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Rubrica di Emanuela Medi
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Vinosano parla di voi

Era l’Italia di Garibaldi  quando nacque il Gruppo Chiarli il cui nome è indissolubilmente legato al Lambrusco. Più di un secolo e mezzo di attività che lega ben cinque generazioni  e racconta assieme alla storia della famiglia quella del vino e di un territorio. Un vino  che ha la fortuna non si replicarsi altrove,  prodotto esclusivo di un’area circoscritta d’Italia, un esempio di coltura dove paesaggio agricolo e lavoro umano coincidono esattamente fino a definire una cultura del Lambrusco.  La più antica azienda vinicola dell’Emilia Romagna e primo produttore privato, ha conquistato  la Mention Honorable, all’Expo di Parigi del 1900, contribuendo in maniera significativa alla nascita delle Doc (Sorbara, Salamino di Santa Croce, Grasparossa di Castelvetro) e del Consorzio dei Lambruschi Doc Modenesi. Non solo ha dato un contributo importante allo  studio e alla valorizzazione dei cloni storici del Lambrusco, perfezionando, inoltre, accanto alla tradizionale fermentazione in bottiglia, l’uso del metodo Charmat. In questo modo, il Gruppo Chiarli ha modificato la percezione del Lambrusco  riconfermata di anno in anno da importanti riconoscimenti da parte della critica enologica. La riscoperta dei cloni Oggi, l’attività del Gruppo si divide tra la Chiarli Modena, orientata verso i vini di più ampio consumo, e la Cleto Chiarli

Prende il nome da una collina della tenuta di Villa Bibbiani storica cantina di Montalbano( località, Capraia e Limite in Toscana): il Treggiana Igt un blend molto interessante delle uve Sangiovese e Cabernet Sauvignon .  Capire dove sono collocati i vigneti significa anche scoprire un paesaggio bellissimo quello  che sale lungo le colline alle spalle di Villa Bibbiani, andando verso la Chiesa di San Jacopo di Pulignano per  raggiunge a mezza altezza i vigneti di Treggiaia.  Le viti di Cabernet Sauvignon e Sangiovese si trovano a un’altitudine ed esposizione ottimali per il giusto connubio nel terroir. Impiantate negli anni novanta del secolo scorso, crescono a 150 metri sul livello del mare: un’altezza che, insieme alla posizione del vigneto, favorisce un’adeguata insolazione e una leggera escursione termica che regala la preziosità al blend. Il terreno è ricco di arenaria e scheletro, capace di conferire profumi ed eleganza al vino. Il Treggiaia IGT è prodotto con le più selezionate uve di Cabernet Sauvignon e Sangiovese. I grappoli sono raccolti manualmente, con doppia cernita in campo e in cantina. Successivamente le uve sono introdotte per gravità in serbatoi d’acciaio e vinificate a una temperatura controllata di 25/28 gradi. In questa fase sono effettuate solo follature

La cantina scavata nella roccia porfirica è uno dei fiori all'occhiello di Laimburg, dove vengono conservati e affinati alcuni dei suoi vini. Qui si svolgono anche degustazioni ed eventi istituzionali Tra i tanti luoghi suggestivi presenti nel vasto panorama vitivinicolo italiano, la cantina Laimburg è sicuramente uno di quelli da non perdersi. L'azienda altoatesina, infatti, ha realizzato a partire dagli anni '90 un grande spazio all'interno del Monte di Mezzo, dove si trova sia una cantina per le barrique sia una per lo stoccaggio di bottiglie, oltre a una grande sala di 300 m2 per occasioni di rappresentanza. Per scavare nella roccia, è servita la potenza di cinque tonnellate di dinamite, ma il risultato è stato un luogo davvero unico, fiore all'occhiello della viticoltura altoatesina.  Laimburg, da sempre connubio tra innovazione e tradizione L'esempio della grande cantina nella roccia è solo uno degli aspetti che contraddistingue l'azienda. Laimburg, infatti, è il nome anche di un famosissimo Centro di Sperimentazione, con il quale da sempre la cantina dialoga e collabora in una spinta continua alla ricerca. Nei suoi tanti vigneti di proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano, vengono coltivate le varietà più rappresentative della regione (dal Pinot Bianco al Traminer Aromatico, passando per la Schiava), oltre a vitigni internazionali come

