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Rubrica di Emanuela Medi
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Marina Saponari ricercatrice CNR-IPSP Bari Secondo uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature condotto da scienziati in Italia, Francia e Stati Uniti, il batterio Xylella fastidiosa è arrivato per la prima volta in Italia nel 2008, su una pianta di caffè, e successivamente si è adattato agli ulivi nella regione meridionale della Puglia, finendo per uccidere milioni di piante. Lo studio fa anche luce su alcuni tratti genetici che potrebbero aver aiutato il batterio a diffondersi. Xylella fastidiosa è un patogeno invasivo che può infettare almeno 595 specie di piante. È stato scoperto in Europa nel 2013, dopo l’inizio di un'epidemia tra gli ulivi della Puglia, per poi diffondersi in Francia, Spagna e Portogallo. Provoca il cosiddetto Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO), che fa seccare foglie, ramoscelli e rami, uccidendo rapidamente la pianta. Il nome fastidiosa deriva dalla difficoltà di coltivarla in laboratorio, spiega Maria Saponari, ricercatrice dell'Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari, che ha partecipato allo studio. "Mentre batteri come l'Escherichia coli sono facili da coltivare in vitro in 24-48 ore, è molto difficile estrarre la Xylella dalle piante", dice. Ecco perché all'inizio dell'epidemia è stato difficile dimostrare che il batterio fosse la causa della morte degli

Gli scienziati al top della ricerca sono molti, 100 mila, ma bisogna tener conto che le  pubblicazioni sul cui numero e valore si basa la classifica, riguarda tutto il mondo , le centinaia di Università accreditate e le migliaia di Istituzioni Pubbliche e Private. Fa bene quindi la Fondazione Edmund Mach ad essere orgogliosa dell’importante riconoscimento internazionale  che arriva dalla Stanford University. Nella classifica Top Scientist, figurano otto ricercatori del Centro Ricerca e Innovazione FEM che si sono distinti a livello mondiale per autorevolezza scientifica sulla base del numero di pubblicazioni e di citazioni nelle relative aree disciplinari. I ricercatori FEM che fanno parte di questa preziosa lista, composta da circa 100mila ricercatori classificati in 22 campi scientifici e 176 sottocampi, sono: Panagiotis Arapitsas, Franco Biasioli, Damiano Gianelle, Stefan Martens, Annapaola Rizzoli, Nico Salmaso,  Kieran Tuohy, Urska Vrhosek. Come sottolinea il prof. Mario Pezzotti dirigente del Centro Ricerca e Innovazione: “Questo risultato - evidenzia l'eccellenza e la rilevanza internazionale dei ricercatori di FEM in specifiche tematiche strategiche e peculiari della Fondazione, cioè agricoltura, ecologia, ambiente ed alimenti". LA TOP SCIENTIST  Realizzata dalla Stanford University in collaborazione con la Elsevier ed il database per la ricerca scientifica mondiale “Scopus”, la” lista” è stato

Lui è il Maestro Igino Massari  punto di riferimento per la pasticceria di alta qualità,  lei è Micro4Food  il laboratorio di Microbiologia alimentare della Libera’Università di Bolzano al NOI Techpark, più semplicemente il meglio della ricerca  nel settore della microbiologia alimentare. Per fortuna le Università stanno sempre più collaborando con il privato in tanti settori come l’alta pasticceria appunto. Per Igino Massari l’interesse è rivolto a utilizzare i migliori ingredienti e i processi produttivi di più elevata qualità, alla ricerca  della perfezione  obiettivi condivisi con il prof. Marco Gobbetti (nr. 1 per citazioni su Google Scholar nel settore della microbiologia alimentare) e la prof.ssa Raffaella Di Cagno (nr. 11 per citazioni su Google Scholar nel settore della microbiologia alimentare), tra i maggiori esperti scientifici al mondo per quanto riguarda la le fermentazioni. “Siamo onorati di poter collaborare con un Maestro dell’arte pasticciera come Iginio Massari  che rappresenterà un’occasione di crescita reciproca”, commenta Marco Gobbetti, “Anche la ricerca più consolidata e più all’avanguardia ha bisogno di confrontarsi con la maestria di chi è già riuscito a porre le proprie produzioni su un livello di eccellenza”.    “La collaborazione con unibz, condotta con i proff. Di Cagno e Gobbetti, è nata per andare oltre il limiti

