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Rubrica di Emanuela Medi
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Vinosano parla di voi

La collezione di Metodo Classico Umani Ronchi, azienda vitivinicola marchigiana tra le più conosciute ed apprezzate nel panorama enologico nazionale ed internazionale e recentemente inserita tra le 34 cantine più prestigiose d’Italia dalla rivista statunitense Wine Spectator, presenta Le tre prestigiose etichette richieste sul mercato per la loro ricercata piacevolezza, complice un rinnovato packaging, con la selezione delle tre etichette, espressione del territorio marchigiano e dei suoi più famosi vitigni, il Verdicchio e il Montepulciano, LH2 è un Metodo Classico Extra Brut Sans Année, in cui il Verdicchio è al 65% e lo Chardonnay al 35%. Perfetto da abbinare a piatti a base di pesce, crostacei, frutti di mare crudi.Prezzo:18,00€ Con il Millesimato La Hoz, si sale di complessità e persistenza: il Verdicchio occupa l’80% della cuvée e lo Chardonnay si ferma al 20%. La sosta sui lieviti è di 50 mesi, a cui ne seguono altri 6-8 di riposo in cantina dopo la sboccatura. In tutto ogni anno ne vengono prodotte circa 900 bottiglie.Prezzo: 29,00€ Il La Hoz Rosé viene prodotto esclusivamente con uve Montepulciano coltivate nella zona del Conero, uno dei territori vitivinicoli a cui la maison marchigiana è più legata. Da abbinare a piatti di pesce in salsa, pesci grassi, salumi e carni bianche.Prezzo: 24,00€ Moretti Comunicazione Letizia

Esiste nella Val di Non, a quasi 1000 metri d’altitudine sulle Dolomiti, una vigna di Còredo, che ha dato origine ad un vino particolare, resistente ed intenso Vin de La Neu 2018 battezzato così  per la grande nevicata caduta durante  la prima vendemmia.  Un bianco che ama l’affinamento in bottiglia, che dura nel tempo come i veri sentimenti ed è per questo che sarebbe il giusto dono per coloro che festeggiano un matrimonio di lunga data, un’amicizia decennale o semplicemente per chi ama le cose durature. Vin de La Neu 2018 è ottenuto da uve Johanniter, una varietà resistente  alle malattie fungine della vite  ed è limpido e brillante. L’uva viene raccolta manualmente e posta in piccole cassette da 10 kg. La  vinificazione prevede pressatura soffice seguita da chiarifica statica  in vasche di cemento non vetrificato. La fermentazione avviene in  barrique di rovere francese da 225 lt ad una temperatura di  fermentazione pari a 16°C, per 22 giorni. Si effettua poi fermentazione  malolattica e l’affinamento è di 11 mesi in barrique di rovere francese  da 225 lt, seguito da 14 mesi di affinamento in bottiglia prima della  messa in commercio. Il vino è limpido, brillante e si presenta di colore  giallo limone

La varietà del territorio e del clima, mediterraneo e alpino insieme, che caratterizza le diverse zone della regione, sono gli aspetti che maggiormente influenzano la produzione così ricca e variegata dell’Alto Adige. Dai vini autoctoni ai rossi di grande eleganza, fino ai bianchi dal carattere fresco e spiccato. Ma è soprattutto alla lunga esperienza e alla passione dei vignaioli che si deve l’eccellente qualità. Gli stessi vignaioli che in molti casi si ritrovano anche nelle strutture dei Vinum Hotels Alto Adige/Südtirol, per far conoscere i vini del territorio e apprezzarne le peculiarità ogni volta diverse.  Tra i vini più tipici dell’Alto Adige, non si può non parlare del Gewürztraminer. Un bianco straordinario, molto aromatico, prodotto da un vitigno a buccia rosata. Il sapore è fruttato e floreale, dall’intenso profumo di litchi, papaya, mango, garofano e rose che sembra quasi mascherare la sua gradazione alcolica. Ideale per gli aperitivi, si abbina perfettamente con gli antipasti a base di formaggi e verdure, ma è ottimo anche come vino da pasto per accompagnare il pesce. Predilige i terreni calcarei e argillosi che caratterizzano ad esempio la zona vinicola Bassa Atesina. Sono davvero tanti i vitigni coltivati in questa regione, ma solo due sono autoctoni: il

