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Rubrica di Emanuela Medi
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Degustazioni

Una volta tanto  una gita con degustazione: il piacere di raccontarla! E’ una domenica di metà Novembre e sono appena arrivata all’Azienda agricola Trebotti a Castiglione in Teverina .I tre fratelli Botti, Ludovico, Clarissa e Bernardo (ecco spiegato il perché del nome) nel 2003 realizzano casa, cantina e 10 ettari di vigneto. Sono le 11 di mattina e lo scenario all’arrivo è unico: le vigne riposano dopo la vendemmia e la nebbia mattutina a poco a poco svanisce. Ad accogliere gli ospiti con caffè caldo c’è Ludovico, considerato tra i 12 migliori giovani agricoltori (premio “nuovi fattori di successo” per il Ministero dell’Agricoltura anno 2012). A svelare la potenza di questo luogo, il percorso fra i vigneti: la vite cresce sulle pendici del Bolsena, lago Vulcanico più grande d'Europa che con le sue eruzioni dai 600.000 ai 150.000 anni fa, ha arricchito il terreno di cenere e lapilli sostanze ricche di minerali  che rendono i vini di Trebotti sapidi, strutturati e longevi, cosiddetti appunto “vini vulcanici”. Il legame con la Teverina si infittisce con la coltivazione dei vitigni autoctoni Violone, Sangiovese e Aleatico, fatta eccezione per il Manzoni Bianco, creato negli anni’30 da Luigi Manzoni, preside della scuola enologica di Conegliano

Potrebbe essere l’APPIUS più grande mai prodotto fino ad oggi» e non ha torto Hans Terzer  che in una degustazione digitale ha presentato  il suo vino da sogno, un Appius 2016 che più delle precedenti versioni è fedele al territorio di cui ne esprime l’alta qualità e le caratteristiche, ottenute con attento  e professionale lavoro in vigna e in cantina. Parterre di eccezione  dunque che il winemaker ha voluto senza sconti per questo Appius da tutti definito  un vino si giovane ma dalle grandi potenzialità, interprete di un’annata eccezionale da “ settembre d’oro” e frutto di un assemblaggio perfetto di quattro monovitigni: Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Bianco, Sauvignon. E’ vero sempre gli stessi ma che nell’alchimia dei dosaggi  e delle percentuali ,Terzer  riesce a comporre una cuvee diversa ogni anno “  specchio dell’annata-dice –  oltre che essere il miglior vino della cantina”, per maturazione delle uve , del profilo zuccherino, ’acidità, freschezza, aromi la cui descrizione al naso e al palato certo ha incantato molti dei presenti a iniziare da Daniele Cernilli tra i guru più importanti del mondo vinicolo italiano. “ La composizione sottolinea il direttore della Cantina di San Michele Appiano  è costituita da 58% di Chardonnay, 22% di

Ci è piaciuta questa iniziativa che spesso si svolge tra addetti ai lavori, ovviamente, ma averla voluta far conoscere a un pubblico più vasto,  è l’attenzione   che il Consorzio Colline Monferrato  ha voluto dare alla comunicazione via web  e per questo abbiamo chiesto maggiori notizie su un vino che  merita più attenzione nel grande panorama enoico italiano. Logo del Consorzio Dice la nota stampa del Consorzio “ Nell'ambito delle attività di Promozione e Valorizzazione in capo al Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese, lo scorso fine ottobre è stata organizzata, al Ristorante La Torre di Casale Monferrato, una degustazione alla cieca di Grignolino, per un confronto su oltre trenta produzioni di vignaioli monferrini afferenti al Consorzio. Sul tavolo della degustazione, sono state proposte annate diverse, per un qualificato viaggio sensoriale tra produzioni passate nel solo acciaio e altre affinate nel legno. Esaminatori di identità e differenze sono stati vignaioli del Consorzio, sommelier (Ais Casale Monferrato), Erika Mantovan (Guide Espresso) e Fabrizio Gallino (Slow Wine), tutti chiamati a votare, in forma anonima, i campioni posti in degustazione. "E' stato un momento di confronto istituzionale e autorevole che suggella un importante punto di partenza per il territorio del Monferrato casalese" ha detto il