Fontanafredda, storico produttore di Barolo e dei grandi vini delle Langhe, fondata nel 1858 dal primo Re d’Italia , in Serralunga d’Alba, con 128 ettari di viticoltura biologica, presenta il vino “verde “ manifesto  il cui obiettivo è  proporre una progettualità fatta di scelte sostenibili e consapevoli, dalla vigna alla cantina. Andrea Farinetti Una  filosofia   a salvaguardia dell’ambiente iniziata da tempo che mette al centro la terra, la comunità e la fiducia verso il prossimo. “Abbiamo la fortuna di vivere in un territorio unico al mondo e dobbiamo averne cura” - dichiara Andrea Farinetti -. È chiaro che dobbiamo cambiare e rinnovarci. Il nuovo per noi è rimettere la terra al centro: il grande obiettivo che ci porterà alla creazione di una comunità mondiale basata sulla fiducia negli altri. I mezzi di questa comunità per la salvaguardia del pianeta saranno molti; il nostro sarà il vino, il vino verde”. È il vino, il vino verde, lo strumento con cui Fontanafredda disegna il suo futuro:. 8 sono gli elementi del Verde: l’uva, l’acqua, l’energia, il vetro, i tappi, le etichette, i cartoni e la mobilità. Un obiettivo raggiungibile grazie al consolidamento di partnership con aziende all’avanguardia. Al fine di ridurre lo spreco dell’acqua

Le trame che compongono lo stile di Ornellaia, rinomata tenuta bolgherese, sono composte da più elementi, ma la fibra fondamentale, la sua filosofia, si rispecchia in tutti i vini della tenuta, e Le Volte dell’Ornellaia non fa certo eccezione. Cuvée principalmente a base di Merlot, Le Volte dell’Ornellaia 2019 “è un vino vibrante, di grande equilibrio ed espressività, una perfetta introduzione ad Ornellaia per chi ama il vino in maniera spontanea”. Lo definisce così Axel Heinz, direttore dell’azienda. Il 2019 è stato caratterizzato da un clima, che ha alternato periodi di freddo e pioggia a fasi asciutte e calde. Dopo un inverno regolare, il germogliamento è avvenuto nella prima settimana di aprile. Le precipitazioni ad aprile e maggio hanno portato ad un leggero ritardo nella fioritura rispetto alla media, ma lo sviluppo vegetativo ha poi recuperato in giugno, grazie alle belle giornate luminose. Per tutta l’estate poi, il tempo è rimasto soleggiato e asciutto, salvo due giorni di pioggia a fine luglio che hanno riportato le temperature nella norma stagionale, condizioni ideali per una maturazione dei grappoli progressiva e completa.  La vendemmia è iniziata con il Merlot il 5 settembre e gli ultimi chicchi di Cabernet hanno raggiunto le cantine il 4 ottobre.

La Doc Asprinio d’Aversa insiste su 22 comuni ricadenti nelle province di Napoli e Caserta: da queste zone sembrano risalire le origini al Regno di Napoli del XIII secolo. La Corte Angioina, amante dello Champagne, interpellò Louis Pierrefeu, cantiniere della Casa Reale, per la creazione di un vino spumante con il vitigno Asprinio. Il territorio vulcanico dell’agro aversano, ricco di tufo cenere e potassio e le caratteristiche grotte, scavate a 10 metri dal suolo, proprio sotto le vecchie case nei centri urbani, consentirono una perfetta maturazione dell’uva, grazie al quale si ottenne uno dei vini spumantizzati, fra i più antichi in Italia. L’Asprinio fu iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970 ed il nome è legato proprio alla sensazione  “agrumata” prodotta dal gusto del vino; le vigne non lontane dal mare godono anche di quella brezza che stabilizza il vino di ottima sapidità. Evidente è il legame con il territorio di questo - “grande piccolo vino eroico , molto amato da Soldati e  Veronelli, la cui coltivazione in altri territori non  porterebbe allo stesso risultato. L’Asprinio sembra derivare dal Greco di Tufo : si presenta con grappoli piccoli di forma conico-piramidale e muniti di un’ala. Gli acini giallo-verdastri

Come sempre più spesso accade è il territorio l’elemento su cui puntano le aziende per dare identità ai  loro prodotti. Nella speranza che questo termine-legame non sia fin troppo abusato, fa bene Col Vetoraz che ci ha mandato questa nota, a ricordare quanto il lavoro dell’uomo in vigneto come in cantina, l’impegno a la cura quotidiani siano imprescindibili al successo di un vino nello specifico il Valdobbiadene DOCG.,  un grande patrimonio di valore. L’azienda di Santo Stefano di Valdobbiadene ha sempre  creduto nel legame col territorio di origine e da qui, senza mai allontanarsene, ha preso il via la sua storia di crescita di eccellenza Ma come? ” Il solo semplice gesto di entrare in vigneto, muovere i propri passi tra i filari, avvicinarsi alla pianta per le operazioni stagionali di potatura e legatura necessarie ad accompagnarla verso un nuovo ciclo vegetativo, come tutte le azioni che si succedono nei diversi mesi dell’anno, sono sempre state guidate dal linguaggio del rispetto e dell’ascolto, assecondando i ritmi naturali della terra senza mai forzarli.”  Il Valdobbiadene DOCG secondo Col Vetoraz Col Vetoraz coltiva e raccoglie solo uve della fascia pedemontana del sistema collinare del Conegliano- Valdobbiadene, terreni calcareo-silicei ricchi di scheletro, importanti per ottenere eleganza e sapidità. Le viti crescono in un microclima ideale dato dalla vicinanza della montagna, che protegge l'intera fascia