E’ la conclusione di uno studio coordinato dalle Università di Firenze, Jena e Tubinga pubblicato slla rivista scientifica Science Advances La civiltà etrusca, fiorita durante l'età del ferro nell'Italia centrale, ha incuriosito gli studiosi per millenni e il dibattito sulle loro origini è stato intenso e ha coinvolto storici illustri già dai tempi del greco Erodoto. Gli Etruschi si distinguevano dai loro vicini contemporanei per le notevoli abilità metallurgiche e per l’uso di una lingua non indoeuropea ormai estinta.. Ora, un nuovo studio su “Science Advances” coordinato dalle Università di Firenze, Jena e Tubinga che ha coinvolto ricercatori provenienti da Italia (oltre all’Ateneo fiorentino, Università di Siena, Università di Ferrara, Museo della Civiltà di Roma), Germania, Stati Uniti, Danimarca e Regno Unito, fa luce sull'origine e sull'eredità degli Etruschi grazie all’analisi sul genoma di 82 individui dell'Italia centrale e meridionale, vissuti tra l’800 a.C. e il 1000 d.C.. I risultati confermano che gli Etruschi, nonostante le loro espressioni culturali uniche, erano strettamente imparentati con i loro vicini italici e rivelano importanti trasformazioni genetiche associate a successivi eventi storici. (The origin and legacy of the Etruscans through a 2000-year archeogenomic time transect - DOI: 10.1126/sciadv.abi7673) Un fenomeno intrigante  Sebbene gli archeologi ritengano che gli

Nonostante le tante differenze che li differenziano dagli essere umani è però plausibile supporre che dispongano di meccanismi comportamentali riconducibili a sistemi di memoria che, in modo simile al nostro, hanno lo scopo di immagazzinare, elaborare e recuperare informazioni derivate dall'esperienza con l'ambiente esterno e, di conseguenza, di accrescerne le possibilità di sopravvivenza. Dimostrare queste ipotesi non è però semplice. “Il mondo sensoriale degli insetti è ricco di messaggi chimici poco comprensibili per l'uomo. Limitandoci ai segnali visivi ai quali siamo più abituati, sappiamo che molti insetti vedono, riconoscono e ricordano ciò che hanno visto”, spiega Diego Fontaneto dell'Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr. “Un esempio incredibile è quello delle comuni vespe cartonaie, in grado di riconoscere guardandoli in faccia e di ricordare tutti gli individui con cui convivono nel vespaio, non fidandosi e attaccando ogni intruso mai visto prima. Un comportamento stranamente molto simile al nostro”. Gli insetti non si limitano però alla sola memorizzazione degli altri individui del proprio gruppo sociale: come noi, sono in grado di ricordare anche lo spazio che li circonda e le strade da seguire, un chiaro esempio è rappresentato dalle api. “Questi insetti studiano il percorso per andare a bottinare sui fiori migliori

Genetics, odor perception and food liking: The intriguing role of cinnamonMaria Pina Concasa; Anna Morgana; Giulia Pelliccionea ; Paolo Gaspariniab; GiorgiaGirottoabInstitute for Maternal and Child Health – IRCCS, Burlo Garofolo, Trieste, ItalyDepartment of Medicine, Surgery and Health Sciences, University of Trieste, Italy Lo studio è importante per comprendere come gli esseri umani recepiscono gli odori e come questi possono svolgere un ruolo non da poco nella diagnosi delle malattie neurodegenerative. Ma come spesso diciamo , andiamo per ordine . Una ricerca condotta dall’Università di Trieste, in collaborazione con l’ospedale materno infantile Burlo Garofolo, ha scoperto per la prima volta la correlazione genetica tra un recettore dell’olfatto, la percezione della cannella e il senso di piacevolezza per i vini rossi che contengono cinnamaldeide, una sostanza che dà origine a sentori di cannella. Si tratta di uno studio importante della genetica delle preferenze alimentari, al punto che è stato incluso da Elsevier, casa editrice della rivista Food, Quality & Preference principale editore mondiale in ambio medico sccientifico, he ha pubblicalo il 5 maggion 2021 lo studio nella newsletter periodica che presenta le ricerche più interessanti ai giornalisti di tutto il mondo.Il professor Paolo Gasparini, ordinario di genetica medica all’Università

Alcune isole sono state destinate nelle varie epoche a luoghi di detenzione a causa della loro natura intrinseca e in alcuni casi per particolari posizioni geografiche e conformazioni geologiche che le rendono difficili da raggiungere e altrettanto difficili da lasciare. La presenza delle prigioni nelle isole, oltre ad alimentare da sempre l'immaginario popolare, ha segnato in maniera profonda la loro evoluzione nel tempo, sia dal punto di vista antropico che ambientale, riproponendo per ogni isola dinamiche simili. È il caso ad esempio dell'Asinara, a nord della Sardegna, sede della colonia penale agricola dal 1885 al 1998. “In una prima fase c'è stato un forte sfruttamento delle risorse, soprattutto terrestri, per sostentare le popolazioni carcerarie”, ricorda Diego Fontaneto dell'Istituto di ricerche sulle acque (Irsa) del Cnr di Verbania Pallanza, coautore di uno studio svolto in collaborazione con il Parco nazionale dell'Asinara e con varie università incentrato sugli animali microscopici delle spiagge sabbiose e di come la presenza umana ne influenzi la biodiversità. “La storia più o meno è sempre la stessa: carcerati e carcerieri che importano animali e vegetali per creare una minima agricoltura, con danni ingenti alla biodiversità terrestre. Cani, gatti e animali al pascolo distruggono parecchio, ma le acque delle coste

