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Rubrica di Emanuela Medi
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Interviste

Quella di oggi è una storia nata per caso facendo zapping nel dopocena ed imbattendomi nella trasmissione GENERAZIONE BELLEZZA condotta da un Emilio Casalini che è pure bravo ma… quella sera è bastata un’inquadratura dell’inconfondibile profilo delle alberate aversane a farmi posare il telecomando e dispormi all’ascolto dell’Asprinio e del suo Territorio. Cominciamo dal secondo che, ad Aversa, è “difficile”, violentato dalla camorra e da un’agricoltura accecata dal profitto che ha fatto scempio della Storia riducendo le alberate a merce rara, preferendogli colture più redditizie fino a quando la Regione non è riuscita a porre un freno agli espianti. E l’Asprinio? Una vite che, per come la conosco, mi ricorda la favola di “Jack ed il fagiolo magico”, una sorta di ponte tra la terra ed il cielo, avvinghiata ai pioppi in indissolubile unione. Una vite che è forse l’asse cartesiano sbagliato, una “Y” in un mondo che accetta solo le “X”.Una vite che non sembra non voler essere di peso a quella terra che lascia libera di accettare altro. Una vite i cui grappoli sono stelle da cogliere nella volta celeste. Un’uva maturata ad adrenalina e vertigine, che sa di allontanamento (dalla terra) e di ascensione (al cielo).Un’uva che sembra voler sfuggire

Ne moda ne trend il vino bianco fermo o in bollicina piace in particolare ai giovani che iniziano a bere. Un fenomeno trainato certo dal Prosecco ma che si è andato affermando lentamente da almeno 20 anni e che ha dato la possibilità ai produttori di migliorare in qualità e di scegliere i vitigni che avrebbero incontrato il gusto del consumatore e di imporsi sui mercati - Dice Hans Terzer winemaker tra i più noti. Oggi noi coltiviamo per il 75% vitigni a bacca bianca riservando il resto ai rossi che non devono mancare, 40 anni fa   era il contrario . Non parlerei di moda ma di gusto cambiato, il Prosecco spopola, piace il Pinot Bianco e al nord la gente preferisce vini meno impegnativi “. Continua Terzer “In Alto Adige  tutta la superficie è  stata rinnovata per coltivare vitigni a bacca bianca visto che il mercato va  in questa direzione  Certo i vini che nascono in zone medie non saranno mai dei cru ma avranno un buon  rapporto prezzo qualità. Ripeto i vini bianchi hanno un grande fascino  e le mode nel bicchiere si riflettono sempre nel vigneto, pur nella consapevolezza che la durata di certi trend di consumo è

Non vuole accantonare tradizione e vini che hanno già lasciato il segno della qualità ma Francesco Fortunato Maci enologo e agronomo della cantina Due Palme ha voluto uscire dagli schemi e muoversi liberamente per proporre qualcosa di nuovo meglio uno stile, un gusto diverso improntato ovviamente alla qualità e lo ha fatto pensando alla ristorazione il veicolo principe per avvicinare il consumatore e far conoscere i vini della cooperativa in particolare della linea Cuntamè.

Contenta più che contenta  Elisabetta Gnudi Angelini che mette a segno un’altra azienda e sarà in montagna. Dice ”Vogliamo fare l’Etna della Toscana perché l’ Amiata un tempo era un grande  vulcano, ora spento,  ha terreno meraviglioso. Erano anni che  ci pensavo  perché mi mancava qualcosa che si diversificasse completamente dalle altre aziende Il nome ancora non lo sappiamo ma sicuramente  avrà la E perché tutte le mie aziende  sono in ordine alfabetico. A come Altesino B come Borgo Scopeto C come Caparzo  D come la Doga. Ha circa 50 ettari  con una latitudine che varia  tra i 100 ai 500 metri e qualcosa oltre: coltiveremo Sangiovese che come sai  io ne sono una fanatica e penso che con questi cambiamenti climatici sarà positivo un suo  posizionamento ad altitudini maggiori in particolare di notte quando potrà godere di maggiore frescura. Non abbiamo ancora deciso cosa coltivare oltre i 500 metri, penso a un grande bianco come il Sauvignon che amo molto ma che dovrà competere con il Sauvignon dell’Alto Adige e del Friuli, vediamo se ce la facciamo ma c’è anche il Pinot Bianco.. vedremo. Iniziamo ora con il Sauvignion e ci vorranno almeno tre anni. Siamo tutti molto eccitati da questo

Un incontro pieno di promesse che saranno mantenute ma soprattutto un incontro solare quello con Gilda Martusciello a Vinitaly che - come dice- “nelle sue vene e in quelle del marito Salvatore scorre vino e non sangue tanta è la passione, per tutti quei luoghi che sono stati valorizzati dal suocero Gennaro Martusciello che già in tempi lontani (ha fatto il corso di ampelografia a Conegliano Veneto) aveva capito il valore dei vini autoctoni che venivano prodotti dai contadini e bevuti in loco”.

Biologico è rispetto del tempo, della propria terra, dell’ambiente, dei propri valori, dell’uomo. L’obiettivo Ue al 2030 è quello di una superficie sempre più vasta destinata a un’agricoltura più consapevole”, sottolinea Antonio Stanzione, curatore di Guida Bio 2023, l’unico format nel panorama nazionale ad occuparsi solo ed esclusivamente di vini derivanti da agricoltura biologica.

Un viaggio di 50 Donne del Vino, non è da sottovalutare per chi vuole conoscere più da vicino questa realtà che conta 1000 associate tra giornaliste, imprenditrici, sommelier, esperte di marketing, in Portogallo con la nuova presidente Daniela Mastroberardino che con la sua presenza discreta ma concreta ha già dato una precisa immagine non solo di se ma di quello che vorrebbe fare anche se, confessa, deve definire alcuni progetti prima di proporli al Consiglio.