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Rubrica di Emanuela Medi
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Di tutto di più

Ciò che è importante in una sana alimentazione è adeguare, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, l'assunzione di cibo alle esigenze del corpo nelle diverse fasce di età: giovani e anziani presentano infatti differenti fabbisogni nutrizionali, che vanno assecondati per avere ricadute positive sullo stato e sul rendimento dell'organismo. “ Un corpo giovane è differente da un corpo anziano”, dice Marika Dello Russo, nutrizionista dell'Istituto di scienze dell'alimentazione (Isa) del Cnr.  “Con l'avanzare dell'età si spendono meno energie, diminuisce la massa magra e, quindi, il fabbisogno calorico: un anziano ha bisogno di circa 500 kilocalorie (kcal) al giorno in meno rispetto a un giovane - pressappoco l'equivalente di un pasto completo. Esistono poi differenze a livello interindividuale: il dispendio energetico giornaliero potrebbe infatti mantenersi alto in un anziano con un buon livello di attività fisica ed essere invece basso in un giovane sedentario”.  Oltre all'apporto energetico, nelle diverse età mutano anche le necessità a livello qualitativo, legate al fabbisogno in nutrienti. “Il fabbisogno di proteine, ad esempio, alto nella fase di crescita, si riduce in età adulta, per poi aumentare nuovamente nell'anziano, che ne ha necessità per sostenere e preservare il più possibile la massa muscolare in declino. Se nel

Se è vero- come confermato da numerosi studi internazionali che  il consumo moderato di alcol risulta essere più protettivo per la salute rispetto agli astemi, le nuove tendenze  in fatto di consumi di vino indicano un calo a livello globale del 3%.  Una protezione  che riguarda non solo le malattie  cardiovascolari e più in generale  le malattie metaboliche-diabete mellito in testa-  ma anche la mortalità per tutte le cause che risulta inferiore per chi beve ai pasti il famoso bicchiere di vino al giorno per le donne, due per gli  uomini.  Trend in ascesa per la domanda di prodotti analcolici e a basso contenuto di alcol    confermato dai giovani ma anche e soprattutto dai non più giovanissimi almeno in Inghilterra come detto da  Wine Intelligence che  indica nel 56% dei wine drinker  costituito dagli over 55 (con ben il 36% di over 65, in crescita di 14 punti percentuali negli ultimi 10 anni) e solo il 15% è under 34 (la fascia 18-24 anni non va oltre il 5%). Complice la pandemia visto che tradizionalmente i consumi di vino in Uk sono legati a convivialità in molti luoghi dai centri commerciali ai pub ai ristoranti. Entra in gioco e

Delicati, versatili, chiari, vivaci compagni  della convivialità soprattutto estiva dall’aperitivo al fuori pasto, i vini rosè della Provenza dettano un loro stile inconfondibile cui si rifanno molte produzioni italiane anche se non poche si misurano su un piano diverso che punta sull’ evoluzione nel tempo e non più e non solo sulla gestione del vigneto. Si perché- come riporta il bellissimo articolo di Clementina Palese su Il  Corriere Vinicolo- i vini rosati richiedono  una enologia delicata che parte dalla zonazione meglio individuazione di zone vocate, possibilmente fresche, non siccitose senza forti escursioni termiche, scelta accurata dei cloni da cui discendono le diverse versioni del colore  che si vuole identitario  e caratteristiche organolettiche. Un mondo il rosato esploso in molti paesi trainato dall’America che negli ultimi 15 anni ha segnato un +110%( fonte Iwsar) e con un +23% a livello globale secondo il report stilato da Provence Wine Council e FranceAgrimer ,  con numeri interessanti anche per l’ Italia che secondo l’ultima ricerca di Wine Monitor  rappresenta il quinto mercato al mondo per consumo di vini rosati( 13% del totale) e il quarto per produzione con prezzi per bottiglia in aumento.  Ad amare il rosè sono in Francesi che consumano ben il 35% della

