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Rubrica di Emanuela Medi
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Enogastronomia

Ma perché ho scelto questa parola meglio questo concetto, SINTONIA per scrivere di lui lo Chef  scelto dalla famiglia Ceretto per Piazza Duomo ad Alba? Perché Enrico Crippa è in perfetta sintonia con  Bruno Ceretto che ben sedici anni fa che gli ha dato fiducia, stima, affetto per il famoso ristorante,  ora a livello internazionale, perché Enrico è in sintonia con le Langhe, un territorio  che ha un re, Il Barolo di cui è innamorato, tanto da  averlo studiato come e più di un ricercatore in anni di degustazioni, tentativi di abbinamenti mai scontati come lui stesso ha sottolineato “un’elaborazione complessa, fatta di tentativi, di abbinamenti più prevedibili, risultati più o meno riusciti, di degustazioni in azienda di annate e cru diversi di Barolo” e che il lockdown è stata quasi una benedizione perché occasione di riflessioni prove,, incontri tra esperti e meno intenditori . Ma di Baroli ce ne sono tanti meglio sono diversi dal passato come non ricordare i Barolo boys con le interminabili dispute che hanno comunque portato a Baroli più eleganti, con tannini maggiormente levigati, freschi, piacevoli da bersi   in SINTONIA con il cibo  Il Barolo, come ha detto Crippa, “è un giullare, e vuole sempre un po’ di grassezza”. IL

L’Italia, con una produzione, nel 2020, di 5,2 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato, a fronte di circa 65.634 Ha messi a coltura, è il terzo trasformatore mondiale dopo gli USA e la Cina e rappresenta il 13% della produzione mondiale e circa il 53% del trasformato europeo ed è il primo Paese produttore ed esportatore di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale che rappresentano l’emblema della cucina italiana nel mondo. Nelle ultime settimane si è assistito a un vero e proprio attacco nei confronti del comparto della trasformazione del pomodoro da industria. Pertanto come sottolinea una nota dell’Anicav (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali ) -“Riteniamo doveroso nei confronti di tutti gli imprenditori onesti, che rappresentano la stragrande maggioranza degli operatori della filiera del pomodoro da industria, fare chiarezza su alcune questioni fondamentali.” Da oltre dieci anni le aree investite a pomodoro da industria oscillano tra i 65 e 70 mila ettari e il prezzo per la materia prima pagato agli agricoltori dalle nostre aziende è il più alto al mondo, in particolare nel bacino Centro Sud. Pelati, passate, polpe e pomodorini che troviamo sugli scaffali dei nostri supermercati sono ottenuti da materia prima di alta qualità 100% italiana.

Posso ben dirlo di aver mangiato e apprezzato i suoi piatti meglio” La cucina della memoria “così definisce Pino Cuttaia , 5 Cappelli, la sua cucina caratterizzata da ricette e ingredienti dell’ infanzia vissuta al Sud.  «Sono davvero felice di questo risultato ottenuto per la prima volta. Ringrazio di cuore il mio team che è sempre con me con grande serietà e professionalità e alla mia affezionata clientela che finalmente oggi posso accogliere con gioia». Con queste parole lo chef due stelle Michelin Pino Cuttaia 53 anni, tre figli, commenta felice il risultato raggiunto  con l’assegnazione dei Cinque Cappelli della Guida I Ristoranti e i Vini d’Italia 2021  de L’Espresso assegnati al suo ristorante La Madia di Licata Davide Oldani (Foto Wikipedia) La guida - disponibile nelle edicole, nelle librerie e nelle versioni app per iOS e Android - è stata presentata lunedi 31 maggio mattina in un evento online condotto dal direttore e curatore Enzo Vizzari insieme a Luca Ferrua, direttore dell’hub Il Gusto. Ma altri 2 nomi  eccellenti hanno ricevuto i famosi 5 cappelli: Davide Oldani del ristorante  al D ’O di Cornaredo e Ciccio Sultano al Duomo di Ragusa Ibla,.Un elenco di grandi nomi che   si allunga con i premi speciali dati ai

