e dirompente del Sistema prosecco Docg-Doc di 5-7 anni fa. Il 2019 ha sancito e confermato alcuni primi posti dell’Italia spumeggiante: primo paese produttore al mondo e primo esportatore per volumi, il primo paese al mondo per la più alta biodiversità di vitigno da cui si ottengono uve per i vini spumanti. Prodotte 750 milioni di bottiglie e qualche milione meno spedite e consumate in 365 giorni, in 116 paesi, per un valore all’origine di    1,892     mld/euro e un valore al consumo globale (nazionale e estero) di 6,181    mld/euro. Consumo interno nazionale non elevato ma buono arrivando a sfiorare le 200 mio/bott, ben 545 mio/bott esportate (di cui 430 targate docg e doc Prosecco). Il vino spumante è sempre più un biglietto da visita e di attrazione turistica importante, per questo il Covid19 sta influenzando consumi e valore già nel

Per quanto la vita sia sempre più complessa e noi esseri umani via via più tecnologici, il ciclo delle stagioni continuerà a influenzarci e i piaceri semplici a sorprenderci. Le serate luminose, gli abiti leggeri, le vacanze programmate o improvvisate scandiscono ogni anno il desiderio di rinascere e sperimentare. Ciò significa anche giocare con i sensi. Durante le occasioni di distensione e convivialità della pazza estate alle porte, l’invito è ad assaggiare alcuni vini ideali ad affascinare i palati e suggellare momenti da ricordare. Per giocare un pochino e arricchire l’esperienza di degustazione, abbiamo abbinato ogni etichetta ad una hit estiva di oggi o di ieri. Iniziamo con Liga e il suo Lambrusco e pop corn per decantare  Il Lambruscante delle cantine Barbaterre realizzato con  Metodo Classico ottenuto dalle stesse uve del lambrusco rifermentato - un blend di grasparossa, salamino e malbo gentile - che racchiude l’espressione dei lambruschi reggiani e la ricercatezza dei metodi classici. Lo contraddistingue un luminoso rosa salmone che esalta il perlage ricco e fine. Nel bicchiere rivela note di sottobosco, amarena e ribes nero, in un connubio di artigianalità raffinata e ruspante identità. E con l’inizio della calicola e quindi finalmente possiamo dire … E la chiamano estate di Bruno

Il mare si avvicina e possiamo pregustarlo stappando il “bianco giusto” ricordandoci che il pesce c’è , di qualità visto che almeno il Covid ci ha regalato un ambiente meno inquinato e un mare decisamente più pulito. Un primo assaggio   promettendoci di proporvene molti altri Quinta de Posauda – Vinho Verde Arinto Areal  2018 Vino fresco e beverino più diffuso in Portogallo da quando il Mateus e il Lancer’s sono passati di moda. Vinho Verde non è un vitigno, ma una denominazione della regione del Minho, nel nord del paese, dove da sempre si producono vini leggeri, scorrevoli, dal colore verdognolo che trasuda giovialità. Un buon esempio di questi prodotti è l’ Arinto Areal di Quinta de Posauda, che è prodotto dall’autoctono Arinto. Il colore è verdolino come da aspettativa; l’olfatto e il gusto vedono protagoniste note d’agrume, di kiwi e di daiquiri ai frutti tropicali che lo rendono estremamente stuzzicante e dissetante. Non è un campione di salinità come i nostri bianchi marittimi, ma sa d’estate in maniera incredibile. Abbinamento consigliato: ostriche o insalate di mare. Marco De Bartoli – Vigna Verde 2018 Vitigno gattopardesco per antonomasia, nato a ridosso dell’unità d’Italia dagli esperimenti del Barone Mendola di Agrigento, che per primo incrociò

Quartomoro nasce ad Arborea, in provincia di Oristano, grazie alla passione ed il legame per la terra di Piero Cella, enologo come suo padre, arrivato in Sardegna negli anni cinquanta. Simbolo aziendale è la cognizione tecnica di Piero dovuta all’esperienza di grande spessore, acquisita nelle varie realtà viticole del territorio, come Santadi dove ha collaborato con il maestro Giacomo Tachis e poi, la sperimentazione costante sulle uve autoctone, anche quelle cosiddette “minori”, considerate pietre miliari del patrimonio locale.  Così, circa dieci anni fa, prende forma il sogno di una vita, condurre una propria realtà assieme alla moglie Luciana, che si occupa delle relazioni e i figli Alberto (22 anni), che supporta il lavora in vigna grazie agli studi in enologia e Violante (17 anni), apprendista di amministrazione e marketing. L’isola è caratterizzata da una biodiversità unica in Europa e nella Quartomoro si vinificano uve provenienti dai singoli angoli di Sardegna, per catturare ogni sfaccettatura del terroir. L’Alto Campidano, nei dintorni di Arborea, si distingue per il suolo di origine basaltica, dotato di fosforo e potassio. Le barbatelle su queste “sabbie” non temono l’attacco della fillossera e vengono impiantate senza portainnesto o come si dice in dialetto “a pettia sarda” (tramite talea)

