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Rubrica di Emanuela Medi
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Vinosano parla di voi

Storicamente regione di vigneti, l’Alto Piemonte in poco più di un secolo  ha perso quasi tutti i suoi ettari vitati che erano circa 40.000 agli inizi del ‘900 con il conseguente ridimensionamento delle vigne in  piccolissime denominazioni frammentate tra le province di Biella, Vercelli, Novara e Verbania Bisogna arrivare ai primi anni.2000  perché questo terreno, così povero di aziende ma allo stesso tempo così adatto alla coltivazione delle vigne sia stato riscoperto da alcuni appassionati che hanno dato vita alla nascita di piccole realtà imprenditoriali e ad un progressivo   interesse dei mercati internazionali. Fonte foto: cantinagaggiano.it E’ la storia di Gaggiano Viticoltori nata nel 2014 sulla sponda est del fiume Sesia tra Vercelli e Biella che ha dato il via al progetto di recupero di vigneti storici abbandonati o semiabbandonati strappando all’incuria questi terreni  con l’impianto di nuove barbatelle nelle denominazioni Gattinara e Bramaterra. Mentre il Gattinara vanta un nome più rilevante (è una doc dal 1967 e una docg dal 1990), il Bramaterra è una doc meno nota, riconosciuta solo dal 1979, ma sulla quale l’azienda ha deciso di valorizzare. Si tratta di un’area e non di un comune, piuttosto estesa come areale potenziale ma molto meno come ettari vitati

Protagoniste del nuovo corso di molte aziende  sono le pratiche sostenibili nel vigneto e in cantina nel rispetto del territorio le cui uve e i conseguenti  prodotti ne sono l’espressione. Non fa eccezione La Tordera l’azienda  che ha sede a Valdobbiadene, nel cuore della denominazione Valdobbiadene Conegliano Prosecco Superiore  DOCG, tra Venezia e le Dolomiti.  Qui, da più di un secolo, la famiglia Vettoretti composta da Renato, Gabriella, Paolo con i genitori, trasforma le uve dei 70 ettari vitati a conduzione  diretta in  apprezzati  spumanti tra i quali: Superiore di Cartizze DOCG, Valdobbiadene DOCG, Asolo Prosecco  Superiore DOCG e Prosecco Doc Treviso. Ogni fase di produzione dei vini la Tordera si svolge all’interno della moderna cantina  Certificata CasaClima Wine.  Natural Balance  L’obiettivo  è  valorizzare  la  produzione  che  rispetta il  territorio di  cui  è  vera  espressione   dell’uva  e  delle  diversità dei singoli vigneti di proprietà nelle aree del Cartizze, di Valdobbiadene, Asolo e del Prosecco Doc.. L’impegno Natural Balance si concretizza in una serie di pratiche che mirano a raggiungere il traguardo di una viticoltura sempre più green e sostenibile Le bottiglie riportano sul collo un bollino con la dicitura Natural Balance; nella retro etichetta anche la dichiarazione del contenuto di solfiti ed il contenuto di zuccheri.

Siamo in Maremma vicino al mare luogo da  poco scoperto ma molto molto ambito da  imprenditori, intellettuali, nobili, alta borghesia per il fascino discreto ma suggestivo della costa, del  mare, di una campagna quieta rassicurante segnata finalmente da non pochi vigneti. Già nel 1817, il Catasto Leopoldino riportava la presenza di vigneti nei terreni oggi appartenenti a Fattoria il Casalone, cantina immersa nel paesaggio della Maremma Toscana la cui stori è tradizione Qui negli anni sessanta la famiglia Lignana decise creare una moderna azienda vitivinicola “Continuiamo a portare avanti il sogno di nostro nonno prima e nostro padre poi di fare vino in Maremma – raccontano Corrado e Diego, terza generazione alla guida dell’azienda -. Siamo ogni giorno grati a questo territorio unico che, grazie alla vicinanza al mare, ci regala vini Doc toscani di carattere e grande eleganza. Uno dei fattori più importanti di Fattoria il Casalone di Pepi Lignana è proprio la sua vicinanza al mare, che influisce sul clima e sul terroir. Questa fascia costiera unica nel suo genere,  protetta da rilievi a nord-est, permette la maturazione perfetta delle uve, grazie anche a un clima mite d’inverno e secco d’estate. Nel periodo finale della maturazione le notti sono