Digital Trends in the Vine & Wine Sector' , è   un'indagine effettuata da OIV (International Organization of Vine & Wine) su aziende vitivinicole  di 18 paesi membri   da cui è stato possibile identificare le tecnologie  emergenti in grado di dare un diverso e nuovo impulso al settore vitivinicolo . Ed è proprio la trasformazione digitale  del vino i cui obiettivi sono: migliorare l'efficienza, la produttività e la sostenibilità; fornire maggiore trasparenza ai consumatori ; formulare nuove proposte di valore e modelli di business ,come indicato da Pau Roca Direttore generale  Oiv- il motore di una trasformazione inevitabile non fosse altro che per i cambiamenti climatici in atto.  Quali le tecnologie per il futuro dell’industria vinicola: PROMOSSO 1)   Tecnologia dei sensori . Il loro maggiore  utilizzo  nel vigneto, in cantina, nella distribuzione e sulla bottiglia di vino stessa secondo Oliver Oran, CEO di Chainvine, darà origine all'Intelligent Wine Bottle, che è: "una bottiglia di vino che si muove e condivide i suoi dati". Infatti l’insieme dei dati forniti dai sensori, la catena di blocchi e codici QR consentirà alla bottiglia di monitorare temperatura, umidità, posizione, a chi è stata venduta e prezzo corrente. Inoltre, i consumatori potranno conoscere il vigneto da cui proviene, come è stato coltivato 

Il Nutri-Score non piace a tutti, particolarmente in Italia. Il sistema di etichettatura francese che dovrebbe aiutare le persone a compiere scelte alimentari più salutari, comporterebbe un’ingiusta penalizzazione di alcuni prodotti tipicamente italiani, che secondo i criteri del Nutri-Score sarebbero declassati. Posto sul lato frontale della confezione di un prodotto, il sistema valuta la qualità nutrizionale complessiva di un alimento  con una scala di cinque colori, che vanno dal rosso al verde e a cui corrispondono le prime cinque lettere dell’alfabeto, A-B-C-D-E. “La proposta di aiutare le persone a compiere scelte alimentari più salutari è sicuramente da condividere. Tuttavia, il sistema proposto dalla Francia, ma anche altri sistemi di etichettatura, elaborati in Italia e in altri Paesi, rischiano di essere troppo semplicistici e di veicolare solo parzialmente il messaggio volto a migliorare le scelte a tavola – commentano i ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, autori di numerosi studi sulla dieta Mediterranea, nell’ambito del progetto Moli-sani - Se c’è un difetto di questi sistemi di etichettatura è quello di isolare il singolo prodotto dall’alimentazione globale di un individuo”. “La dieta Mediterranea è uno stile di vita che va considerato nel suo insieme, nella sapiente scelta degli

Quasi il 40% delle isole non ha un sistema di trattamento delle acque reflue. Cresce la raccolta differenziata. Aumentano anche gli impianti fotovoltaici, ma a cifre e ritmi bassi: non raggiunti gli obiettivi al 2020: è in sostanza la fotografia scattata da  Legambiente e l’Istituto Atmosferico del CNR (CNR-IIA)  che hanno promosso “Isole Sostenibili” ed elaborato l’omonimo rapporto annuale. Certo il rapporto lungo ma molto circostanziato pone in evidenza molte criticità ma anche buone pratiche. Iniziamo dalle prime : per oltre due terzi, nel 2021, risultano ancora non interconnesse alla rete elettrica nazionale, quasi il 40% non dispone di un sistema di trattamento delle acque reflue, nel complesso contano un numero di impianti per la produzione da fonti rinnovabili tra i più bassi del Paese e vedono circolare un numero troppo elevato di autoveicoli in rapporto al numero di abitanti. Sono le isole minori italiane, intreccio straordinario di risorse ambientali, storico-culturali e paesaggistiche, ma anche sistemi fragili e isolati, particolarmente vulnerabili all’aumento delle temperature e alle pressioni dell’uomo legate alla forte affluenza estiva. Da sempre meta prediletta di quanti in cerca di evasione dall’ordinario, negli ultimi anni le isole minori nel mondo sono diventate palcoscenico d’interventi innovativi in ambito di

Con   820 le cantine presenti, di cui 245 segnalate come “Impronte d’eccellenza”, Cantine d’Italia 2022 presentata a dicembre  rivela molte novità. Edito dall’associazione  GoWine  il volume  vuole essere una guida per l’enoturista  alla ricerca di degustazioni in cantina . “Una Guida che privilegia il tema della narrazione perché raccontando la cantina, racconta le vicende che stanno attorno al vino e aiutano meglio a comprendere il profilo di ogni realtà – si legge nella nota ufficiale -. Una Guida che pertanto non vuole rivolgersi soltanto ai “super appassionati”, ma che desidera essere un’occasione per creare cultura a favore del vino e dei suoi territori. E per far riflettere sull’importante ruolo che la viticoltura italiana sta svolgendo a favore della bellezza e della valorizzazione di tanti territori”. Importanti i numeri: 820 cantine presenti, 245 “impronte” – oltre 4.400 vini e circa 1.500 indirizzi utili per mangiare e dormire. “Nelle sue linee generali il volume si presenta come un articolato repertorio di cantine, presentate in ordine alfabetico per regione, ricco di dati e riferimenti – continua la nota -. Un repertorio che si aggiorna in ogni edizione, con nuovi inserimenti ed alcune esclusioni. E con nuove cantine che ottengono per la prima volta il riconoscimento de L’Impronta”. Importanti i criteri