Su declivi assolati, tra il Collio Goriziano e i Colli Orientali del Friuli, dai primi anni ’90, Ferdinando e Mario Zamusso divengono custodi di un patrimonio di viti antiche, comprese fra i 60 e gli oltre 80 anni. “I Clivi”, coltivati rispettivamente da padre e figlio, sono 12 ettari di vigneto e da subito viene applicato un regime biologico. La prima vendemmia arriva nel 1996 e le uve selezionate, perlopiù bianche e autoctone, sono Ribolla Gialla, Friulano, Verduzzo e Malvasia Istriana, l’unico internazionale e a bacca nera, è il Merlot. I vigneti de I Clivi si distribuiscono fra le DOC Collio e Colli Orientali del Friuli, dove insistono i due Cru: “Brazan” e “Galea” e i vini che ne derivano sono strettamente legati al terroir e al microclima da cui provengono. Dai Colli Orientali di Corno di Rosazzo si ottiene il Friulano San Pietro, il Verduzzo, la Ribolla Gialla e il Galea Bianco e Rosso, mentre dal Collio in località Brazzano di Cormons, la Malvasia e il Brazan. Entrambi i declivi si trovano su colline a 200 m.l.s.m, con terreno composto di “Flysch di Cormons”: si tratta di marne sedimentarie d’origine marina, miste a strati di argilla e frazioni di calcare, ricche di macroelementi nutritivi per la vite. Esposti costantemente alle brezze marine, i vigneti del Collio sono rivolti più a

Durante una passeggiata sul lungomare di Fregene, nei pressi di Roma, incuriosita da uno stand di vino mi sono fermata ad assaporare la storia della Cantina Sangiorgio, raccontata da Luca e Francesco, nipoti di una tradizione familiare che ha fatto il giro del mondo. Oggi l’azienda possiede alcuni vigneti ai piedi dell’Etna e rappresenta un punto di riferimento nella distribuzione del vino siciliano dai primi anni del Novecento. Gli stabilimenti di vinificazione sono sparsi nelle zone di: Sambuca di Sicilia, Sciacca, Menfi e Contessa Entellina, patria della recente DOC nella provincia di Palermo. Oggi Toni Sangiorgio al timone dell’azienda alleva uve autoctone e non, ponendo attenzione alle materie prime nel rispetto dell’ambiente: questo è il segno distintivo della famiglia da oltre un secolo. Francesco e Luca ci raccontano come nonostante la situazione dovuta al Covid-19 sia abbastanza critica, l’azienda si riuscita ad integrare nuove figure professionali, mantenendo scrupolosamente tutti gli strumenti e le misure di sicurezza già predisposte negli ambienti di lavoro. Prima della degustazione mi viene descritta l’annata 2018 “equilibrata” sotto tutti i punti di vista. Il clima abbastanza caldo e con giuste precipitazioni ha contenuto le temperature durante le fasi di raccolta, specialmente a favore degli aromi e l’acidità nell’uva

Per quanto la vita sia sempre più complessa e noi esseri umani via via più tecnologici, il ciclo delle stagioni continuerà a influenzarci e i piaceri semplici a sorprenderci. Le serate luminose, gli abiti leggeri, le vacanze programmate o improvvisate scandiscono ogni anno il desiderio di rinascere e sperimentare. Ciò significa anche giocare con i sensi. Durante le occasioni di distensione e convivialità della pazza estate alle porte, l’invito è ad assaggiare alcuni vini ideali ad affascinare i palati e suggellare momenti da ricordare. Per giocare un pochino e arricchire l’esperienza di degustazione, abbiamo abbinato ogni etichetta ad una hit estiva di oggi o di ieri. Iniziamo con Liga e il suo Lambrusco e pop corn per decantare  Il Lambruscante delle cantine Barbaterre realizzato con  Metodo Classico ottenuto dalle stesse uve del lambrusco rifermentato - un blend di grasparossa, salamino e malbo gentile - che racchiude l’espressione dei lambruschi reggiani e la ricercatezza dei metodi classici. Lo contraddistingue un luminoso rosa salmone che esalta il perlage ricco e fine. Nel bicchiere rivela note di sottobosco, amarena e ribes nero, in un connubio di artigianalità raffinata e ruspante identità. E con l’inizio della calicola e quindi finalmente possiamo dire … E la chiamano estate di Bruno