Così scrive  nel post Mastroberardino Winery and Vineyard.  Oggi dedichiamo la nostra attenzione alla bandiera Mastroberardino nel mondo.  #Radici #Taurasi Docg.Il progetto #Radici nasce negli anni ’80: il primo Taurasi con questa denominazione viene prodotto nel 1986, come risultato di una ricerca lunga e accurata sull’ esposizione, la composizione chimico-fisica e la giacitura dei terreni. Sono stati sviluppati, quindi, i campi di sperimentazione viticola nelle tenute di Montemarano e Mirabella Eclano, che costituiscono oggi la base del successo del Taurasi. Già recensito da Vinosano con il punteggio di 95/100, il team di Vinous fa altrettanto. Ad essi si aggiungono le 3 stelle di Vinibuoni d'Italia del Touring Club Italiano, nonché i 91 punti su 100 di Wine SpectatorScopri di più sul nostro Radici Taurasi Docg nello storytelling al link:https://sfogliaqui.net/eSg4  Grazie a Mastroberardino, Presidente dell’Istituto Grandi Marchi( in rappresentanza di 12 regioni italiane) per avere citato Vinosano.com tra gli estimatori del Taurasi cui abbiamo dedicato un ampio servizio curato da Raffaele Mosca, Master Sommelier   IRPINIA IN ANTEPRIMA : TAURASI,IL GIGANTE ANARCHICO Lo avevamo detto l’anno scorso e lo ribadiamo quest’anno: il Taurasi è senz’ombra di dubbio il vino più folle, più anarchico del belpaese. Non esiste una ricetta per produrlo: non ci sono regole, né correnti di pensiero, nemmeno un’ annata di riferimento. Ogni bottiglia è una sorpresa,

“Durante il lockdown ci siamo messi a disposizione dei nostri clienti a 360°, con un servizio che ha sempre rispettato tutti i protocolli di sicurezza previsti dalle normative vigenti, e siamo rimasti attivi e operativi con l’e-commerce - spiega Paolo Martinelli, presidente della Cantina Settecani, che conta 200 soci e 350 ettari vitati. Paolo Martinelli, Presidente della Cantina Settecani Non ci siamo mai fermati e non ci vogliamo fermare, anche grazie ai numerosi progetti che abbiamo messo in campo: penso ad esempio all’annullamento delle principali manifestazioni fieristiche del nostro settore - come Prowein e Vinitaly - che ci ha ispirati nello sfruttare le potenzialità della tecnologia, facendoci creare una serie di video ad hoc per continuare a presentarci al mercato internazionale anche al tempo del Coronavirus.  La diversificazione del target è stato il nostro punto di forza, così come la vendita on line e la consegna a domicilio. Questo ci ha consentito di rispondere in maniera immediata ed efficiente alle nuove esigenze del mercato. E il nostro impegno è stato premiato dall’ottimo rapporto qualità prezzo: nonostante la difficile congiuntura economica che stiamo vivendo, al 30 giugno abbiamo chiuso il bilancio con un +16.09% di venduto in più rispetto al 2019. Per il Lambrusco e il Pignoletto

Dalla produzione di Cantine Storiche Bosco in Abruzzo, Vinosano ha avuto il piacere di degustare il Pecorino e Cerasuolo dalla linea storica e il Montepulciano riserva PAN, Montepulciano d’Abruzzo Doc-2017 La cantina nasce nel 1897 a Nocciano in provincia di Pescara grazie al lavoro di Nestore Bosco: con una produzione annuale di 650.000 bottiglie è una delle aziende vitivinicole più antiche d’Abruzzo. Cullata da un lato dal massiccio della Maiella e dall'altro dal Gran Sasso possiede un microclima unico e raro che permette una produzione sana e di qualità delle uve. le cantine storiche Nestore Bosco rappresentano in tutto il mondo il vino italiano e più di ogni cosa la grandezza e l’eccellenza del vino rosso storico di questa terra, il Montepulciano d’Abruzzo con la cura al dettaglio, come nell’etichetta storica disegnata dallo stesso Cavaliere Nestore Bosco  Nel 1897 Giovanni Bosco sulla collina degli innamorati, dell’allora città’ di Castellamare Adriatica che nel 1926 sarebbe poi diventata Pescara, riuscì con fatica e impegno a produrre un vino rosso, con intensi profumi e un gusto vellutato, che sarebbe diventato il Montepulciano d'Abruzzo. Pecorino Colline Pescaresi DOP Linea Storica - 100% Pecorino - 13,5% Vol Dopo la vendemmia viene lavorato in acciaio dove viene svolta anche