In tanti sono stati bravi a chiudere L'annus horribilis 2020 con un bilancio  che consola.  Ma qualcuno lo è stato di più:  a conti fatti  i Fantini Group non possono davvero lamentarsi, una società (già Farnese Vini) che dagli inizi nel 1994, partendo da Ortona in Abruzzo, è poco a poco diventato leader tra le aziende esportatrici del Centro- Sud Italia con quasi 25 milioni di bottiglie, grazie a un’attenta politica che ha puntato sulla qualità e sul marketing, cosa non facile in tempi di pandemia che onestamente non sembrano finire.  E  se  fino a qualche mese fa il fondatore e amministratore delegato Valentino Sciotti  pensava comunque in una crescita di fatturato, tra il 4 e il 6%, ora.«Sfioriamo- il +8% - spiega ora soddisfatto, Anche il margine operativo lordo è ok, così come il prezzo medio». Ma come è andata? Il Gruppo Fantini era forte soprattutto nell'Horeca, un settore che è praticamente collassato

Un premio alla professionalità e all’etica aziendale , il ritorno a Brunello  dopo la decisione di declassare a Rosso di Montalcino l’annata 2015. Una decisione certamente sofferta da parte di Carbaiona che torna su mercato, assieme a Pellegrini S.p.a e presenta l’annata 2016– L’oro di una delle cantine più famose di Montalcino torna a splendere. C’è un poco di memoria storica da rispolverare per questo vino quando sei anni  fa vi fu il di consegne tra Diego Molinari e Gary Rieschel, investitore americano appassionato collezionista di vini che nel 2015 ha acquistato Cerbaiona insieme a Matthew Fioretti e altri soci. La nuova proprietà ha introdotto numerose novità : passaggio alla viticoltura biologica, ristrutturazione totale della cantina e dei vigneti, rinnovo completo delle attrezzature e approccio artigianale al winemaking. Una nuova filosofia che nel 2020 ha richiesto una dolorosa “rinuncia”, mettere in commercio unicamente un Rosso di Montalcino dell’annata 2015 da declassamento del Brunello. Quella del 2016 è stata dunque la prima vera vendemmia della nuova Cerbaiona e Matthew Fioretti - Managing Partner & Technical Director - la ricorda così: «Le condizioni climatiche di quell’anno erano state apparentemente ideali – dice– ma quando le uve sono arrivate sui nostri tavoli di selezione

La collezione di Metodo Classico Umani Ronchi, azienda vitivinicola marchigiana tra le più conosciute ed apprezzate nel panorama enologico nazionale ed internazionale e recentemente inserita tra le 34 cantine più prestigiose d’Italia dalla rivista statunitense Wine Spectator, presenta Le tre prestigiose etichette richieste sul mercato per la loro ricercata piacevolezza, complice un rinnovato packaging, con la selezione delle tre etichette, espressione del territorio marchigiano e dei suoi più famosi vitigni, il Verdicchio e il Montepulciano, LH2 è un Metodo Classico Extra Brut Sans Année, in cui il Verdicchio è al 65% e lo Chardonnay al 35%. Perfetto da abbinare a piatti a base di pesce, crostacei, frutti di mare crudi.Prezzo:18,00€ Con il Millesimato La Hoz, si sale di complessità e persistenza: il Verdicchio occupa l’80% della cuvée e lo Chardonnay si ferma al 20%. La sosta sui lieviti è di 50 mesi, a cui ne seguono altri 6-8 di riposo in cantina dopo la sboccatura. In tutto ogni anno ne vengono prodotte circa 900 bottiglie.Prezzo: 29,00€ Il La Hoz Rosé viene prodotto esclusivamente con uve Montepulciano coltivate nella zona del Conero, uno dei territori vitivinicoli a cui la maison marchigiana è più legata. Da abbinare a piatti di pesce in salsa, pesci grassi, salumi e carni bianche.Prezzo: 24,00€ Moretti Comunicazione Letizia