Molise, regione del benessere, e infatti scopriamo che possiede il 40% della raccolta nazionale del tartufo (fonte AGI), che ha uno degli orti botanici più belli d’Italia a due km da Capracotta meta ambita per lo sci di fondo. Ma andiamo per ordine: il Molise, come abbiamo scritto, ha il 40% della raccolta nazionale di tartufo con 50 quintali tra bianchetto e altri, mentre è tra il 30 e 70 quintali quello bianco. Il tartufo nero estivo è di 300 quintali all’anno; di tutta la produzione  l'80%  va all'export. Un dato economico forte il cui valore è legato  a una produzione  molto pregiata visto che è  una regione che non ha praticamente infiltrazione e inquinamento industriale. Il tartufo fa da traino al progetto imprenditoriale "MoliseFood", nato due anni fa con il coinvolgimento di circa 20 aziende agricole e un paniere di prodotti di eccellenza enogastronomica e identitari della regione ,e puo' contare su un attuale piano di sviluppo che vede quattro store enogastronomici aperti a Roma  con l'obiettivo di espandersi in Italia (Milano, Bologna), Europa (già attivo un punto vendita in Spagna, a Siviglia) e negli Stati Uniti, senza dimenticare il mercato cinese, nel rispetto delle norme che regolano l'emergenza sanitaria

Cosa fare a Pasquetta? Quest’anno, in mancanza di gite fuori porta e picnic all’aperto, gli italiani troveranno – come sempre fanno – le soluzioni più adatte per trascorrere le festività pasquali come si meritano e in totale sicurezza. Un pranzo in veranda, una tavola imbandita di buon cibo… e cos’altro?  Una birra, un calice di vino o una Weiss artigianale e senza glutine. La birra artigianale, servita proprio durante il pranzo di Pasquetta, ha tradizioni longeve: dalle abbazie belghe, dove venivano preparate birre corpose per sopperire al digiuno imposto dalla Quaresima, l’abitudine è giunta anche in Italia con le doverose rivisitazioni. Il suggerimento sull’abbinamento perfetto per la Pasqua arriva da Claudio Gritti, mastro birraio e fondatore di Gritz, l’unico birrificio in Italia nonché uno dei pochissimi al mondo specializzato nella produzione totalmente senza glutine da processo “gluten removed”. In accompagnamento a piatti di arrosto e cacciagione come l’agnello, tipico di queste giornate, la Weiss può rivelarsi l’ideale, magari affiancata da salse e contorni di verdure assortite. Senza dimenticare il dessert. «Per le festività pasquali proponiamo la Weiss della Barbara» racconta Claudio Gritti «perché ha un sapore equilibrato, che ben si sposa con le tipiche pietanze della nostra tradizione gastronomica. È perfetta per i salati,

Quando si parla di vino santo o vinsanto alla Toscana non c’è persona che non lo accosti a riti e santi ma sono varie le teorie sull'origine di questo nome; le prime sono senza dubbio quelle legate ad un vino puro particolarmente adatto al rito della S. Messa ma ne esistono altre come ad esempio quella che si riferisce alla peste scoppiata nel senese, dove  i moribondi che ingerivano il vino da messa somministrato da un frate, sembrava esclamassero “vinsanto” per le sensazioni di sollievo private. Lavorazione dei raspi di vino trebbiano per il Vinsanto (Fonte Wikipedia) Un’altra versione riconduce la nascita del termine per discutere dell’unione della Chiesa occidentale con quella orientale. Un’altra fa invece riferimento al ciclo produttivo del vinsanto, realizzato intorno alle feste religiose più importanti del calendario liturgico cristiano.  Tradizionalmente il Vinsanto viene prodotto raccogliendo i migliori grappoli per farli appassire in modo deciso coricandoli su stuoie o appendendoli a ganci. Ad appassimento avvenuto le uve vengono pigiate ed il mosto (con o senza vinacce dipendendo dalla tradizione seguita) e’ trasferito in caratelli di legni vari e di dimensione variabile. Il Vin Santo (o Vinsanto) è  comunque un tipo di vino da dessert: gli abbinamenti suggeriti sono con la pasticceria

Vinosano.com non poteva mancare un appuntamento gastronomico e non poteva che scegliere un piatto di alta gastronomia: eccolo! “L’idea del piatto nasce in occasione di una mia visita in un allevamento in alpeggio; i sentori del latte uniti al profumo dei fiori di montagna sono stati di ispirazione per combinare essenze capaci di evocare questi luoghi non comunemente frequentati, ma che hanno radici profonde nella storia dei pastori delle nostre valli e che oggi è ancora viva grazie ad allevatori virtuosi.” Introduce così Enrico Crippa chef tristellato del ristorante Piazza Duomo( Alba) questo piatto di agnello al sapore di camomilla, suggestione per la tavola di Pasqua. Piazza Duomo Lo chef rende così omaggio alla pastorizia, tipica attività delle regioni appenniniche a cui si riconosce una importante funzione ambientale, nonché sociale; una pratica, quella della transumanza, da salvaguardare tanto da essere accreditata dall’Unesco, come “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. Si tratta di una tradizione che affonda le sue radici nella preistoria e che si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei “tratturi” che testimoniano, oggi come ieri, un rapporto equilibrato tra uomo e natura e un uso sostenibile delle risorse naturali.  Lungo questo percorso, Enrico Crippa propone nel piatto agnello con camomilla una sintesi

