VITEMATTA
Quella di oggi è una storia nata per caso facendo zapping nel dopocena ed imbattendomi nella trasmissione GENERAZIONE BELLEZZA condotta da un Emilio Casalini che è pure bravo ma… quella sera è bastata un’inquadratura dell’inconfondibile profilo delle alberate aversane a farmi posare il telecomando e dispormi all’ascolto dell’Asprinio e del suo Territorio. Cominciamo dal secondo che, ad Aversa, è “difficile”, violentato dalla camorra e da un’agricoltura accecata dal profitto che ha fatto scempio della Storia riducendo le alberate a merce rara, preferendogli colture più redditizie fino a quando la Regione non è riuscita a porre un freno agli espianti. E l’Asprinio? Una vite che, per come la conosco, mi ricorda la favola di “Jack ed il fagiolo magico”, una sorta di ponte tra la terra ed il cielo, avvinghiata ai pioppi in indissolubile unione. Una vite che è forse l’asse cartesiano sbagliato, una “Y” in un mondo che accetta solo le “X”.Una vite che non sembra non voler essere di peso a quella terra che lascia libera di accettare altro. Una vite i cui grappoli sono stelle da cogliere nella volta celeste. Un’uva maturata ad adrenalina e vertigine, che sa di allontanamento (dalla terra) e di ascensione (al cielo).Un’uva che sembra voler sfuggire