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Rubrica di Emanuela Medi
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Salute

Nonostante i no dell’OMS della UE e chi ne ha più ne mette la discussione su vino e salute è aperta, fonte di molte contestazioni anche ideologiche di cui prendiamo atto e non solo per dovere di cronaca. Ma ricordiamo le dosi consigliate: per l’uomo è di circa 15 g al giorno, ma fino a 40 g di alcol al giorno (pari a due/tre bicchieri), non vi è aumento di rischio di mortalità.

Sono in pochi a storcere il naso ma i piatti pronti sono sempre più richiesti perché buoni, salutari, ben equilibrati al passo con i ritmi della vita moderna. Ma non sono solo loro i protagonisti dei nuovi trend come proposti a Tuttofood (Milano 8/11), evento internazionale con oltre 2.000 brand da 45 Paesi del mondo (e con 700 buyer e migliaia di operatori professionali).

Nel 2021 7,7 milioni di italiani di età superiore a 11 anni (pari al 20% degli uomini e all’8,7% delle donne) hanno bevuto quantità di alcol tali da esporre la propria salute a rischio. Tre milioni e mezzo di persone hanno bevuto per ubriacarsi e 750.000 sono stati i consumatori dannosi, coloro cioè che hanno consumato alcol provocando un danno alla loro salute, a livello fisico o mentale. E se è vero che molti valori sono diminuiti tornando ai livelli pre-pandemici, è altrettanto vero che questi erano comunque elevati e che i decrementi, registrati quasi sempre per gli uomini e non per le donne, sono distanti dal raggiungimento degli Obiettivi di salute sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A scattare la fotografia è, come ogni anno, l’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Iss, che ha rielaborato i dati Istat in occasione dell’Alcohol prevention day “I consumi di alcol in Italia evidenziano una situazione di ritorno ai livelli pre-pandemia Covid-19, anche se cresce l’esposizione al rischio da parte delle donne, tanto giovanissime, quanto anziane – afferma Emanuele Scafato, Direttore dell’Ona-Iss. Il quadro 36 milioni di consumatori di alcol in Italia - 20 milioni gli uomini e 16 le donne, pari al 77% dei maschi e

Nel tempo ci siamo adoperati per vivere più a lungo e ci siamo riusciti grazie ai progressi registrati in campo medico, tecnologico e sociale. L’invecchiamento rimane comunque un processo ineluttabile, che può essere contrastato e rallentato, ma non bloccato. Eppure ognuno di noi vorrebbe vivere a lungo e in salute: il concetto della qualità, in questo caso accompagnato anche dal trascorrere lineare del tempo espresso dall’età anagrafica. È questo che intendiamo per età biologica, che, a differenza dell’età cronologica, mira a quantificare la qualità dei processi biologici. In altre parole, viene lasciata a noi la responsabilità di come proteggere la nostra macchina biologica lungo tutta la nostra vita, considerando l’età biologica come un patrimonio personale. A questo si collegano i comportamenti, gli stressors individuali e collettivi, che conducono a quelli che dovrebbero essere i “sani stili di vita” molto semplici ad essere enunciati, ma difficilissimi da praticare. Altrimenti non si spiegherebbe l’aumento costante delle malattie croniche non trasmissibili (NCDs). I determinanti di buona salute biologica sono tuttavia conosciuti: attività fisica, alimentazione, sfera psico-emotiva, gestione dello stress. Parliamo in realtà di ambiente, inteso come il campo in cui siamo immersi, tutto ciò che ci circonda nel corso della nostra vita e che