L'uva da vino europea potrebbe aver avuto origine dall'ibridazione di uve da tavola addomesticate in Asia occidentale con viti selvatiche europee locali. Molto interessante è la ricerca condotta dall’Università di Udine e dall’Istituto di Genomica Applicata di Udine, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications che ha svelato la sua origine ricostruendo la storia evolutiva delle varietà. Lo studio ha ricostruito la storia evolutiva della vite da vino in Europa, nonché identificato il gene che potrebbe essere stato decisivo nel passaggio della pianta da vite selvatica a vite coltivata, in quanto responsabile dell’aumento delle dimensioni e del cambiamento della morfologia della bacca, rendendo così l’uva più attrattiva per il consumo da parte dell’uomo e più adatta alla vinificazione. Il lavoro, intitolato The genomes of 204 Vitis vinifera accessions reveal the origin of European wine grapes, è stato coordinato da Michele Morgante, genetista del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Ateneo friulano e direttore scientifico dell’Iga, e da Gabriele Di Gaspero, ricercatore dell’Iga. Allo studio hanno partecipato Gabriele Magris, Irena Jurman, Alice Fornasiero, Eleonora Paparelli, Rachel Schwope e Fabio Marroni.. Ma come si è arrivati a queste conclusioni ? La ricerca è partita dal sequenziamento di oltre 200 varietà di vite, con l’obiettivo di ricostruire la storia evolutiva della vite da vino in Europa. Tra le principali conclusioni ricavate dalle analisi fatte, "è emerso – evidenzia Michele Morgante – che tutte le viti coltivate derivano da un unico

Che il vino italiano  goda di grande visibilità  per  qualità, imprenditorialità, innovazione, capacità di imporsi anche sui più importanti mercati esteri è un dato di fatto che non esulano dagli importanti fatturati  raggiunti da molte aziende . Ne parleremo   a più riprese nella rubrica Di  tutto  di più proprio per evidenziarne la” buona salute” anche se con qualche preanunciata ombra . Cantina Valpolicella Negrar E’ il caso   della Cantina Valpolicella Negrar  che con  un fatturato consolidato di 43.200.000 di euro, registra un +14% rispetto l'anno precedente, grazie a nuovi mercati, Gdo e vendite on-line. Aumentano anche gli ettari vitati bio, da 139 a circa 150 tra certificati e in conversione, anche nella zona del Bardolino. Nuovo investimento a San Pietro in Cariano per l'appassimento. Ma  qualche ombra si profila a segnare negativamente il potere d'acquisto dei consumatori che per Daniele Accordini, dg ed enologo della cantina cooperativa negrarese,  indica in cambiamenti irreversibili Sono  : Effetto “cocooning”, ovvero il piacere di stare a casa. Si trascorre, infatti, più tempo libero nella propria abitazione, per cui si desidera renderlo il più confortevole possibile, anche con acquisti di vini importanti su canali di vendita diretti. La crescita del fatturato della coop vinicola si deve,

Si conferma anche per la birra la tendenza per le bevande analcoliche e sono le donne a preferirla a bassa gradazione tanto che secondo una indagine condotta da BVA Doxa per il Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra  il 30% delle intervistate – consumatrici e non – conosce bene la birra analcolica (è il 37% nel caso delle consumatrici abituali di birra) e il 67% ne ha sentito parlare.  E che l’universo femminile sia sempre più attratto dalla birra lo confermano dati interessanti: 2 donne su 3 consumano birra, delle quali il 53% almeno 2-3 volte alla settimana e l’85% almeno 1 volta a settimana. Il driver che guida la crescita della popolarità della birra analcolica tra le consumatrici di birra e le non consumatrici è il fatto che possa “essere bevuta in qualsiasi momento della giornata” (50%).  Una curiosità: se poste di fronte a una scelta, le non consumatrici di birra si dichiarano più propense a consumare la birra “classica”, piuttosto che la sua versione low o zero alcol. Analcolica o meno. , La birra  rappresenta un momento di piacere (72%) e  piace per il suo gusto inconfondibile (69%). Aspetti in parte condivisi anche dalle non consumatrici.Quanto alle abitudini,