Come si suole dire l’Italia è “stretta e lunga” oltre a tante altre cose ottime, eccezionali, meravigliose e qualche cosa che non va proprio un bel nulla. Da nord a sud il desco per le prossime festività pasquali è molto vario, all’insegna in parte della stagionalità e dei cibi di stagione in parte della creatività contemporanea soprattutto oggi dei cuochi che sono un po’ assenti dalla cucina del ristorante. Vediamo intanto di carpire qualche segreto novità e di riproporre qualche ricetta che non si può proprio cancellare e negare per tradizione, per storia, per legame cucina-cuoco-terra. Quello che emerge guardando l’Italia nel suo insieme, è una priorità ai dolci: come dicevano i nostri nonni e bisnonni “c’era bisogno di iniziare a immagazzinare energia perché iniziavano i lavori nei campi”. I tempi sono però totalmente cambiati, ma la storia resta. L’agnello o il capretto è presente in tutte le regioni o quasi come redenzione e sacrificio; l’uovo stesso è diffuso ovunque a simboleggiare la nascita; il formaggio bianco e fresco come purezza; i vegetali simbolo di stagione ma anche frutto della terra. Fra i dolci la ciambella più ancora della colomba unisce la S.Pasqua degli italiani anche se oggi assume forme, dimensioni,

Non si fa che parlare del Molise venuto alla ribalta per essere la Regione con meno Covid ma ora scopriamo che possiede il 40% della raccolta nazionale del tartufo (fonte AGI) che ha uno degli orti botanici più belli d’Italia a due km da Capracotta meta ambita per lo sci di fondo. Ma andiamo per ordine: il Molise, come abbiamo scritto, ha il 40% della raccolta nazionale di tartufo con 50 quintali tra bianchetto e altri, mentre è tra il 30 e 70 quintali quello bianco. Il tartufo nero estivo è di 300 quintali all’anno; di tutta la produzione  l'80%  va all'export. Un dato economico forte il cui valore è legato  a una produzione  molto pregiata visto che è  una regione che non ha praticamente infiltrazione e inquinamento industriale. Il tartufo fa da traino al progetto imprenditoriale "MoliseFood", nato due anni fa con il coinvolgimento di circa 20 aziende agricole e un paniere di prodotti di eccellenza enogastronomica e identitari della regione ,e puo' contare su un attuale piano di sviluppo che vede quattro store enogastronomici aperti a Roma  con l'obiettivo di espandersi in Italia (Milano, Bologna), Europa (già attivo un punto vendita in Spagna, a Siviglia) e negli Stati Uniti,

La preparazione dei cocktail in casa sta vivendo una vera e propria Golden Age: così, direttamente dalle tenute della Famiglia Sabatini, tra le colline della Val di Chiana, arrivano due ricette storiche, ricercate e al tempo stesso facili da preparare in autonomia: il Tuscan 75 e il Christmas Negroni. Il protagonista indiscusso è Sabatini Gin: il primo London Dry Gin dallo spirito toscano, dal gusto pulito e dal lungo finale, profumato da nove botanicals mediterranei che crescono per la maggior parte nella storica tenuta di Villa Ugo, dimora della Famiglia Sabatini. Come richiede la sua ricetta originale, il sapore predominante è quello del ginepro rigorosamente toscano, il gusto è pieno ma non invadente, con una presenza magnificamente bilanciata da finocchio selvatico, lemon verbena, timo e foglie di olivo.  I Sabatini Gin Cocktails, come prepararli e creare cocktail pairing sfiziosi Tuscan75 è un mix perfetto tra Sabatini Gin, succo di limone e Bollicine italiane (Franciacorta, Prosecco); un drink raffinato e dal gusto esclusivo.Il cocktail prende ispirazione dal noto French 75 che è più di un drink invernale, è una storia da raccontare. Da Charles Dickens, alla Regina Vittoria, fino ad arrivare al Principe del Galles, il cocktail a base di Gin ha fatto innamorare