Lambrusco e Gruppo Chiarli, un successo lungo centosessanta anni
Era l’Italia di Garibaldi quando nacque il Gruppo Chiarli il cui nome è indissolubilmente legato al Lambrusco. Più di un secolo e mezzo di attività che lega ben cinque generazioni e racconta assieme alla storia della famiglia quella del vino e di un territorio. Un vino che ha la fortuna non si replicarsi altrove, prodotto esclusivo di un’area circoscritta d’Italia, un esempio di coltura dove paesaggio agricolo e lavoro umano coincidono esattamente fino a definire una cultura del Lambrusco. La più antica azienda vinicola dell’Emilia Romagna e primo produttore privato, ha conquistato la Mention Honorable, all’Expo di Parigi del 1900, contribuendo in maniera significativa alla nascita delle Doc (Sorbara, Salamino di Santa Croce, Grasparossa di Castelvetro) e del Consorzio dei Lambruschi Doc Modenesi. Non solo ha dato un contributo importante allo studio e alla valorizzazione dei cloni storici del Lambrusco, perfezionando, inoltre, accanto alla tradizionale fermentazione in bottiglia, l’uso del metodo Charmat. In questo modo, il Gruppo Chiarli ha modificato la percezione del Lambrusco riconfermata di anno in anno da importanti riconoscimenti da parte della critica enologica. La riscoperta dei cloni Oggi, l’attività del Gruppo si divide tra la Chiarli Modena, orientata verso i vini di più ampio consumo, e la Cleto Chiarli