Far conoscere al vasto pubblico il vino attraverso l’esperienza del vignaiolo è l’idea ambiziosa che ha spinto la famiglia Paladin, protagonista del mondo enoico italiano, a creare Il Tempo della Vite. Questo sarà un laboratorio a cielo aperto “dal passato al futuro” che, attraverso delle tappe interattive, racconterà da un lato l’evoluzione della viticoltura dal passato fino ai giorni nostri, dall’altro le nuove frontiere della conoscenza scientifica, per scoprire come vive la vite dalle radici al grappolo. Il progetto, realizzato in collaborazione con le Università di Padova, Milano e Bolzano e con l’ente CREA, rientra nella mission aziendale della sostenibilità a 360°, che Casa Paladin ha sviluppato attraverso un programma di tutela delle 4V, i quattro pilastri Vite, Verde, Vino e Vita. Il Tempo della Vite sarà un parco vitato di 10.000 metri quadri strutturato in due aree: una storica e una che guarda al futuro. La prima rappresenterà l’evoluzione delle forme di allevamento nella storia della viticoltura, dalla vite strisciante fino ad arrivare alla forma tipica dell’alto Veneto, la bellussera, e al moderno guyot. La parte tecnologica invece metterà in evidenza le tecniche agronomiche all’avanguardia per una produzione sempre più sostenibile per l’ambiente. A conclusione del percorso ci sarà una galleria che

Genetics, odor perception and food liking: The intriguing role of cinnamonMaria Pina Concasa; Anna Morgana; Giulia Pelliccionea ; Paolo Gaspariniab; GiorgiaGirottoabInstitute for Maternal and Child Health – IRCCS, Burlo Garofolo, Trieste, ItalyDepartment of Medicine, Surgery and Health Sciences, University of Trieste, Italy Lo studio è importante per comprendere come gli esseri umani recepiscono gli odori e come questi possono svolgere un ruolo non da poco nella diagnosi delle malattie neurodegenerative. Ma come spesso diciamo , andiamo per ordine . Una ricerca condotta dall’Università di Trieste, in collaborazione con l’ospedale materno infantile Burlo Garofolo, ha scoperto per la prima volta la correlazione genetica tra un recettore dell’olfatto, la percezione della cannella e il senso di piacevolezza per i vini rossi che contengono cinnamaldeide, una sostanza che dà origine a sentori di cannella. Si tratta di uno studio importante della genetica delle preferenze alimentari, al punto che è stato incluso da Elsevier, casa editrice della rivista Food, Quality & Preference principale editore mondiale in ambio medico sccientifico, he ha pubblicalo il 5 maggion 2021 lo studio nella newsletter periodica che presenta le ricerche più interessanti ai giornalisti di tutto il mondo.Il professor Paolo Gasparini, ordinario di genetica medica all’Università

E’ un dato di fatto  che sia aumentata la consapevolezza dei consumatori sui cambiamenti climatici il loro impatto in termini di salute  tali da indirizzare nuove  scelte di consumo. Il tutto  sotto il nome della sostenibilità  E per quanto riguarda il vino? In un recente studio, i ricercatori dell’Università Cattolica, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e di Verona e con la Texas A&M University (USA), hanno valutato come possano essere influenzate le scelte di consumo del vino in un ristorante aggiungendo alla carta dei vini informazioni sulle emissioni di CO2.  Ma prima dei risultati della ricerca, è interessante il dato emerso da  studi scientifici  che indicano come presso il consumatore di vino vi sia interesse non solo per il già conosciuto vino biologico, ma anche per la riduzione del consumo d’acqua, la riduzione di emissioni di anidride carbonica (CO2), la responsabilità sociale d’impresa . Insomma è apparentemente più informato sulla sostenibilità ma anche più confuso perchè esposto a una moltitudine di etichette che indirizzano verso significati diversi relativamente a tale concetto. La scelta della bottiglia di vino non è così semplice come si pensa: tradizionalmente il consumatore valuta caratteristiche di diverso tipo come, per esempio, i vitigni