Quartomoro nasce ad Arborea, in provincia di Oristano, grazie alla passione ed il legame per la terra di Piero Cella, enologo come suo padre, arrivato in Sardegna negli anni cinquanta. Simbolo aziendale è la cognizione tecnica di Piero dovuta all’esperienza di grande spessore, acquisita nelle varie realtà viticole del territorio, come Santadi dove ha collaborato con il maestro Giacomo Tachis e poi, la sperimentazione costante sulle uve autoctone, anche quelle cosiddette “minori”, considerate pietre miliari del patrimonio locale.  Così, circa dieci anni fa, prende forma il sogno di una vita, condurre una propria realtà assieme alla moglie Luciana, che si occupa delle relazioni e i figli Alberto (22 anni), che supporta il lavora in vigna grazie agli studi in enologia e Violante (17 anni), apprendista di amministrazione e marketing. L’isola è caratterizzata da una biodiversità unica in Europa e nella Quartomoro si vinificano uve provenienti dai singoli angoli di Sardegna, per catturare ogni sfaccettatura del terroir. L’Alto Campidano, nei dintorni di Arborea, si distingue per il suolo di origine basaltica, dotato di fosforo e potassio. Le barbatelle su queste “sabbie” non temono l’attacco della fillossera e vengono impiantate senza portainnesto o come si dice in dialetto “a pettia sarda” (tramite talea)

Il mare si avvicina e possiamo pregustarlo stappando il “bianco giusto” ricordandoci che il pesce c’è , di qualità visto che almeno il Covid ci ha regalato un ambiente meno inquinato e un mare decisamente più pulito. Un primo assaggio   promettendoci di proporvene molti altri Quinta de Posauda – Vinho Verde Arinto Areal  2018 Vino fresco e beverino più diffuso in Portogallo da quando il Mateus e il Lancer’s sono passati di moda. Vinho Verde non è un vitigno, ma una denominazione della regione del Minho, nel nord del paese, dove da sempre si producono vini leggeri, scorrevoli, dal colore verdognolo che trasuda giovialità. Un buon esempio di questi prodotti è l’ Arinto Areal di Quinta de Posauda, che è prodotto dall’autoctono Arinto. Il colore è verdolino come da aspettativa; l’olfatto e il gusto vedono protagoniste note d’agrume, di kiwi e di daiquiri ai frutti tropicali che lo rendono estremamente stuzzicante e dissetante. Non è un campione di salinità come i nostri bianchi marittimi, ma sa d’estate in maniera incredibile. Abbinamento consigliato: ostriche o insalate di mare. Marco De Bartoli – Vigna Verde 2018 Vitigno gattopardesco per antonomasia, nato a ridosso dell’unità d’Italia dagli esperimenti del Barone Mendola di Agrigento, che per primo incrociò

La cantina Dama del Lago nasce nella Tenuta Rentica sul lago di Bolsena nella quale viene allevato e curato un uliveto, campi di grano e un bosco. La produzione enologica riguarda 2 bianchi e 2 rossi. Durante la nostra visita della tenuta abbiamo apprezzato l’eleganza di questo posto con scorci e vedute d’incanto, e degustato la linea dei prodotti partendo dai bianchi: Martino – Est!Est!!Est!!! di Montefiascone DOC – 2017 – 13,5% vol. – Blend prodotto con uve Roscetto o Trebbiano Giallo, Malvasia Bianca, Malvasia Gialla con un’aggiunta di vitigni locali. Il nome di questo vino come le uve sono l’espressione del territorio e la storia di Montefiascone, poiché Martino era il servo nella nota storia del Vescovo Johannes Defuk, che intorno al 1100 in quanto grande estimatore enologico spediva in avanscoperta il suo servo per selezionare le migliori locande sulla via, contrassegnando con un sigillo concordato la parola latina “Est!”. Il sigillo garantiva così al Vescovo di degustare i migliori vini sul suo cammino ma nel borgo di Montefiascone, comune nella provincia di Viterbo e situato sulle sponde del lago di Bolsena, Martino marchiò il vino di questo borgo con la dicitura “Est!Est!!Est!!!”. Da qui nasce la storia della DOC  Est!Est!!Est!!! di