Villa Bibbiani una delle eccellenze vitivinicole toscane, impresa simbolo dell’area del Chianti Montalbano, ha ripreso a vinificare dopo l’imponente ristrutturazione delle cantine, oggi tra le più all’avanguardia in Italia. Motore del progetto è stato l’attuale proprietario: George Mc Carroll Rapier III, originario del Texas ed innamorato di questo angolo della Toscana. La tenuta  collocata alle pendici meridionali del Colle Montalbano tra Capraia e Limite in Toscana, è dominata da una splendida villa cinquecentesca, circondata dal parco botanico, un gioiello d’epoca, ideato da Cosimo Ridolfi, esperto agronomo, che progettò la cantina con idee d’avanguardia. Le sue intuizioni in campo ed in cantina, considerata già nell’Ottocento un vanto di ingegneria, hanno permesso a Villa Bibbiani di diventare punto di riferimento per la produzione del Chianti Montalbano. Le cantine sono state ristrutturate e munite di sistemi innovativi che permettono tecniche di vinificazione di ultima generazione, senza dimenticare la tradizione. Nel lavoro  si segue lo spirito che muove la squadra, ossia quello di valorizzare il territorio circostante e lavorare nel miglior modo possibile per ottenere etichette di alta gamma. I vigneti sono piantati a Sangiovese, re indiscusso del territorio, ma sono anche presenti Colorino e Canaiolo nero. Una parte è coltivata a Cabernet Sauvignon che in

Non solo al momento del pranzo  del cenone del 31: il vino è sempre il dono più gradito. Inoltre un buon vino ha la stessa importanza del cibo nella preparazione di un menù perché fondamentale per esaltare i sapori delle ricette, soprattutto nelle occasioni speciali anche se quest’anno, la festa più attesa, allegra e conviviale verrà vissuta all’insegna della sobrietà, della prudenza e dell’intimità…  Allora che cosa scegliere se il menu è pronto? Con le etichette di Fattoria Mantellassi (l’azienda di Magliano in Toscana, top tra i leader del Morellino di Scansano, che quest’anno ha compiuto i sessant’anni di attività), il calore è assicurato. Potete puntare su una selezione di rossi, dal San Giuseppe, al Mentore, da Punton del Sorbo, al Mago di Oz. Quest’ultimo, in realtà, si chiama Mago di 03 ed è un vino realizzato senza solfiti aggiunti. Perché Mago di Oz? La magia la scoprirete nella grafia dell’etichetta! Fino ai più corposi e maturi Querciolaia e Le Sentinelle, vini dagli eccellenti caratteri organolettici.  Tra i bianchi, ecco il Lucumone, fresco e fruttato, o il premiatissimo Scalandrino, Vermentino DOC 100% della Maremma Toscana. Il gusto in “rosa”, invece, appartiene a Maestrale, un vino che sprigiona gli aromi di fiori e di frutti

Si vorrebbe che il periodo d’oro delle grappe fosse tutto l’anno e invece il suo consumo è  ancora legato alle Festività, ai momenti della convivialità più autentica e gioiosa. Forse non sarà così quest’anno ma siamo convinti che “ L’oro del Tirolo” darà quel tocco di benessere e serenità come augurio di giorni che certamente verranno per tutti e presto in cui la pandemia sarà solo un periodo del passato . E veniamo alla Grappa Barricata Teroldego Pisoni: l’uva di Teroldego nei secoli scorsi veniva chiamata “l’oro del Tirolo” o “Tirol de Gold”. Il vino che ne derivava i diffuse grazie all’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria che lo apprezzava particolarmente. Da qui, al nome Teroldego, il passo fu breve .L’uva di Teroldego utilizzata per produrre vini e, dalle vinacce, rinomate grappe è una bacca nera autoctona coltivata principalmente nella zona della piana Rotaliana del Trentino. Il protagonista della lavorazione  è la storica Distilleria Pisoni  che produce da anni la Grappa Barricata di Teroldego. La lavorazione prevede la distillazione di fresche e fragranti vinacce di Teroldego in caldaie in rame con il metodo a vapore Tullio Zadra e la successiva maturazionein barriques di legno di quercia dove un tempo riposava il vino ( i vitigni utilizzati sono 

Cantina Bolzano ha una particolarità: raccontare nei suoi vini il carattere spiccatamente alpino unito ad influenze mediterranee. Un vino che sembra scendere dalle montagne  perché ancora in piena vendemmia i pendii sopra il capoluogo altoatesino iniziano ad essere spolverati dalla prima neve che pian piano trasforma il paesaggio dell'intera regione. Una viticoltura eroica data  da vitigni che arrivano a sfiorare i 1000 m s.l.m., testimoni di un territorio  che da oltre cento anni è custodita nella Cantina Bolzano  Storia vitivinicola che “invecchia” come il buon vino Quella di Cantina Bolzano è una storia che per essere raccontata deve partire da radici che affondano in una terra, l'Alto Adige, con la più alta superficie (98%) soggetta al disciplinare della DOC. Un patrimonio gestito da Stefan Filippi, enologo di Cantina Bolzano ed allievo dello storico enologo Luis von Delleman con il quale già dal 1984 Filippi ha iniziato a sperimentare nuove tecniche vitivinicole pratiche sui pendii scoscesi delle colline attorno a Bolzano,. Una viticoltura focalizzata sulla qualità dell’uvaggio che non teme la piccola produzione . È al confine con le Alpi, in una delle città più calde d'Italia nei giorni d'estate, ma temperata  dalle correnti fresche dei ghiacciai a pochi metri dalle cime innevate che nascono