Donnafugata nasce in Sicilia dalla famiglia Rallo, produttori di vino dal 1851, nelle cantine storiche di Marsala, e proprio qui ha inizio la nostra visita. Il nome Donnafugata significa “donna in fuga” e fa riferimento   al Gattopardo di Tomasi da Lampedusa. Viene usato per la prima volta nel 1983, da Giacomo Rallo (quarta generazione), insieme alla moglie Gabriella. Il romanzo racconta la storia di una regina che si rifugiò in Sicilia, dove oggi si trovano i vigneti aziendali, non altrimenti Gabriella Rallo, abbandonò il lavoro di insegnante per occuparsi della terra. Il primo nucleo di vigneti nacque a Contessa Entellina, tra i quali il cru Vigna di Gabri, proprio dedicato a lei, una delle prime donne in Sicilia a produrre vino. La vicenda ha ispirato il logo aziendale che propone l’immagine della testa di donna dai capelli al vento su ogni bottiglia. Nel 1994 inoltre le illustrazioni di Stefano Vitale incontrano il gusto di Gabriella: nasce così “La Fuga” la prima etichetta d’autore che rivoluzionerà l’immagine delle bottiglie di Donnafugata. Le cantine conservano l’impianto tipico del “baglio” mediterraneo, con l’ampia corte interna, punteggiata di agrumi, ulivi e capriate in legno. A seconda delle finalità produttive si utilizzano vasche in acciaio per gli affinamenti brevi ed il

Ma quanti compleanni in questi giorni di vendemmia a partire da BAVA che compie la sua 110ma vendemmia ma con ben 90 candeline per Piero Bava, presidente dell’azienda e “ Patriarca della Barbera.”  110: tante sono le vendemmie della famiglia Bava da quando Giuseppe Bava inaugurò a Cocconato l’albergo con ristorante, sala da ballo e cantina. Era il 1911 L’edificio sorgeva proprio accanto alla linea ferroviaria Asti – Chivasso favorendo scambi e incontri .Riconosciuto “Patriarca della Barbera “nel 2016, Piero compie i 90 anni e da patriarca festeggia  tre generazioni, con i figli Roberto, Giulio e Paolo  e  i nipoti Francesca e Giorgio che lavorano su oltre 50 mercati nel mondo,  per produrre vini che parlano di Piemonte, di autenticità, sostenibilità, di ospitalità, di passione, e gusto. I vigneti di proprietà della famiglia si sono estesi negli anni dal Monferrato fino alla Langa da Barolo (oggi 50 ettari, alternati a 20 ettari di boschi, noccioleti e prato per preservare la biodiversità). La produzione si è ampliata negli anni: le etichette Bava sono adesso 14, e rappresentano uno spaccato enologico importante di quest’angolo del Piemonte.. La produzione circa 500.000 bottiglie l’anno. Il primo amore resta la Barbera, a partire dall’espressione del vino più

Non solo i  grandi vini di alta quota nel nord dell’Italia, di scena quelli del sud, in particolare l’Etna. La storia di Cusumano inizia proprio in montagna, vent’anni fa, ma in un territorio particolare: Ficuzza in provincia di Palermo, a 700 metri sul livello del mare, nella riserva integrata di Piana degli Albanesi dove i Borbone costruirono la Reggia per poter cacciare in un territorio incontaminato.  Un luogo  come pochi dove  aria pulita e luce  favoriscono  la fotosintesi, ventilazione e, soprattutto, una forte escursione termica.  E andiamo ai premi: Sale alto 2019, l’ultimo nato di Ficuzza, ha ricevuto i 3 bicchieri della guida Gambero Rosso 2022. Si tratta del "vin du Terroir" di Ficuzza, ottenuto da Inzolia, Grillo e Zibibbo in parti uguali, vinificati separatamente e poi affinati insieme.  “ Per questo vino“,siamo andati contro corrente. - spiega Diego Cusumano - Abbiamo scelto di mantenere in parte della proprietà i boschi e la macchia mediterranea tipica della zona.  Anche questo- dice ancora Cusumano-  contribuisce alla qualità del vino. Abbiamo adottato una potatura a Guyot che non è comune in Sicilia. Ma una tenuta così particolare, per altitudine, per i boschi che la circondano, per il paesaggio che la caratterizza non poteva avere