Durante una passeggiata sul lungomare di Fregene, nei pressi di Roma, incuriosita da uno stand di vino mi sono fermata ad assaporare la storia della Cantina Sangiorgio, raccontata da Luca e Francesco, nipoti di una tradizione familiare che ha fatto il giro del mondo. Oggi l’azienda possiede alcuni vigneti ai piedi dell’Etna e rappresenta un punto di riferimento nella distribuzione del vino siciliano dai primi anni del Novecento. Gli stabilimenti di vinificazione sono sparsi nelle zone di: Sambuca di Sicilia, Sciacca, Menfi e Contessa Entellina, patria della recente DOC nella provincia di Palermo. Oggi Toni Sangiorgio al timone dell’azienda alleva uve autoctone e non, ponendo attenzione alle materie prime nel rispetto dell’ambiente: questo è il segno distintivo della famiglia da oltre un secolo. Francesco e Luca ci raccontano come nonostante la situazione dovuta al Covid-19 sia abbastanza critica, l’azienda si riuscita ad integrare nuove figure professionali, mantenendo scrupolosamente tutti gli strumenti e le misure di sicurezza già predisposte negli ambienti di lavoro. Prima della degustazione mi viene descritta l’annata 2018 “equilibrata” sotto tutti i punti di vista. Il clima abbastanza caldo e con giuste precipitazioni ha contenuto le temperature durante le fasi di raccolta, specialmente a favore degli aromi e l’acidità nell’uva

Non smentisce  la storica azienda di Cori, CINCINNATO che ha vinto la scommessa spumantistica con quest’ultima produzione Pas Dosè Metodo Classico Millesimato, a chiudere simbolicamente un cerchio dei due Metodo Classico commercializzati in versione Brut. Per primo era nato negli anni Novanta il Metodo Charmat-Martinotti, ora chiamato Metodo Italiano, uno spumante Brut semplice e immediato, poi  nel 2018 i due rifermentati in bottiglia, entrambi denominati “ Kori’” alias Cori, la cittadina che si affaccia sull’agro pontino, sede della prestigiosa cooperativa Cincinnato .. e ora nel 2020 il Pas Dosè  che si   veste di nuovo: Bottiglia cuveè al posto della champagnotta classica, Bellone in etichetta, doppio punto rosso e cerchi concentrici lucidi in etichetta nera e nella capsula a sottolineare la tipologia del vino, logo in rilievo al centro della bottiglia, nero su nero.  Non è una novità che i vini spumeggianti italiani continuano a crescere  in produzione e notorietà, soprattutto in qualità forti di una identità  di vitigno, territorio ,passione e gusto che molti produttori hanno finalmente capito e che perseguono con  tenacia Alcuni vini della linea Cincinnato IL Bellone: Intervista  Nazzareno Milita Antichissimo vitigno  del Vulcano Laziale  sin dai tempi dei  Romani, è l’uva bianca più coltivata dell'area e ovviamente della Cincinnato

I vigneti dell’azienda agricola Barberani sorgono sulle colline umbre circondate dal Lago di Corbara. Ci troviamo in una delle zone più antiche per la produzione del vino in Italia, sulla strada che porta da Orvieto a Todi. In autunno 55 ettari di terreno prevalentemente vulcanici, esposti a mezzogiorno sono avvolti da una nebbia mattutina che permette a una particolare muffa chiamata “Botrytis Cinerea” di ricoprire la buccia delle uve di Orvieto Classico. Questo microscopico fungo, normalmente nocivo, diventa “Muffa Nobile” in condizioni particolari, quasi uniche al mondo: l’alternanza dell’umidità notturna e mattutina ed un clima pomeridiano mite e ventilato. La “Botrytis Cinerea” grazie a piccolissimi fori nella buccia del frutto disidrata l’acino concentrando zuccheri ed acidità. I mosti che ne derivano sono densi, ricchi e profumati. Dalle stesse uve Grechetto impiegate per l’Orvieto D.O.C. Classico Superiore si ottiene il Calcaia Muffa Nobile; un vigneto di soli 6 ettari dal terreno sedimentario, con presenza di fossili marini, ciottoli e agglomerati calcarei, con viti di circa 30 anni esposti a sud-ovest a 250 slm di altitudine. La vendemmia 2016 oltre al consueto attacco di Muffa Nobile, da metà di ottobre a fine Novembre ha visto condizioni di gelo, che hanno contribuito ad amplificare