“Ogni vino nasce in un luogo preciso perché è lì che sappiamo che darà il meglio di sé. Così ognuno può mostrare un carattere riconoscibile e preciso. Proprio come una persona”. Così i fratelli Diego e Alberto Cusumano raccontano  il loro modo di interpretare l’enologia che si concretizza in 6 tenute collocate in altrettanti territori con caratteristiche specifiche: ciascuna con un’identità precisa dove ogni vitigno si esprime al meglio. La conferma? I tre vini rossi, Disueri, Benuara e Alta Mora Etna Rosso Disuer: Il Nero d’Avola di Tenuta San Giacomo (Butera, CL).  Nella Tenuta San Giacomo la potenza naturale dei vitigni autoctoni e l’eleganza e la freschezza date dall’altitudine e dal terreno calcareo ricco di trubi bianchi trovano la loro perfetta sintesi nel Nero d’Avola. Camminando tra i filari di questo angolo della Sicilia Meridionale, sembra di vedere ovunque torrone bianco: la terra qui è calcarea dove riverbera il sole come fosse neve, anche d’estate. Il mare non si vede, ma è vicino (a circa 10 km) e si sente nel vento che soffia tra i filari a 400 metri di altitudine. C’è una forte escursione termica tra il giorno e la notte e questa fa sì che l’uva mantenga una forte

Più valore alla  Barbera d’Asti DOCG è la fotografia che emerge dalla ricerca della Fondazione Qualivita. Prima fra le Barbera del Piemonte per i volumi certificati, la Barbera d’Asti DOGC nel 2019 ha visto attestare a 21 mln € il valore della sua produzione certificata sfusa, a fronte di 164 mila hl di prodotto a denominazione, frutto del lavoro di oltre 3.000 operatori (circa il 30% di quelli piemontesi), disposti in 167 comuni tra le province di Asti e Alessandria. Risultati importanti e in crescita: il valore della produzione certificata sfusa della Barbera d’Asti DOCG è cresciuto del +28% nel corso ultimi 5 anni, quasi dieci punti in più del valore relativo a tutta la produzione a denominazione d’origine del Piemonte. Questa crescita del valore ha due principali motivazioni: una buona progressione dei prezzi e una buona tenuta dei mercati sia nazionali che esteri. Sul prezzo in particolare si assiste ad una variazione di +44% per la Barbera d’Asti DOCG, considerando la media dei prezzi media 2010-2014 e quella 2015-2019, a fronte di un incremento dei prezzi dei vini DOC-DOCG italiani del +27%. Oltre a fotografare i valori produttivi ed economici, la ricerca ha evidenziato le buone pratiche di questo percorso di

Regione da grandi numeri il Veneto ha una superficie vitata di 87mila ettari per una produzione di 11.3 milioni di ettolitri (ISTAT 2019). La storia enologica  risale a tempi molto antichi; nell’Impero Romano era diffuso l'Acinatico, un dolce nettare proveniente da uve Corvina, Corvinone e Rondinella, considerato l’antenato del Recioto della Valpolicella. Un giorno per errore, fu dimenticato in botte da un cantiniere, quindi la fermentazione alcolica proseguì in maniera incontrollata, divenendo un vino completamente secco: da qui la nascita dell’Amarone. Un vino dal corpo e il carattere robusto fra i rossi più rappresentativi d'Italia, che registra un forte boom negli anni '90. La fascia pedemontana della Valpolicella è il territorio d’elezione dell’Amarone, ricco di sali minerali, permeabile e ben esposto al sole; qui nascono anche il Recioto, il Valpolicella Classico e il Valpolicella Ripasso. Quest’area prevalentemente collinare comprende sette comuni in provincia di Verona: Sant'Ambrogio di Valpolicella, Fumane, Sant'Anna d'Alfaedo, Negrar, San Pietro in Cariano, Marano di Valpolicella e Pescantina Nella contrada Osan di Fumane nasce l’azienda Corteforte edificata nel 1400 e trasformata in dimora nobiliare di campagna nel 1600. Costituita in origine da quattro torri collegate ad un alto muro di cinta, negli anni ’80 dello scorso secolo l'avvocato Carlo Maria Cerutti, colto il potenziale della Valpolicella e la posizione ideale dei vigneti di Corteforte, acquistò vasche d’acciaio, tonneaux e