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Rubrica di Emanuela Medi
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Enologia

Sono oltre 40 tra, onlus e cooperative sociali che partecipano al progetto ETICO. Dall’idea di intercettare le centinaia di milioni di tappi in sughero usati che venivano gettati nella spazzatura, Amorim Cork Italia ha deciso di coinvolgere realtà associative e incentivarne la partecipazione con un doppio vantaggio: entrare a far parte di un circolo che dà una visibilità ancora più corale alle loro attività quotidiane e finanziare i propri progetti con un contributo economico spontaneo che Amorim stessa dona loro per ogni tonnellata di sughero recuperato.

L’uva da vino europea potrebbe aver avuto origine dall’ibridazione di uve da tavola addomesticate in Asia occidentale con viti selvatiche europee locali. Molto interessante è la ricerca condotta dall’Università di Udine e dall’Istituto di Genomica Applicata di Udine, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications che ha svelato la sua origine ricostruendo la storia evolutiva delle varietà.

È una crisi lenta  che sta  sta alterando il clima della la regione e non può essere ignorato . Ma partiamo da un dato vito  il clima oceanico ha sempre mitigato il riscaldamento in atto  ma ora non è più sufficiente visto che il suo ritmo dal 2010 si è accelerato. Originariamente gli effetti sembravano positivi. Le annate sono diventate più regolari, con meno disastri (l'ultimo è stato il 2013).  Ma il cambiamento  si è caratterizzato per eventi meteorologici violenti - gelate, grandinate, temporali, pioggia al raccolto, estati secche  tutti elementi che- sono diventati più frequenti "Questi eventi causano un'enorme pressione sulle viti con muffa e stress, mentre i coltivatori faticano a tenere il passo", afferma Stéphane Derenoncourt, un consulente che lavora con i castelli di Bordeaux. Fonte: Wikipedia - Autore Domenico-de-ga Effetti sul vino rosso Forse l'effetto più evidente sul vino rosso delle ultime annate è stato il livello alcolico, in particolare dal 2016. È passato dal tradizionale 13% o 13,5% di alcol in volume (abv) al 14% e persino al 15%. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda il Merlot , ancora la varietà più coltivata a Bordeaux. I cloni non hanno aiutato. "La maggior parte dei cloni di Merlot sono sbagliati, sviluppati per frutta e zucchero", afferma

L’ importante ricerca sui vitigni autoctoni si arricchisce  di un nuovo tassello con il progetto” Geologia del Grignolino” curato dal sedimentologo e geologo Alfredo Frixa il cui obiettivo è lo studio geologico dei terreni  calcareo-marnosi del Monferrato casalese, di età comprese tra l’Eocene e il Miocene (56 – 5 milioni di anni fa), finalizzato all’individuazione delle formazioni geologiche più favorevoli per la coltivazione del Grignolino. La ricerca si inserisce in un più vasto progetto del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese realizzato dal mappatore e divulgatore enoico Alessandro Masnaghetti. Ma andiamo per ordine: “Al momento dello studio – anticipa Frixa, - i suoli vitati più importanti per il Grignolino (spesso associato ad altri vitigni: Barbera, Freisa,…) sembrano appartenere a tre unità geologiche di età compresa tra 34 e 15 milioni di anni fa (Oligocene-Miocene medio), ovvero: la Formazione di Cardona, la Formazione di Antognola e la Pietra da Cantoni. Questi terreni sono legati alla storia dell’Appennino e del Bacino Terziario Piemontese (i cui sedimenti affiorano estesamente tra Liguria, Langhe, Roero, Collina di Torino e Monferrato). La Formazione di Cardona (Oligocene: circa 34 - 28 milioni di anni) affiora sui crinali di molte colline monferrine e sulla base del Bacino