“Ogni vino nasce in un luogo preciso perché è lì che sappiamo che darà il meglio di sé. Così ognuno può mostrare un carattere riconoscibile e preciso. Proprio come una persona”. Così i fratelli Diego e Alberto Cusumano raccontano  il loro modo di interpretare l’enologia che si concretizza in 6 tenute collocate in altrettanti territori con caratteristiche specifiche: ciascuna con un’identità precisa dove ogni vitigno si esprime al meglio. La conferma? I tre vini rossi, Disueri, Benuara e Alta Mora Etna Rosso Disuer: Il Nero d’Avola di Tenuta San Giacomo (Butera, CL).  Nella Tenuta San Giacomo la potenza naturale dei vitigni autoctoni e l’eleganza e la freschezza date dall’altitudine e dal terreno calcareo ricco di trubi bianchi trovano la loro perfetta sintesi nel Nero d’Avola. Camminando tra i filari di questo angolo della Sicilia Meridionale, sembra di vedere ovunque torrone bianco: la terra qui è calcarea dove riverbera il sole come fosse neve, anche d’estate. Il mare non si vede, ma è vicino (a circa 10 km) e si sente nel vento che soffia tra i filari a 400 metri di altitudine. C’è una forte escursione termica tra il giorno e la notte e questa fa sì che l’uva mantenga una forte

La Doc Asprinio d’Aversa insiste su 22 comuni ricadenti nelle province di Napoli e Caserta: da queste zone sembrano risalire le origini al Regno di Napoli del XIII secolo. La Corte Angioina, amante dello Champagne, interpellò Louis Pierrefeu, cantiniere della Casa Reale, per la creazione di un vino spumante con il vitigno Asprinio. Il territorio vulcanico dell’agro aversano, ricco di tufo cenere e potassio e le caratteristiche grotte, scavate a 10 metri dal suolo, proprio sotto le vecchie case nei centri urbani, consentirono una perfetta maturazione dell’uva, grazie al quale si ottenne uno dei vini spumantizzati, fra i più antichi in Italia. L’Asprinio fu iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970 ed il nome è legato proprio alla sensazione  “agrumata” prodotta dal gusto del vino; le vigne non lontane dal mare godono anche di quella brezza che stabilizza il vino di ottima sapidità. Evidente è il legame con il territorio di questo - “grande piccolo vino eroico , molto amato da Soldati e  Veronelli, la cui coltivazione in altri territori non  porterebbe allo stesso risultato. L’Asprinio sembra derivare dal Greco di Tufo : si presenta con grappoli piccoli di forma conico-piramidale e muniti di un’ala. Gli acini giallo-verdastri

In tanti sono stati bravi a chiudere L'annus horribilis 2020 con un bilancio  che consola.  Ma qualcuno lo è stato di più:  a conti fatti  i Fantini Group non possono davvero lamentarsi, una società (già Farnese Vini) che dagli inizi nel 1994, partendo da Ortona in Abruzzo, è poco a poco diventato leader tra le aziende esportatrici del Centro- Sud Italia con quasi 25 milioni di bottiglie, grazie a un’attenta politica che ha puntato sulla qualità e sul marketing, cosa non facile in tempi di pandemia che onestamente non sembrano finire.  E  se  fino a qualche mese fa il fondatore e amministratore delegato Valentino Sciotti  pensava comunque in una crescita di fatturato, tra il 4 e il 6%, ora.«Sfioriamo- il +8% - spiega ora soddisfatto, Anche il margine operativo lordo è ok, così come il prezzo medio». Ma come è andata? Il Gruppo Fantini era forte soprattutto nell'Horeca, un settore che è praticamente collassato

La collezione di Metodo Classico Umani Ronchi, azienda vitivinicola marchigiana tra le più conosciute ed apprezzate nel panorama enologico nazionale ed internazionale e recentemente inserita tra le 34 cantine più prestigiose d’Italia dalla rivista statunitense Wine Spectator, presenta Le tre prestigiose etichette richieste sul mercato per la loro ricercata piacevolezza, complice un rinnovato packaging, con la selezione delle tre etichette, espressione del territorio marchigiano e dei suoi più famosi vitigni, il Verdicchio e il Montepulciano, LH2 è un Metodo Classico Extra Brut Sans Année, in cui il Verdicchio è al 65% e lo Chardonnay al 35%. Perfetto da abbinare a piatti a base di pesce, crostacei, frutti di mare crudi.Prezzo:18,00€ Con il Millesimato La Hoz, si sale di complessità e persistenza: il Verdicchio occupa l’80% della cuvée e lo Chardonnay si ferma al 20%. La sosta sui lieviti è di 50 mesi, a cui ne seguono altri 6-8 di riposo in cantina dopo la sboccatura. In tutto ogni anno ne vengono prodotte circa 900 bottiglie.Prezzo: 29,00€ Il La Hoz Rosé viene prodotto esclusivamente con uve Montepulciano coltivate nella zona del Conero, uno dei territori vitivinicoli a cui la maison marchigiana è più legata. Da abbinare a piatti di pesce in salsa, pesci grassi, salumi e carni bianche.Prezzo: 24,00€ Moretti Comunicazione Letizia