“E gli ultimi saranno i primi…” ma, in questo caso, non in termini di impegno bensì di appeal. Succedeva ai lavoratori in vigna nella Parabola di Matteo e succede, oggi, al Megonio 2019 Librandi in purezza, il rosso Igp Calabria che, firmato da Donato Lanati, è stato decretato miglior vino assoluto della Guida Vitae 2022 dell’Associazione Italiana Sommelier. Con il massimo e impareggiato punteggio di 99/100, espresso dal migliaio di degustatori Ais per la classifica “Le Performance dell’anno lettera I”, il Megnonio Librandi di Cirò Marina è risultata la prima tra 110 etichette selezionate, anche blasonate, per l’elevata armonia e il legame vino-territorio col saper fare dei vignaioli.  Un risultato lusinghiero per il Megonio, sia per l’autorevolezza della nutrita squadra degli esaminatori sia per essersi distinto tra oltre 30mila vini degustati di quasi 4mila produttori, che hanno accettato di mettersi in discussione. Un risultato anche straordinario che ha rivoluzionato le gerarchie degli intoccabili, superando etichette dai sommi calibri, quali Montepulciano, Barolo, Brunello di Montalcino, Amarone e Franciacorta, e che, ancora una volta, conferma la sottile intuizione di Lanati,  per aver saputo riscattare il potenziale di un destino già scritto migliaia di anni fa nel Dna della terra calabra. Nella foto Librandi con

Il nome Malvasia , da cui molti vitigni che hanno spesso in comune soltanto il nome, deriva da una città greca del Peloponneso, Monenbasia, Monemvasia o Monovasia, o "porto ad una sola entrata", città che per assonanza con il nome greco fu ribattezzata dai Veneziani "Malvasia". Da qui l’attribuzione del nome ad un vino , prodotto di gran pregio commercializzato da Venezia che usarono questo appellativo per indicare prima vini dolci ed alcolici provenienti dalla parte orientale del Mar Mediterraneo, poi anche i locali in Venezia nei quali se ne svolgeva il commercio). La Malvasia nel tardo Medioevo divenne uno dei vini più famosi e rinomati prodotti principalmente a Creta ed a Rodi. Per quanto riguarda le caratteristiche del vitigno questi possono essere distinti tra quelli con un leggero aroma che ricorda quello del Moscato e quelli a sapore semplice. Ve ne sono a frutto bianco e a frutto nero. Fra le Malvasie a frutto bianco più estesamente coltivate ricordiamo la Malvasia di Candia aromatica, utilizzata per la produzione dell'omonimo vino Malvasia dei Colli Piacentini; la Malvasia bianca lunga, nota anche come Malvasia del Chianti o Malvasia Toscana, cosiddetta perché la sua uva bianca entra per circa 1/10 nella composizione del

Per molta gente costituisce quasi sempre una notevole delusione pensare che la grappa sia fatta, approssimativamente e nella maggioranza dei casi, per il 40-60% da acqua e che l’alcol etilico sia presente grossomodo solo in proporzioni equivalenti.  Altre persone, più raffinate, sono invece sorprese che i due elementi (acqua e alcol etilico), costituenti per circa il 99% la prestigiosa acquavite, non siano più di tanto importanti per le caratteristiche sensoriali, mentre queste sono fondamentalmente dipendenti da alcune centinaia di sostanze che, pur rappresentando una quota compositiva di appena l’1%, o anche meno, sono i veri responsabili dell’aroma. Senza soffermarci sull’acqua - questo solvente universale la cui presenza nella grappa è in parte dovuta all’umidità della vinaccia, in parte al vapore utilizzato nella distillazione e in parte a quella usata nella fase finale del ciclo di lavorazione per la riduzione del grado - cerchiamo di conoscere gli altri costituenti della nostra acquavite. AlcoliChimicamente sono composti ternari formati da atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno. Alcuni sono molti profumati e tutti sono dotati di potere narcotico e/o euforizzante sull’organismo umano. I più importanti tra quelli presenti nella grappa sono: alcol etilico: costituente fondamentale tuttora utilizzato, anche se con minore importanza rispetto al passato, come parametro per la